Accordo sindacale alla “ZF Motori Marini” di Padova. Non sembra chiaro su come esso sia nato, forse per sperimentare nuove soluzioni dell'arco d'impiego degli operai in modo che chi vuole può adattarsi l’orario di lavoro alle necessità della sua vita familiare. Non più straordinari, quindi, ogni addetto presenta un suo piano di proposte e un software le calibra con le necessità produttive. Oppure, le colloca in una situazione di stretta economia e austerità dovute a una difficile situazione aziendale.
Gli slogan sono comunque per una fabbrica ‘senza orari’ dove l'operaio potrebbe scegliere quanto, come e quando lavorare.
Una industria metalmeccanica di Padova, la “ZF”, sede italiana di una multinazionale tedesca produttrice di ingranaggi per motori marini, ha dato il via a una sperimentazione dell'orario che sarebbe definito "a menù". Azienda e sindacato insieme, avrebbero trovato una nuova ipotesi di soluzione quel lavoro straordinario che serve a portare avanti la produzione in modo continuativo: i dipendenti possono pianificare il proprio orario di lavoro in base alle loro esigenze personali. Al momento pare ci abbiano guadagnato tutti, e il Politecnico di Milano sta studiando il fenomeno.
Lo slogan dell’operazione è legato al concetto di come innovazione e qualità possono diventare un modo di fare impresa. La “ZF” Padova, azienda nata nel 1929 come MPM (Meccanica Padana Monteverde), acquisita nel 1986 dal Gruppo multinazionale tedesco ZF, si è nel tempo specializzata nella produzione di trasmissioni su motori marini. Con circa 400 dipendenti e un fatturato nel 2000 di 120 miliardi: “ZF Padova” è stata un pioniere di innovazione e nella qualità: nel 1992 ottenne la certificazione Iso 9001, seguita nel ’98 dalla certificazione sulla gestione ambientale Iso 14001 e nel 2000 dalla QS 9000 della Det Norske Veritas.
Risultati che l’hanno portata al riconoscimento da parte dell'International Quality Rating System del sistema di Qualità totale sviluppato in azienda. Fondamentale per questi obiettivi è stata la collaborazione con il Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale dell’Università di Padova, con il quale ZF Padova ha in corso da anni una stretta sinergia per lo sviluppo del cosiddetto Total Quality management.
La gestione totale per la qualità è la filosofia di un’organizzazione basata sulla ricerca del miglioramento continuo - ha spiegato nel passato Antonio Ereno, presidente della Commissione Regionale Qualità di Industriali Veneto - una innovazione nel decentramento delle responsabilità decisionali, sulla rimozione delle barriere funzionali, sul lavoro di gruppo e i processi decisionali basati sui fatti. Un cammino lungo che anni fa è stato anche raccolto in un libro, “Sull’onda della qualità”, dedicato alla case history di ZF, frutto della collaborazione tra Roland Heil e Francesco Cecolin, rispettivamente direttore generale e direttore logistica di ZF Padova, e Stefano Biazzo, ricercatore presso il Dipartimento Innovazione dell’Università di Padova.
La Zf Marine” è dunque un piccolo complesso industriale nato alla periferia di Padova, per la precisione a Caselle di Selvazzano, nel quale l’orario di lavoro non sembra esistere più. Quando ci si arriva e la si intravede da lontano, in fondo a una lunga strada bianca, la fabbrica si presenta come un piccolo edificio di forma squadrata, una sorta di rettangolo bianco. In questa moderna azienda metalmeccanica gli operai. - tuta con pantaloni blu e maglietta bianca su cui si legge il logo aziendale mentre si districano nelle lavorazioni immersi nel rumore delle macchine al lavoro.
La ZF è il terminale italiano di una multinazionale tedesca impegnata a produrre elementi per motori marini, soprattutto ingranaggi. La novità interessante è che su oltre 300 dipendenti sono solo la metà circa a fare il classico orario di lavoro. La produzione è continua, ma l'orario di ciascuno è a sua scelta la realizzazione concreta di un sogno che sembrava irrealizzabile: conciliare il tempo del lavoro con il tempo della vita.
Per non continuare ad affrontare i picchi di lavoro con lo straordinario, azienda e sindacati si sono messi a un tavolo e hanno inventato una soluzione che una ricerca europea indica come esempio da seguire: ogni due mesi i lavoratori compilano una richiesta con le loro preferenze sui tempi di lavoro mentre l'impresa presenta il piano sulle necessità produttive. Un software apposito incrocia le diverse esigenze. Quello che ne esce è l'orario di ognuno. Si può avere un "orario di carico", che significa lavorare di più. Ma si può scegliere anche quello di "scarico", per avere più tempo libero. Il bilancio delle ore si fa a fine anno, tenuto conto che in ogni settimana si dovrebbe lavorare 40 ore. Nella sala del consiglio di fabbrica, sotto un manifesto ormai ingiallito di Luciano Lama, Luca Bettio, delle Rsu, racconta: "Ci abbiamo guadagnato tutti. Abbiamo abolito lo straordinario, strumento in mano ai capetti, e l'abbiamo sostituito con un premio per la flessibilità. Così ognuno può bilanciare la sua vita familiare con quella della fabbrica, e in tempi di asili che chiudono e di anziani da accudire non è poco". Così c'è chi, come un operaio addetto al montaggio, riesce a gestire un'associazione di volontariato che si occupa di integrazione. Altri al mattino accudiscono i figli, mentre la moglie è al lavoro. Qualcuno riesce a studiare e a laurearsi "La fabbrica era una gabbia rigidissima, come nella Manchester dell'800, noi siamo riusciti a rompere quel meccanismo e a gestire la flessibilità in modo collettivo e con vantaggio reciproco". L'assenteismo è diminuito, aumentata la puntualità nella consegna, così come i margini di redditività. Marina Piazza, sociologa, sottolinea un altro aspetto virtuoso della rivoluzione Zf: per rendere possibile l'orario a menù, tutti hanno dovuto imparare a fare di tutto, aumentando la professionalità di ciascuno. "È la prova - dice - che non bisogna avere paura a cercare orizzonti più ampi, importante in un periodo in cui si deve immaginare una nuova mappa del welfare". Non è solo l'ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro a suggerire l'urgenza di immaginare un nuovo equilibrio tra vita e lavoro. Eurofound, l'agenzia della Ue per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, conclude nel suo rapporto del 2009 che la flessibilità è uno degli strumenti per rispondere meglio alla crisi. I Paesi più dinamici e competitivi sono quelli che sanno innovare. Iniziando dagli orari di lavoro.
A fronte però di questa pubblicità paludata sull’organizzazione aziendale esiste però anche un rovescio della medaglia: i lavoratori della ZF sono da tempo in lotta sindacale contro la volontà dell’azienda di procedere alla scomposizione di alcune lavorazioni metalmeccaniche di punta con una conseguente ipotesi di decentramento in altre località.
Sembra infatti che la ZF si stia dibattendo in una importante crisi di produzione e da diverso tempo non sono pochi i suoi dipendenti ai quali viene applicata la cassa integrazione.
Uno dei dipendenti dell’azienda in una lettera alla stampa sostiene che la notizia dell’applicazione di un orario ad hoc per fare collimare esigenze di produzione con altre esigenze personali del lavoratore sia applicata solo a una piccolissima parte degli operai che vi lavorano. La ZF Padova, oltre a essere da un anno e mezzo in cassa integrazione sembra che stia pure trattando il trasferimento di un buon numero di macchine utensili verso la Cina. Ma non solo, il bilancio dell’anno appena concluso presenterebbe un vistoso passivo e sembra si stia pure attuando una riduzione del personale di circa un centinaio di unità attraverso il sistema dei prepensionamenti.
Un altro dipendente posto in mobilità lo scorso anno, pur ammettendo che la ZF sia stata nel passato un’azienda modello, afferma che l’accordo di tale avrebbe posto in essere già alcuni anni fa un accordo di flessibilità con i lavoratori che potrebbe anche rispecchiare le notizie di applicazioni innovative nel sistema degli orari.
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