“Sin dalle prime scosse del terremoto che ha devastato le nostre terre, noi abruzzesi e noi della Croce Rossa, sin dall’ultimo dei nostri preziosi volontari, le infermiere, il corpo militare, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, gli operatori sanitari, le diverse forze della Protezione Civile, abbiamo vissuto tutti uniti quel lungo periodo di sofferenze.
I primi sette mesi della grave emergenza li abbiamo considerati conclusi quando è stata chiusa l’ultima tenda dei 19 campi provvisori che la Protezione civile aveva predisposto in tempo reale per accogliere le decine di migliaia di persone che la notte del 6 aprile hanno dovuto abbandonare all’istante le case in cui vivevano da generazioni”
Queste le prime parole della Prof.ssa Maria Teresa Letta, Commissario Regionale della Croce Rossa per l’Abruzzo, in un’intervista che ci ha concesso a quasi un anno dal terremoto. Occhi azzurri penetranti, lenti in moderna montatura trasparente che ne seguono la linea, capelli biondi, taglio corto e minimamente mosso, un cardigan a larghe bande grigie, lilla e nere su una maglietta dolcevita. Un austero filo di perle incornicia un volto con qualche segno del lungo impegno mentre variegate espressioni accompagnano le sue parole: Letta è a volte pensosa, ora corrucciata, ora ride apertamente e una leggera l’ironia copre la ferma sicurezza che emana dalla sua immagine. Sin dai primi istanti del terremoto si è infaticabilmente data nel sostegno alla gente abruzzese provata dal sisma che ha sconvolto le terre. La sua gente, le sue terre.
La ‘Professoressa’ - così la chiamano i suoi collaboratori alla CRI (viene da una vita di insegnamento ad Avezzano al Liceo Scientifico “Polione” nel quale per anni ha insegnato lingue e letterature straniere) è il Comissario del Comitato Regionale Abruzzo della Croce Rossa. Per la precisione, nella grande Associazione umanitaria si iscrisse quando Maria Pia Fanfani era Presidente di questa componente CRI.
Nel curriculum di Letta, negli anni ‘90 un altro pesante impegno come coordinatrice degli aiuti umanitari inviati per conto della Croce Rossa nei paesi Balcanici colpiti dalla guerra civile. Con il suo spiccato decisionismo, in soli tre anni riuscì a far concludere la ristrutturazione di un ospedale in Kossovo e di un sanatorio in Serbia. Vive ad Avezzano ma oggi sembra quasi che abbia messo casa nelle strutture del “Centro Raccolta e Smistamento Unificato” della Croce Rossa. Da lì segue in prima persona la distribuzione degli aiuti umanitari arrivati da ogni parte del mondo a sostegno degli abruzzesi.
Sin dai primi istanti di quella tremenda notte ci rendemmo conto che la tragedia sarebbe stata immane - racconta - e la nostra macchina dei soccorsi si è messa in moto in tempo reale. Fondamentale l’aiuto in loco dalla Regione Abruzzo, spiega la professoressa raccontando la nascita dei depositi di Avezzano nei quali, d’intesa con la Protezione Civile e il Governo, furono immediatamente accentrate le donazioni ricevute da cittadini e organizzazioni private, da aziende, industrie, istituzioni. Da quel Centro gli aiuti venivano smistati in tempo reale verso i campi di accoglienza che la Protezione Civile organizzava ad horas, di ora in ora, in un’estenuante corsa contro il tempo. Non c’era tempo per pensare e riflettere più di tanto - prosegue la professoressa - donne vecchi e bambini, non potevano essere lasciati all’addiaccio con i soli indumenti che avevano addosso al tragico risveglio sotto le scosse. Nell’immediato non sapevamo con esattezza quanti fossero i morti, i feriti, quanti gli sfollati e si teneva conto solo delle primissime esigenze: letti, coperte, tende e viveri erano gli aiuti più richiesti.
Passato il primo momento di sgomento, al Centro è stato instaurato uno stretto coordinamento con il Magazzino del Campo Base che il Corpo Militare aveva allestito a Coppito ai piedi dell’Aquila e da lì la Croce Rossa ha continuato a predisporre, sempre d’intesa con la Protezione civile, cucine da campo, bagni, docce. La direttrice spiega che la zona nella quale di trova il Centro di Raccolta è un immenso spazio che era destinato all’Interporto di Avezzano, il primo scalo commerciale della Marsica. Abbiamo scelto questa postazione dal giorno successivo al terremoto proprio per la sua posizione strategica sull’autostrada abruzzese vicino alla deviazione per L’Aquila che, per danni strutturali, non consentiva il transito ai mezzi pesanti.
Il Centro è sorto a una trentina di chilometri dall’epicentro del terremoto e ha sempre lavorato in sintonia con l’organizzazione capillare che la Croce Rossa aveva predisposto nel quadro di tutte le altre forze della Protezione civile. Nel ricordare quei giorni il racconto della professoressa si fa ancor oggi triste, la voce velata dall’emozione di quei tragici momenti, le richieste di aiuto che si accavallavano. Il Governo, in una immediata e difficile rincorsa all’assistenza, oltre alla organizzazione delle tendopoli aveva anche predisposto il trasferimento provvisorio di nuclei di sfollati nelle strutture turistiche sulla costa adriatica. .
Appena il lavoro prese il via, di fronte alla gran mole di aiuti umanitari che ci arrivavano, ci rendemmo conto della grande difficoltà nel catalogarli e immagazzinarli che a smistarli, prosegue Maria Teresa Letta. I materiali fin a quel momento distribuiti e quelli stoccati nei magazzini (a eccezione di alcuni generi acquistati a ridosso del sisma), ci venivano donati sia da privati che da aziende italiane ed estere che si sono distinte in una vera e propria gara di solidarietà. Inizialmente accoglievamo tutto ma poi abbiamo iniziato a chiedere solo quello che realmente necessitava e gli aiuti divennero così più mirati.
La professoressa Letta spiega che la Protezione Civile, sin dalle prime ore della tragedia aveva diffuso raccomandazioni riguardo all’oculatezza da usare nelle donazioni ma gli appelli sembravano rimanere quasi inascoltati: tutti mandavano caoticamente tutto nonostante le ripetute indicazioni. Avevamo bisogno di acqua, latte, tonno, cibo in scatola, omogeneizzati o latte in polvere indispensabile sostegno per le mamme. Le donazioni erano comunque ridondanti. La preoccupazione nello stoccaggio era proprio rispettare le scadenza degli alimentari. Ci arrivava di tutto - prosegue nel suo racconto la direttrice - la generosità degli italiani magari mandava - e lo dico quasi per assurdo ma anche con grande affetto - pure qualche singola busta di popcorn o di pasta o qualche litro di olio in bottiglia. Letta spiega che queste parcellizzazioni - dato che l’imperativo era di non disperdere nulla - costrinsero i volontari a sottoporsi a turni estenuanti in un certosino lavoro di scelta e immagazzinamento. Aggiunge che in quei giorni il difficile era capire subito cosa potesse servire nell’urgenza. Un altro pesante problema è stato poi quello di riciclare i capi di abbigliamento, usati e non, per i quali si doveva capire cosa e dove potesse essere più utile al momento o cosa invece avrebbe potuto essere distribuito successivamente.
Oggi nel Centro siamo assestati su una ventina di esperti che si alternano per l’intera giornata ma, nei più gravi momenti della crisi, siamo arrivati ad accogliere fino a 170 volontari fra uomini e donne: il loro aiuto, la loro abnegazione sono stati elementi fondamentali per alleviare il travaglio degli sfollati in tenda. Man mano che la situazione si evolveva, il numero delle persone da assistere cresceva in maniera esponenziale. La stima che fu fatta al tempo della grande emergenza si aggirò per gli aiuti ad almeno 70.000 persone.
Nell’angoscia delle prime ore - sottolinea Letta - una delle aziende che ci ha dato un importante aiuto, è stata quella di Emma Marcegaglia, la Presidente dei giovani costruttori della Confindustria: sostenuta dai fondi della Associazione, dal suo stabilimento metallurgico ci ha inviato una preziosa fornitura di piani di metallo, strutture e profilati con cui i nostri volontari hanno organizzato in poco tempo lunghe corsie nei capannoni per l’immagazzinamento di tutto quel ben di dio che ancora oggi distribuiamo.
Riguardo alla operatività del Centro Letta racconta che il giorno successivo al terremoto, la sera del 7 aprile, nel piazzale esterno all’unico magazzino allora esistente, fu registrato un movimento di 270 autotreni carichi di letti, bagni, docce e wc da campo. Nei tre capannoni di oggi, sono ancora custoditi generi alimentari, vestiario e materiali per l’igiene della persona e della casa. Recentemente una cartoleria che ha purtroppo chiuso il suoi esercizio ci ha regalato tutto il suo magazzino di raffinate carte e cartoncini di ogni tipo e colore. Una gioia per i bambini.
La responsabilità organizzativa dei depositi è stata affidata a due Ufficiali del Corpo Militare Cri: nella prima fase al Maggiore Carlo Remor e successivamente al Capitano Antonio Morrone. I due ufficiali si sono ovviamente avvalsi della collaborazione del personale di tutte le componenti della Croce Rossa Italiana, dei volontari della Protezione Civile regionale e di altre Associazioni Onlus.
Parlando di altri Paesi che hanno contribuito alla ripresa nei centri sconvolti dal sisma, Letta ha indicato la Germania che si è fatta carico di un importante intervento a Onna, paese simbolo del terremoto per il maggior numero di perdite umane subite nel rapporto con la popolazione (41 su 300 abitanti). I tedeschi hanno scelto questo paesino perché, nella seconda guerra mondiale l’11 giugno del ‘44, vi attuarono una feroce rappresaglia uccidendo 17 civili, donne e bambini. Il Governo tedesco ha un progetto per la costruzione di due edifici per ospitare tutti coloro che avevano perso la casa nel terremoto, ma gli abitanti, forse non ancora abituati alle grandi strutture, hanno optato per le prime le casette in legno costruite con i fondi raccolti dalla Croce Rossa. Maria Teresa Letta elenca poi le consorelle di Croce Rossa Svizzera, Austria, Francia, Finlandia e Canada. Alcuni dei loro tecnici sono anche venuti a visitare le case a San Gregorio per rendersi conto dell’efficienza organizzativa. Tre asili nido sono stati pure costruiti in quel paese (il cui campo di tende era già stato messo sotto tutela della Cri) e, sempre in quella zona, abbiamo provveduto al trasferimento di quattro fratellini orfani che erano rimasti abbandonati.
Nella descrizione degli interventi Letta sottolinea anche il pieno recupero del Centro Raccolta Sangue dell’Aquila, una struttura di eccellenza, forse unica oggi in Italia. Fra gli aiuti in denaro, la Comunità Buddista di Prato ha donato, tramite la Croce Rossa di Firenze, 35.000 euro per un progetto sanitario con ambulatorio e acquisto di attrezzature medicali. Con il contributo della Croce Rossa svizzera altri ambulatori sono stati costruiti a Navelli e Barete.
Con orgoglio Maria Teresa Letta sottolinea che tutti coloro che hanno effettuato importanti donazioni, tutti, nessuno escluso, sono venuti a controllare la giusta collocazione o la distribuzione del materiale inviato. I dirigenti di una ditta che aveva donato apparecchi defibrillatori o di magnetoterapia - sottolinea a titolo di esempio - è venuta più volte a verificare sia la collocazione che il buon funzionamento delle loro apparecchiature. Tanto materiale, tanto zelo dall’Italia tutta chi si è prodigato, non ci avevano fatto però accantonare - anzi hanno rafforzato in noi - la necessità più immediata: quella fare ripartire l’economia quanto prima possibile proprio dalle nostre terre.
Oltre al Centro di raccolta e smistamento degli aiuti, la professoressa Letta si è anche prodigata a sostegno della ricostruzione per un tetto immediato, adeguato alle necessità familiari degli sfollati. Gli abruzzesi che hanno vissuto nelle tende, a parte coloro che hanno deciso per una ospitalità provvisoria nelle strutture alberghiere della costa, oltre ai disagi quotidiani dettati dalla precarietà del loro ricovero, hanno sofferto i mutamenti del clima appenninico. Prima il freddo, perché ad aprile nelle nostre zone - soprattutto mattina e sera - le temperature sono rigide. Le tende andavano quindi riscaldate. La successiva calura estiva doveva essere poi mitigata da impianti di climatizzazione e, da ottobre in poi, freddo e gelo iniziarono di nuovo a pesare. Riguardo all’assistenza diretta nei campi abbiamo avuto l’esigenza di coniugare gli apporti fra Croce Rossa, Protezione Civile, Vigili del fuoco, Unità sanitarie, i Posti Medici Avanzati, la clowneria: i tanti casi umani li abbiamo risolti con il concorso di tutti.
L’analisi della direttrice si sofferma poi sui cosiddetti MAP (Moduli Abitativi Provvisori) realizzati dalla Protezione Civile con il progetto C.A.S.E , dei quali tanto si discute oggi in merito alle scelte per la ricostruzione effettuate dal Governo: ritengo che siano case dettate dall’urgenza della sistemazione e nell‘immediato non credo altro si potesse fare. Coloro ai quali sono state assegnate, hanno anche trovato al loro interno diversi particolari che le hanno rese ospitali e funzionali. Mi riferisco all’arredamento di buona qualità, ai vari elettrodomestici, i condizionatori d’aria, le cucine ben attrezzate.
A questo proposito non poteva mancare nell’intervista un cenno sulle polemiche politiche che hanno imperversato sulla Protezione Civile e sull‘operato del sottosegretario Bertolaso con il quale la professoressa è sempre rimasta in stretto coordinamento d’intesa con la Croce Rossa e con il Governo. La professoressa Letta aveva già affrontato questo argomento a margine di una conferenza stampa al Teatro dell’Opera a Roma per il Gala di beneficenza “La grande danza unita per l’Abruzzo”: rispondendo a precise domande delle agenzie di stampa presenti, disse di ritenere che, purtroppo queste polemiche potrebbero avere in un primo tempo offuscato gli sforzi che in questi ultimi mesi sono stati fatti per l'Abruzzo. Ciò mi rattrista molto - ha detto - perché noi, che l'abbiamo visto lavorare al nostro fianco, sappiamo che Bertolaso non poteva assolutamente pensare ad altro che ad aiutare i nostri sventurati abruzzesi. Maria Teresa Letta aggiunse che il responsabile della Protezione Civile in quell’estenuante periodo, non aveva nemmeno il tempo per dormire, aveva la testa solo per il suo impegno umanitario e di certo nella complessa macchina della Protezione Civile, non faceva tutto lui. Letta disse poi di confidare che l'atmosfera di fratellanza che si stabilì all'Auditorium della Guardia di Finanza dell’Aquila quando ci fu il passaggio di consegne tra Bertolaso e il nuovo Commissario Governativo per la ricostruzione, (il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi che oggi lo sostituisce) possa prevalere su tutte le polemiche, al di là di ogni schieramento politico, di destra e di sinistra; alla fine - ha concluso - deve essere sempre la solidarietà a uscirne vincente.
L’importante gala di beneficenza, che era stato organizzato dalla Croce Rossa abruzzese in collaborazione con il prestigioso Teatro a Roma, ha visto il firmamento della danza internazionale a sostegno della costruzione di un poliambulatorio pediatrico permanente a San Gregorio. Lo spettacolo ha avuto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, della Regione Abruzzo e della Provincia dell'Aquila.
In concomitanza con quella manifestazione una Società del settore dolciario di Teramo - la Gelco - consegnò al Commissario Letta un assegno di 38 mila euro, raccolti dall'azienda e dalla sua rete di fornitori a sostegno del progetto per il prezioso centro riabilitativo per i bambini.
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