Internet, la Rete. E poi: YouTube, Google, Facebook. E ancora: computer, telefoni cellulari. Sono le “nuove tecnologie”. Un miliardo di persone nel mondo comunicano attraverso la rete, cercano notizie, vogliono aggiornarsi sugli avvenimenti, apprendere, consultare. Acculturarsi. Comprare e vendere. Cercare ricette: di cucina e di medicina, di bellezza e di politica, sui nostri antenati e su Marte, sulle tasse e sui pettegolezzi. E magari scambiarsi progetti delittuosi, adescare minori o cercare l’anima gemella. Con Internet è possibile volare o annegare, salvarsi o perdersi. Come ogni mezzo può produrre il bene o il male. Ora è anche strumento di evangelizzazione.
Attraverso la rete viaggia l’immagine del Papa, videonews quotidiane che ne documentano l’attività. Non ci saranno solo i discorsi alle folli oceaniche nei grandi viaggi e raduni. Non più soltanto i sermoni dalla Basilica, dalla piazza. Le udienze nell’Aula Nervi. I pensieri e i saluti dalla finestra. Non si dovrà attendere l’Osservatore romano e ascoltare i notiziari della Radio. Il papa sarà in video. Sì, il Vaticano ha lanciato un proprio canale su YouTube, definito “la più grande comunità mondiale di condivisione in rete di filmati”.
Andiamo a cliccare su www.youtube.com/vatican e vedremo Benedetto XVI che manda un suo messaggio di pace, che riceve un Capo di Stato, che celebra una ricorrenza. Flashes, cioè lampi, quindi attimi, con testi in inglese e spagnolo, le lingue più diffuse, e poi – per ovvie ragioni – l’italiano e il tedesco. A curare la messa in rete dei filmati vaticani sarà Google, del tutto gratuitamente e senza neanche proporsi di rifarsi con la pubblicità. E sicuramente a queste notizie accederanno anche i cinesi, essendo i cinesi utenti intensivi di Internet, sebbene in quel Paese permanga la censura. E ai filmati lavorano gli addetti alla Radio vaticana e il CTV (Centro televisivo vaticano), senza personale aggiunto. Ha tenuto a precisarlo Federico Lombardi, il gesuita che dirige sia la Sala Stampa che la Radio Vaticana. “Il canale – ha detto – contribuirà a stabilire nuove relazioni, sia con i cattolici di tutto il mondo, che avranno un accenno più facile a un’aggiornata informazione su ciò che avviene nella loro Chiesa, sia con persone di diversa visione ideologica o religiosa, che avranno una fonte autorevole per comprendere quali messaggi il Papa indirizza all’umanità di oggi”. In questo mondo globale, diventato “continente digitale” dove agisce la “generazione digitale” dei giovani, la Chiesa – ha detto il presidente del pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, Claudio M. Celli – “è convinta di poter dire parole di grande importanza e utilità per il mondo d’oggi, con il linguaggio e le tecnologie di comunicazione del mondo d’oggi”.
A dare le ali a questo mondo è papa Benedetto con il Messaggio dal titolo significativo “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. è un testo per la “Giornata mondiale delle Comunicazioni” lanciato e commentato in coincidenza con l’avvio del canale mediatico. “I cambiamenti fondamentali che le nuove tecnologie stanno determinando nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani – ragiona il papa - sono particolarmente evidenti tra i giovani”. Sono loro “la generazione digitale”.
Gli adulti – dice il papa, includendo se stesso – hanno dovuto “imparare e apprezzare”. Ma ne vale la pena perché “sono un vero dono per l’umanità”. Nasce un primo imperativo etico e sociale: “far sì che i vantaggi siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile”. Purtroppo ci sono larghe fasce di esseri umani, specie nei paesi in via di sviluppo, che non hanno accesso a Internet e alle altre tecnologie. “Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità – afferma il papa – se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di sapere e informarsi in maniera più rapida e efficace, non fossero accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana”. Il rapido sviluppo delle nuove tecnologie e la loro evoluzione risponde “al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”. Un desiderio questo della comunicazione e dell’amicizia “radicato nella nostra stessa natura di esseri umani”, il riflesso “della nostra partecipazione al comunicativo e unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia”. Benedetto giunge alla conclusione che Dio è “il Dio della comunicazione e della comunione”. E mette in guardia dalle “passeggere, superficiali relazioni”: Quindi non solo “contatti”, ma anche “contenuti”. A questo punto il Papa diventa pressante. “Desidero incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia”. E poiché le nuove tecnologie devono seguire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano “devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano”, escludendo “ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi”. I moniti sono a ricercare la verità negli incontri, a non “banalizzare” l’amicizia. “Sarebbe triste se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero”. E se il desiderio di connessione virtuale “diventa ossessivo”, e lo diventa, “la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano”. Infine ai giovani cattolici l’incitamento “a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede”. Insomma, alla “generazione digitale” Benedetto XVI non assegna solo lodi e complimenti, ma distribuisce anche consigli e severi ammonimenti. Internet, va bene. Ma attenti. Può fare anche male.
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