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Del seguente articolo:

Gennaio/2011 -
Duro e vergognoso attacco alla Scuola pubblica
Andrea Nemiz

Abbiamo sempre deciso di non occuparci delle faccende private del Presidente del Consiglio, sia nel difficile rispetto di una certa privacy – peraltro insostenibile e ridicola – sia perché, pur gravissime per la sua immagine (ma anche per la nostra nel mondo), queste faccende sono ampiamente trattate su stampa e tv di qualsiasi paese. Il gossip imperversa, vuole i suoi festini, e noi lo lasciamo a parte.
Non si può tacere, invece, su sue recenti affermazioni a un convegno dei cristiano-riformisti, dove ha pesantemente criticato la scuola pubblica italiana, perché – a suo parere – i professori “inculcherebbero” nelle steste degli alunni ideali che le famiglie di origine (secondo lui) non vogliono inculcare loro. Insinuazioni molto mirate, quanto maldestre. La scuola pubblica, secondo il premier, non educa e ribadisce un suo antico concetto per il quale bisogna dare a tutte le famiglie italiane la possibilità di scegliersi una scuola privata. Ma che ne sa dei nostri genitori che (guarda caso) con le loro idee hanno costruito l’Italia? O vuole annientare tanti maestri e professori che hanno speso la vita per far crescere e maturare i ragazzi e l’Italia stessa? Ma a chi guarda se non al profitto del privato? Mira forse all’appiattimento di una coscienza critica nei giovani, imbottendoli di calcio, di grandi fratelli, o altri spettacoli tv che mutano sovente al trash, insabbiandoli in un nulla del quale emerge solo il gioco del denaro? Mira – e purtroppo ci sta riuscendo – anche all’imbrigliamento per ora solo finanziario – dell’Università pubblica per passare poi a quello scientifico con una riforma che tanto ha infiammato i giovani, ma che nulla hanno sortito visto il suo strapotere in Parlamento?
Con queste sue osservazioni sulla scuola pubblica, il presidente esalta indirettamente la scuola privata che, pur con tutto il suo diritto di esistere, ha costi sempre più conclamati. Queste scuole infatti, confessionali o no, pur dotate di finanziamenti pubblici, sono sempre più costose delle corrispettive pubbliche, e non sono quindi alla portata di tutti. Chi potrà frequentarle agevolmente nel futuro? Ma il punto è anche un altro: come si permette il premier di criticare una realtà come quella della scuola pubblica senza neppure conoscerla?
Sempre sul tema dei costi per l’istruzione, siamo davvero certi, inoltre, che l’Università riuscirà, dopo la riforma di questa estate, a mantenere tasse accessibili ai meno economicamente fortunati? Non dimentichiamo inoltre che, già adesso, i suoi costi iniziano a essere comunque proibitivi.
Ma è mai possibile che non ci siano voci che, al di là delle lamentazioni dei politici, si levino contro questi attacchi frontali apparentemente privi di senso? Che abbiano voglia di insorgere (con gli strumenti della cultura e non quelli della lotta violenta) contro questo plateale attacco frontale alla scuola, istituzione fondamentale nel nostro ordinamento? Ma dove si sono ripiegati quei professori che tutti i giorni vivono ancora in trincea, che fanno il loro dovere cercando di insegnare nel miglior modo possibile, in condizioni spesso difficili per far crescere quei nostri ragazzi che sono senza dubbio gli uomini e le donne del futuro italiano…
Ma perché tutti tacciono? E nessuno intuisce poi che il nostro “primo ministro” mantiene da quindici anni il suo potere sul Parlamento anche grazie a una profonda crisi della scuola pubblica e al conseguente abbassamento del livello culturale della popolazione. Forse è questo che una certa classe dirigente paventa, non lo spauracchio degli ormai ammansiti “rossi” e comunisti!
E che sarà mai di noi se proseguiamo su questa strada?


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