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Del seguente articolo:

Novembre-Dicembre/2010 -
Antiche vestiglia trascinate nella polvere
Pompei, un cumulo di macerie la Schola Armaturarum
Fabio Marengo

Era duemila anni fa, prima che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellisse la città di Pompei, quando la "Schola Armaturarum Juventis Pompeiani" era una fiorente palestra per gli atleti dell’antica città romana. Quell’edificio, che custodiva armature e trofei militari, oggi non esiste più e si è trasformato in un cumulo di macerie.
La “Casa dei gladiatori, come la chiamano i turisti, è completamente distrutta a causa di un crollo forse dovuto a infiltrazioni d’acqua o forse dovuto a maldestri interfenti di restauro quali la tettoia di cemento armato che l’avfrebbe dovuta proteggere dalle intemperie e che fu costruita nel corso dei primi del novecento.
"La Casa dei Gladiatori" sorgeva lungo la “Via dell’Abbondanza”, la strada principale della città sepolta e che viene ogni giorno percorsa da centinaia di visitatori. In una grande sala al suo interno, durantealcuni scavi archeologici, furono rinvenute armature da combattimento adagiate su scaffali di legno. Sulle porte d’ingresso verano dipinti di trofei e scene di successi bellici. Nonostante la visita turistica fosse interdetta e la Schola fosse visibile soltanto dall’esterno, nulla ha potuto salvarla.
Riguardo alle causa del crollo devastante, sin dal primo momento dalla Sovrintendenza è stato reso noto che il cedimento era stato dovuto, con molta probabilità, alle piogge. Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, ha infatti dichiarato che “alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato”. Il tetto, che era andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il suo peso fosse troppo grande per essere sostenuto dalle antiche mura.
Il disastro di Pompei ha sollevato indignazione e sconcerto in tutti. “Quello che è accaduto a Pompei dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l’Italia”, ha dichiarato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’ex ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli ha definito il crollo ome “ferite mortali” sia per l’immagine dell’Italia che per il flusso turistico nazionale e mondiale che porta a Pompeo e in Campania un flusso di turisti immenso.. Anche il ministro della Cultura del primo governo Prodi Walter Veltroni ha dichiarato che “disinvestire dalla cultura è disinvestire dal sistema Italia è un segno do disinteresse del governo per la cultura”.
Un pesante disappunto anche tra gli addetti ai lavori, non ultimi gli archeologi. Il presidente della loro Associazione nazionale, prof. Cevoli, si è augurato che, da parte del Governo, finisca la politica delle emergenze, ma si passi a interventi concreti e duraturi.
Dello stesso avviso anche il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio.“Il crollo della Casa dei Gladiatori, ha detto, “rappresenta una disgrazia per il patrimonio culturale dell’umanità ha lasciato l’intera cittadinanza esterrefatta”. Ha anche solttolineato che “I nostri gridi d’allarme non trovano ascolto e, invece, Pompei dovrebbe fare da traino all’economia dell’intera Regione Campania”. “Basta con la politica dei rinvii e delle chiacchiere. Occorre pensare - ha concluso - a quali siano gli strumenti per il rilancio dell’intero patrimonio archeologico nazionale”.


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