L'avamposto Lampedusa continua ad essere a fasi alterne stracolmo di immigrati che confidano in un piano di smistamento da tempo annunciato che possa dare loro la possibilità di trasferirsi in altri paesi dove non correre il rischio di essere rimandati a forza nelle loro terre di provenienza.
A fine marzo i continui arrivi dal nord Africa avevano complessivamente toccato un picco di ventimila unità. La Croce Rossa Italiana presta i primissimi soccorsi con un Posto Medico Avanzato sistemato in tenda nel porto d’attracco all’isola
La Croce Rossa Italiana, presente sull’isola sin dai primissimi arrivi, era inizio marzo, aveva già ampliato la propria presenza a Lampedusa: oltre ai nove volontari che sin dai primi giorni hanno fornito assistenza agli sbarchi dei migranti, sono stati inviati due medici che si prodigano senza sosta sul molo Favarolo nel Posto Medico Avanzato (PMA) che è stato reso immediatamente operativo. Il presidio medico CRI è diventato un ulteriore elemento in per offrire un'assistenza sanitaria ottimale ai migranti in arrivo, in particolar modo per tutti coloro i quali avranno bisogno di cure specifiche perché in condizioni di salute instabili. All'interno dela struttura campale gli operatori della Croce Rossa Italiana hanno a disposizione, oltre ai lettini e ai presidi sanitari d'emergenza, anche un defibrillatore. L’isola è come la punta di un iceberg: migliaia di migranti in transito verso il ricco nord. Una fuga di cui nessuno parla e sulla quale mancano rigorosi dati ufficiali. Proviamo a fare due conti. Gli immigrati sbarcati a Lampedusa dall'inizio dell'anno sono ormai quasi 20 mila (l'ultimo dato ufficiale del Viminale - ormai superato - era di poco più di 15 mila arrivi). Di questi, circa 5 mila sono ancora a Lampedusa in attesa di essere trasferiti nei centri di Mineo, in provincia di Catania, a Manduria (Taranto), Crotone o in altre aree non tutte definite dove ci sarà disponibilità di posti. Solo una piccola parte di migranti è stata rimpatriata: si tratta prevalentemente di cittadini egiziani (qualche centinaio di persone). La stragrande maggioranza degli arrivi è costituita da tunisini. Altri 5-6 mila profughi sono ospitati nei tredici Centri di identificazione e accoglienza distribuiti in diverse regioni della penisola dove di fatto c'è un 'tutto esaurito'. Il piano del Viminale per il trasferimento degli immigrati da Lampedusa ha disposto anche l’utilizzo di diverse navi passeggeri oltre ad alcune militari. Sono circa duemila gli immigrati ospitati nei CIE (la capienza ufficiale, secondo i dati del Viminale, è infatti di 1814 posti). A questi si aggiungono gli immigrati che hanno presentato domanda di asilo e di protezione umanitaria che sono nei CARA (capienza circa 1.600 posti) e nei centri CRI di Mineo (800) e Manduria dove la capienza dagli attuali 600 è destinata ad arrivare a quota 1.500 unità sfruttando la tendopoli già allestita. Dall'inizio dell'emergenza sbarchi a Lampedusa si sono perse le tracce di diverse centinaia di immigrati. Nessuno può per ora dire quanti siano. Ragionando sulle cifre già delineate un’ipotesi abbastanza attendibile fa salire la cifra fino alle sei-sette mila unità che hanno lasciato i Centri nelle scorse settimane. E il deflusso continua. La fuga parte dalla Sicilia e si dipana poi verso il nord Italia. Le reti dei centri di accoglienza vengono scavalcate agilmente (come avvenuto a Manduria e ben illustrato in altre pagine) e inizia così una corsa disperata per raggiungere altri paesi Ue, in particolare la Francia. L’emergenza si fa sentire anche a Ventimiglia, al confine con la Francia, dove sono arrivati circa duecento tunisini dalla Sicilia. Si sono accampati nella stazione ferroviaria della città di frontiera in attesa di proseguire il viaggio verso quel paese. Alcuni di loro sono riusciti ad entrare clandestinamente in territorio francese, altri sono stati respinti al confine dalla polizia transalpina e vagano per la cittadina ligure, trascorrendo la notte in strada, nei sottopassaggi della stazione o nei vagoni dei treni in sosta. Per fronteggiare una possibile emergenza sanitaria il Comune di Ventimiglia e le Ferrovie dello Stato hanno siglato un accordo che prevede l'allestimento di un centro di accoglienza temporanea all'interno dei locali dell'ex dogana francese e l'apertura per 24 ore dei servizi igienici della stazione ferroviaria. Altri arrivi di decine di immigrati in fuga sono stati registrati anche nelle regioni del Nord Est. A Padova, la Prefettura e la questura hanno avviato controlli e un monitoraggio sull'arrivo di alcune decine di cittadini tunisini provenienti dal Cie di Lampedusa. Se accertato il loro status di clandestini dovrebbero essere inviati nei Cie, identificati ed espulsi come prevede la legge Bossi-Fini. Paradossale ma è difficile identificare ed espellere i clandestini in una regione, il Veneto, che non ha un Cie e che nonostante i tentativi di persuasione del ministro dell'Interno non sembra per nulla intenzionata a realizzarne uno nei propri confini.
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