Un vero elemento centrale di questo nuovo romanzo di Cesare De Sessa è la riflessione sul senso di responsabilità che accompagna il lavoro di un progettista, eternamente sospeso tra ragione e immaginazione. La rivisitazione del mito del “Labirinto” è insito nella progettazione e realizzazione del più enigmatico e celebre progetto di Dedalo.
De Sessa, scrittore ma lui stesso architetto progettista, propone nel suo romanzo una lunga riflessione centrata proprio su questo ‘enigma’ il cui svolgimento è accompagnato e misurato da una serie di disegni forniti per l’occasione da diversi architetti e artisti.
Un interessante esperimento narrativo nel quale ‘l’autore si prefigge di mantenere inalterato il significato e i contenuti del racconto mitologico spostando però l’attenzione principale sulla mitica figura professionale , che costituisce l’elemento centrale del romanzo.
L’esito di questo espediente sposta il baricentro del racconto sulle ragioni della genesi di un progetto, sulle aspettative che in esso vengono riposte dalla collettività ,sul rapporto con un difficile quando crudele committente, nello specifico il terribile Minosse.
Al termine della lettura appare chiaro che il valore del romanzo risiede proprio nella capacità di De Sessa di cimentarsi in un difficile processo di manipolazione di una narrazione mitologica consolidata nell’immaginario collettivo. Un processo al termine del quale si prende consapevolezza di come l’autore, pur alterando il punto di vista, sia riuscito nel più difficile degli obiettivi: quello di mantenere sostanzialmente inalterato il fascino evocativo proprio di tutti i racconti mitologici.
Un ultimo passaggio rende ancora più stimolante la lettura: la volontà dello scrittore di non proporre un finale unico, ma tre finali diversi con l’invito al lettore a proporne uno proprio, sulle simboliche pagine lasciate bianche al termine del libro.
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