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Del seguente articolo:

Marzo - Maggio/2010 -
L'Aquila
Università: il Rettore Ferdinando Di Iorio, programmi e impegni per la rinascita
Paola Gregory


L’Università dell’Aquila, dopo il dolore provato per le tante vittime dell’immane tragedia che l’ha colpita, tra cui tanti studenti universitari, grazie all’abnegazione e allo spirito di sacrificio di tanti uomini e donne del personale docente e tecnico-amministrativo e grazie all’attaccamento e all’affezione dimostrati da tanti studenti, ha iniziato il suo percorso di ricostruzione culturale. A distanza di un paio d’anni dal terremoto che ha devastato il centro storico della città dove la maggior parte delle vittime sono stati i ragazzi che alloggiavano nella ‘Casa dello Studente’, il periodico specialistico Atlas Orbis Diretto da Fabrizio Lo Curcio, vice presidente dell'Associazione Argos Forze di Polizia Onlus ha intervistato il Prof. Ferdinando Di Orio - Rettore dell’Università del capoluogo della Regione.
Il Prof. Di Iorio ha innanzitutto ricordato che “l’Università dell’Aquila era stata collocata tra gli Atenei virtuosi alla luce del dato relativo al rapporto AF/FFO”. Il rapporto prevedeva il non superamento del limite del 90% che doveva essere conseguito in presenza di una significativa attività di sviluppo delle risorse di personale docente e tecnico-amministrativo. Accanto a questo risultato, il Rettore ha sottolineato la crescita del numero di studenti iscritti che nell’anno del sisma aveva ormai superato le 27.000 unità. Una crescita che non era avvenuta a scapito della qualità, come attestavano concordi i principali indicatori di valutazione dell’attività universitaria. In una classifica stilata dal Sole 24 ore, l’Università dell’Aquila è infatti tisultata al 10° posto tra le Università statali ed è stata anche al primo posto fra le Università del Centro-Sud, superando Università private di chiara fama. Questo riconoscimento di prestigio è stato costruito su indicatori di qualità relativi a tutte le sfere dell’attività accademica: ricerca, didattica, impiego delle risorse, prospettive occupazionali dei laureati. I risultati hanno quindi rappresentato nel migliore dei modi la conferma del fatto che l’Università dell’Aquila era – prima del 6 aprile - una risorsa per tutto il Paese, per il sistema formativo e per quello della ricerca scientifica.
“Proprio in quel tragico spartiacque del sisma del 6 aprile – ha detto ilo Rettore – abbiamo dovuto trovare le motivazioni e la forza per ricominciare a tessere i fili di una storia che sarà sì diversa, ma non per questo meno significativa”. Ha anche ricordato gli sforzi compiuti per portare a conclusione l’anno accademico 2008-2009 con lo svolgimento “delle prefissate sessioni di laurea e di esami e il completamento di tutte le attività didattiche realizzato attraverso l’attuazione di convenzioni con Enti Locali, istituti di ricerca, privati ed anche grazie al funzionamento della piattaforma e-learning. Il sisma ha determinato la necessità di dare una risposta immediata all’emergenza con la valutazione dell’agibilità delle strutture edilizie universitarie esistenti, alla quale è seguita la fase della rapida messa in sicurezza e riattivazione delle strutture agibili”. Con tutte queste iniziative, l’Università dell’Aquila ha voluto, fin dal primissimo momento dopo il sisma, trasmettere un segnale forte a tutta la comunità civile, riaffermando l’indissolubilità del grande binomio “Università” e “Città dell’Aquila”. Parallelamente, ha proseguito il Rettore, è stato avviato un importante dialogo con il Governo che ha recepito le esigenze e le proposte della cultura della città che ha portato alla sottoscrizione di un importante accordo di programma con il MIUR, che ha avuto l’obiettivo essenziale di assicurare le risorse finanziarie necessarie a garantire il funzionamento dell’Università attraverso il quale “per i prossimi tre anni l’Ateneo potrà contare su un contributo di 70 milioni di euro per affrontare la ricostruzione ed il ripristino delle sue strutture”. Insieme all’accordo di programma con il Governo, Di Iorio ricorda la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra l’Università degli Studi dell’Aquila, il MIUR e l’ENI che contribuirà, grazie al progetto “Un ponte per l’innovazione”, allo sviluppo delle attività di ricerca grazie alle disponibilità di risorse umane, strumentali e finanziarie messe a disposizione dall’ENI. In questo quadro di accordi, importanti sono tutti gli sforzi messi in campo per dare soluzione alle problematiche inerenti il delicatissimo problema degli alloggi e dei trasporti per gli studenti, tra cui è bene ricordare il ricorso allo strumento del Project Financing per la realizzazione di strutture da adibire a residenze studentesche. E’ questo, dunque, un momento di intenso lavoro da parte di tutti coloro che sono impegnati, a vario titolo e con diversi livelli di responsabilità, nell’Università dell’Aquila, nella consapevolezza che la risposta che tutti insieme dobbiamo dare alla situazione di emergenza che stiamo vivendo deve essere vista in una prospettiva più lunga e di più ampio respiro. L’Ateneo aquilano – sottolinea il Rettore - dovrà ripensare profondamente, infatti, le forme, i modi, i tempi dell’attività accademica. “A pensarci bene – ha detto - la necessità di un tale ripensamento precedeva l’evento sismico che ha interessato la nostra città e riguardava tutto il sistema universitario nazionale che da troppo tempo è in attesa di una vera riforma. Il sisma può allora rappresentare l’occasione per pensare un modello nuovo di Università che sappia davvero raccogliere le sfide della modernità e sappia cogliere le opportunità che le nuove tecnologie sono in grado di offrire”. In questa prospettiva di rinnovamento del modello di Università, possono essere individuati alcuni grandi temi su cui dovrà esercitarsi la nostra riflessione e che riguardano le mission costitutive dell’Università e i suoi rapporti con lo sviluppo del territorio. L’Università dell’Aquila dovrà rifuggire dall’opposta prospettiva da una parte di un Università popolare che fornisce alcuni minimi fondamenti culturali e scientifici connessi ad un profilo professionale specifico, funzionale ad una serie di bisogni del mercato e, dall’altra, di un Università elitaria che proietta lo studente nel mondo della ricerca. Deve essere invece mantenuta la caratteristica fondamentale dell’Università, che è la compresenza integrata di attività di ricerca e didattiche, perché la didattica deve essere al passo dell’evoluzione della conoscenza e deve soprattutto educare a quel pensiero critico che si nutre di ricerca continua. In tal senso, proprio l’attività di ricerca può e deve rappresentare il volano fondamentale per lo sviluppo del territorio in cui la città dell’Aquila è inserita. L’Università dell’Aquila è chiamata proprio dalle tragiche conseguenze determinate dal sisma del 6 aprile, ad aprirsi in modo trasparente al suo territorio e alla sua città, assumendo responsabilmente su di sé le categorie e i processi che animano la società - con i suoi i problemi, le sue difficoltà, le sue aspirazioni, le sue attese - e cercare concretamente risposte efficaci. E’ necessario, proprio alla luce delle conseguenze del sisma, richiamare ancora una volta la necessità di azioni coordinate per un obiettivo condiviso in tutti i possibili campi di interazione: il trasferimento tecnologico, il partenariato con le imprese e l’incubazione di nuove imprese; la diffusione della cultura scientifica; il dialogo tra ricercatori e cittadini; la promozione del lavoro intellettuale; la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturale; la vivibilità urbana e la sostenibilità dello sviluppo territoriale; l’attenzione alla salute e la sicurezza dei cittadini; la cura e i servizi alla persona. La prospettiva su cui lavorare è quella di un nuovo modello di Ateneo che da un lato consolidi la propria attività di ricerca e la tradizionale offerta formativa ma che, dall’altro, si proponga alla comunità scientifica nazionale e internazionale per nuovi filoni di ricerca e che offra nuove proposte formative sia dal punto di vista dei contenuti sia delle modalità didattiche, che siano anche in grado di cogliere le possibilità di studio che proprio l’evento sismico, pur nella sua drammaticità, è in grado di evocare. Le nostre Facoltà hanno già le competenze per studiare i fenomeni naturali e tutte le ripercussioni che questi possono determinare sulla comunità civile a tutti i suoi diversi livelli: culturale, sociale, urbanistico, ingegneristico, economico, psicologico, sanitario… Da tutto ciò può derivare una specifica identità culturale per l’Università dell’Aquila che potrebbe essere riconosciuta internazionalmente anche mediante l’istituzione di specifici centri di ricerca nazionali e internazionali con sede nella nostra città e nella nostra Università e che potrebbero affiancare quelli, prestigiosissimi, già presenti. E se la città dell’Aquila prima del terremoto era identificata come “città universitaria”, proprio dall’Università può partire un impulso forte per la costruzione di una “città nuova”, capace di recuperare ciò che di buono e di bello era presente nella sua storia, ma anche capace di pensare il suo futuro con spirito rinnovato ed aperto in vista di una efficace e feconda sintesi tra “antico” e “nuovo”, secondo le più attuali tendenze della post-modernità.


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