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Del seguente articolo:

Settembre-Ottobre/2009 -
Un bilancio a sei mesi dal sisma
Rocca, dolore e gioia in sei mesi di duro impegno in Abruzzo: un meccanismo a orologeria per tutte le diverse componenti della CRI

“Ah, ma la Croce Rossa siete voi? Bravi”, ma veramente bravi!” Questa la vivace e affettuosa esclamazione di Papa Benedetto XVI quando, quasi al termine della sua visita pastorale a l'Aquila e a Onna, ha incontrato Francesco Rocca, il Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana. “No, non è stato quello un saluto di circostanza - ha poi aggiunto Rocca - ma il Santo Padre in quei pochi attimi di commiato ha espresso parole di conforto a tutti coloro che si erano prodigati per le vittime del terremoto e, con quella aperta e affettuosa esclamazione, lontana da ogni protocollo, ci ha fatto capire quanto ci aveva seguito nel nostro lavoro”
Abbiamo incontrato il Commissario Straordinario della Croce Rossa nel suo ufficio in via Toscana a Roma. Avvocato penalista di formazione, Rocca è un uomo dedito al sociale con un importante passato come dirigente Cri in operazioni umanitarie, assistenza a profughi e rifugiati, (l'ultimo suo incarico nel marzo 2008 in Georgia per il sostegno a quelle popolazioni colpite da una guerra devastante). Rocca è un decisionista, un trascinatore dei suoi volontari quando si trova sul campo. Per 15 mesi è stato Capo Dipartimento nella Cri ma la ha lasciata nel settembre 2008 per un altro importante incarico come dirigente delle Politiche Sociali al Comune di Roma. Trascorso poco più di un mese, nel novembre successivo il Governo lo ha nominato Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana.
Come primo gravoso impegno Rocca si è trovato ad affrontare il terremoto in Abruzzo. A circa sei mesi di distanza da quello spaventoso sisma che, in un terrificante grappolo di secondi, ha portato via alla popolazione quasi trecento vittime, gli abbiamo chiesto qualche sua intima impressione su quei lunghi mesi di lavoro portati rigorosamente avanti nel quadro dei sette principi umanitari ai quali la Croce Rossa, in ogni Paese del mondo, si attiene. Nessuna enfasi da parte sua, nessun compiacimento sul prezioso lavoro dei circa 7.000 volontari che, con abnegazione, a turni continui e ben organizzati si sono prodigati per alleviare le sofferenze della gente colpita nei suoi affetti più cari, famiglia, casa, il quartiere dove per generazioni avevamo vissuto, pur convivendo in compagnia delle lugubri scosse della terra.

Ma a questo proposito, Commissario, come mai si è arrivati a subire apparentemente impreparati, tutta la furia della terra?

“Finiamola con questa girandola di polemiche su una cosiddetta mancata prevenzione - risponde con fermezza Rocca - io non sono un tecnico ma ormai ho consolidato in me stesso la convinzione, checché se ne dica e per quanti calcoli si facciano, che i terremoti, eventi naturali, possano essere preannunciati. Gli studi sono certo sempre più approfonditi ma da lì al dire che con certezza una scossa devastante sia imminente, molto ci corre; purtroppo l'Abruzzo da sempre si trova nel pieno di una preoccupante linea sismica che corre lungo tutta la dorsale appenninica e l'unica cosa che si può realmente fare (visto che andarsene è impossibile) è solo quella di costruire e ricostruire nel pieno rispetto delle regole antisismiche. Non è quindi un caso che il Governo, come prima risposta all'emergenza, mettendo a disposizione della Protezione Civile ingenti risorse, abbia individuato per la ricostruzione più immediata case realizzate su questi concetti, collocandole per obiettive necessità in zone esterne al perimetro urbano. Quanto è stato costruito fino a ora è un risultato splendido e – ripeto – nell'immediato, per alleviare le sofferenze della popolazione, nulla di meglio si poteva fare”

È vero che lei, assieme al Direttore della Protezione Civile Bertolaso, è arrivato a L'Aquila in elicottero la stessa notte del 6 aprile dopo poche ore dal sisma?

“Non è stato davvero casuale che noi due siamo arrivati in tempo reale su una catastrofe di cui non conoscevamo ancora l'entità. La nostra presenza immediata, e anche la simultanea partenza dalle regioni limitrofe di forze di primo intervento, è stato il risultato di una rigorosa applicazione di 'piani guida' per l'emergenza su tutto il territorio che avevamo preparato già un paio di mesi prima. Da quando cioè, la Protezione Civile, d'intesa con tutte le strutture deputate al pronto intervento, in primis Vigili del Fuoco e Croce Rossa avanti a tutti, è stata messa in atto una precisa e rigorosa organizzazione dei nuovi 'piani' studiati per essere applicati nelle prime 12ore e poi nelle 24 successive per qualsiasi evento disastroso.
“Queste 'linee guida', approvate a livello dell'esecutivo, hanno determinato la capacità collettiva di risposta nell'immediato. Ed è stato così che è stata gestita la primissima fase degli interventi. Il quasi simultaneo spostamento della sala operativa della Protezione Civile da Roma a L'Aquila (nell'immenso salone centrale della Scuola Ufficiali della Guardia di Finanza a Coppito con i tavoli tecnici di ciascuna forza convocata per l'emergenza, è stata la chiave naturale per la perfetta organizzazione di quel meccanismo collettivo, direi quasi ad orologeria, che è stato programmato per l'immediato e per i giorni successivi”.
Rocca non si è dilungato nei particolari specialistici delle diverse componenti che si sono alternate nei soccorsi, ma ha più volte sottolineato che l'urgenza di tutti era quella di estrarre quante più persone dalle macerie e nei tempi brevissimi. “Il lavoro dei Vigili del Fuoco, che sono sempre stati in primissima linea, è stato di totale abnegazione ma anche tutte le altre forze in campo molteplici e ben diversificate, non sono state da meno. Da subito sono stati coinvolti gli uomini delle Forze dell'Ordine - Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza – i militari dell'Esercito - i nostri Volontari del Soccorso, quelli della Protezione Civile, i nostri pionieri, le Confraternite toscane, il nostro Corpo Militare che ha dato un contributo logistico di base rendendo immediatamente operativi Centri di Comando e tendopoli. Il catering con le cucine da campo, (oltre 500.000 i pasti regolarmente distribuiti), gli approvvigionamenti idrici, i canali di scarico, gli indispensabili servizi igienici, il vestiario di prima necessità per gli sfollati, il centro raccolta degli aiuti che arrivavano spontaneamente da tutta Italia al Centro Polifunzionale di Avezzano e via dicendo”.
Riguardo alle tende, il Commissario spiega che ne sono state montate diverse centinaia nella dozzina di campi distribuiti sul territorio ed è stata disposta un'ospitalità immediata per almeno 15.000 persone. Quasi tutte le tende erano quelle blu della Protezione e Civile, poche altre dell'Esercito e della Cri. Tutte trasportate in tempo reale con lunghe file di autotreni e immediatamente messe in opera per accogliere gli sfollati che dormivano nelle automobili e dar loro un ricovero immediato.
“Queste persone, soprattutto donne, anziani e bambini non potevano rimanere all'addiaccio. Occorreva rifocillarli con pasti caldi dalle nostre cucine da campo e da quelle dell'esercito”. Un complesso attrezzato di cucine da campo ci è stato donato alla Croce Rossa Internazionale in Svizzera. “Per il sostegno nelle tendopoli prezioso è stato l'impegno delle Infermiere Volontarie e dei nostri Volontari del Soccorso che, arrivando da tutta Italia hanno sacrificato famiglia e affetti per donarsi agli altri e si sono messi anche a disposizione del personale medico e paramedico dei nostri PMA (Presidi Medici Avanzati). Tutti, con grande abnegazione, hanno assistito le persone colpite, sollevandole sia dal punto di vista clinico che umano e psicologico”. Il Commissario aggiunge che sono stati prontamente effettuati anche numerosi trasferimenti 'lampo' di persone traumatizzate e dal ‘codice rosso’ verso strutture sanitarie specialistiche di altre Regioni: decine sono stati gli elicotteri delle Forze dell'Ordine e della Difesa che hanno fatto la spola dai campi verso altri ospedali. A volte il soccorso è stato vitale ma altre volte, purtroppo, nulla è servito a mantenere in vita chi era già allo stremo. Nel quotidiano delle tendopoli non sono poi mancate le cosiddette 'clownerie' o le ludoteche messe a disposizione da Ministero Pari Opportunità, Happy Family Onlus, gestite dalla Croce Rossa, che potevano accogliere complessivamente circa 200 bambini alla volta. All'interno seggioline e tavolini, palloni da calcio, giocattoli, lavagne con gessetti, televisori, videogiochi e lettori DVD. Nel campo di Centicolella è stato inoltre operativo un presidio veterinario che ha registrato centinaia di visite e ha anche coinvolto i bambini nella 'pet therapy', la terapia basata sull'interazione uomo-animale. Un presidio Cri, garantito da tre medici veterinari e due infermieri, è sempre stato attivo nelle tendopoli assicurando anche assistenza medico-chirurgica. Nei centri di assistenza sono state inoltre attive le squadre SEP di supporto psicologico, vicine alle famiglie colpite dalla tragedia. In tutto, hanno operato una decina di psicologi volontari e altrettanti soccorritori psico-sociali volontari. In quei giorni terribili sono stati migliaia gli sfollati (vecchi, donne, bambini) che hanno vissuto nelle tendopoli, oppure alloggiate nelle strutture turistiche della costa che, pur tecnicamente 'requisite', hanno volentieri messo a disposizione il loro patrimonio alberghiero per accogliere chi non poteva rimanere in tenda. Piogge continue prima, un'estate torrida poi, l'inverno incombente, anche la neve, hanno aggiunto in negativo un fattore climatico avverso che ha contribuito a devastare psicologicamente tutti. “Dobbiamo però terminare: questo è un elenco infinito nel quale si rischia sempre di dimenticare qualcuno... Tornando al ruolo svolto dalla Protezione Civile – ha aggiunto Rocca – chi ma, al di fuori di quel Dipartimento che lavora a stretto contatto con l'Esecutivo, avrebbe potuto assumere direzione e coordinamento di tutte queste forze che, simultaneamente, erano pronte a mettersi al lavoro?”

Quante persone del soccorso umanitario pensa che si siano alternate sulle zone colpite in questi sei mesi?

“Difficile dirlo , quello che conosciamo con certezza è il numero dei nostri volontari che, alternandosi a turni di quindici giorni ciascuno, hanno raggiunto e superato la quota di settemila. Si pensi solo al lavoro di selezione delle loro rispettive specializzazioni di provenienza e alla difficoltà di trovare sempre il 'posto giusto per il volontario giusto', alla necessità di 'placare' il loro encomiabile anelito di essere sempre lì, in prima fila, per aiutare il prossimo. Il nostro volontariato che opera nell'ambito dei Sette Principi Umanitari, è il nostro cuore, è il cardine sul quale ruota tutta la Croce Rossa Italiana e la sua dimensione numerica e specialistica ci rende unici nel mondo: abbiamo 150.000 operatori ben radicati nel territorio e organizzati in sei diverse Associazioni che sono sempre disponibili in tempo reale. Sull'Abruzzo si sono alternati circa 10.000 operatori Tutti erano pronti a partire immediatamente dopo il sisma, ma il nostro compito era quello di gestire al meglio il problema tenendo presente che costoro possono gestire tutti i servizi nell'emergenza, ed è proprio per questo che vanno adeguatamente sostenuti. Tornando ai numeri degli operatori sul campo so che i Vigili del Fuoco, nell'emergenza più acuta, hanno superato le mille unità ma c'è da dire che tuttora sono moltissime le loro squadre impegnate in ardite acrobazie per puntellare, imbragare, sostenere le migliaia di mura pericolanti”

È possibile dire oggi che l'intervento della Croce Rossa sia concluso?

“Il nostro intervento sul sisma lo possiamo considerare tecnicamente concluso anche se la nostra presenza, pur ridotta, dovrà a lungo rimanere vigile: sono infatti ancora tante le persone che chiedono aiuto per le loro necessità primarie. In questi mesi ci siamo imbattuti in tante e tali situazioni di disperazione nella popolazione per la quali è stato veramente difficile stabilire delle priorità. Abbiamo vissuto con soggetti fragili in un contesto difficile. Con la creazione dei nuovi agglomerati urbani di oggi, inoltre, elementi vitali per la rinascita di quelle terre, il tessuto sociale ha dovuto subire radicali trasformazioni e i primi soggetti che faticano ad adattarvisi sono soprattutto quelli deboli o in età avanzata. Per tanti di costoro la devastazione del terremoto è stata totale sia nel morale che nella psiche. Hanno veramente perso tutto il contesto nel quale erano vissuti fino all'aprile scorso vissuti; in tanti hanno perso figli, nipoti, molte delle loro famiglie sono state falcidiate e necessitano di un'assistenza innanzitutto ricca di affetto”.
“In tutto questo immenso mondo di Protezione Civile non è quindi facile districarsi - prosegue il Commissario - e, nella mia posizione, non c'è alcuna voglia di ‘comandare’ ma esiste invece una ovvia necessità di perfetta pianificazione di tutte le nostre forze. Ciascuno ha quindi le sue precise competenze ma, quello che è certo, disposizioni operative e coordinamento delle varie componenti di Croce Rossa non possono partire altro che da questi uffici. Io a mia volta debbo seguire le linee guida dettate del Dipartimento della Protezione Civile alla direzione del quale è il Sottosegretario Guido Bertolaso con il quale la nostra sintonia operativa non solo è perfetta ma è anche eccellente. Ambedue abbiamo sopra a noi l'Esecutivo. I Vigili del Fuoco, infine, nella loro peculiarità sono una forza che ci sorregge psicologicamente tutti. Sono sempre intervenuti in primissima persona e non è un caso che tanti di essi rischino con abnegazione la vita per salvare quella degli altri.”

Nella ricostruzione quale è stato il vostro impegno nelle case antisismiche a Onna?

“In quell'occasione abbiamo messo a 'fattore comune' tutte le risorse che avevamo raccolto per l'Abruzzo: i contributi volontari in denaro che ci sono arrivati da ogni parte d'Italia hanno superato i sette milioni di euro. La corretta finalizzazione di queste risorse spontaneamente donate dalla grande solidarietà degli italiani e che sono pervenute a seguito dei nostri appelli, era un compito proprio della Direzione della Protezione Civile. Così, per sua scelta, Bertolaso ci ha proposto di versare parte della somma - esattamente 5.200.000 euro, nella costruzione della novantina di unità abitative antisismiche, in legno, vicine al paesino di Onna per le quali la Provincia di Trento si era proposta gratuitamente come progettazione e direzione lavori. Onna, a una cinquantina di chilometri da L'Aquila, pur proporzionalmente molto piccola in rapporto a tutti gli altri centri abitati è stata la località simbolo, quella più falcidiata dal terremoto, sia nel numero di edifici crollati che, purtroppo, nel numero dei morti in assoluto e anche in rapporto agli abitanti. Mi pare siano stati un centinaio su un po’ più di trecento persone che vivevano lì. Proprio in quel paese occorreva dare un primissimo segnale reale e concreto sulla presenza della Protezione Civile italiana e Bertolaso, con convinzione e stima, ha offerto a noi della Croce Rossa di intervenire su quel primo intervento di solidarietà. Questa sua scelta, non esitiamo a dirlo, ci ha enormemente gratificati e ci ha dato una visibilità che mai avremmo raggiunto a livello anche internazionale. Piccole sterili polemiche nate da questa vicenda, pur lineare e positiva, sono state del tutto strumentali e tanti discutibili commenti nascono purtroppo anche quando sono in campo operazioni cristalline. Abbiamo quindi messo a disposizione una cifra di circa cinque milioni di euro, raccolti attraverso le donazioni dal Paese e dall'Estero, e i cantieri organizzati dalla Provincia di Trento hanno dato il loro massimo con encomiabile celerità nei tempi di costruzione. Per dare un'ulteriore spiegazione alla nullità delle polemiche scaturite da questa operazione tutta positiva, se Bertolaso ci avesse chiesto un qualsiasi contributo in denaro dalle donazioni ricevute, magari per collaborare a pagare altre case successivamente costruite con l'intervento della Protezione Civile, non avremmo esitato un attimo a darlo, anche se il nostro intervento si sarebbe poi disperso in quel vortice di spese, pur sacrosante, che sono state necessarie per altre costruzioni sociali. Questa di Onna è stata la più grande gioia che noi tutti, a nome di tutti gli italiani che hanno fatto donazioni, abbiamo provato in questi lunghi mesi di disperazione e di speranza”.

E quale è stato invece il momento del più grande dolore?

Rocca ascolta attentamente, un attimo di esitazione ma poi, con voce cupa, afferma nettamente: “lo sgomento che noi tutti abbiamo provato nella notte degli scavi sulle rovine della Casa dello studente, illuminate solo dalle fotoelettriche. Eravamo lì tutti, quasi pietrificati, coinvolti nel tenebroso silenzio, qua e là cautamente rotto solo delle ruspe o dal via vai dei Vigili del Fuoco. Le barelle vuote a terra, i nostri volontari immobili, tutti con la speranza di udire qualche flebile lamento per individuare ragazzi ancora vivi”.


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