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Del seguente articolo:

Febbraio - Marzo/2011 -
8 Marzo, la festa delle donne
L'augurio di Patrizia Ravaioli, Direttore Generale della Croce Rossa Italiana
Paola Gregory

“A tutte le donne della Croce Rossa, a tutte le donne impegnate nel volontariato, a tutte le operatrici, le dipendenti della Cri, a tutte le donne che nella vita privata e pubblica lavorano con costanza e coerenza, vorrei augurare una Festa della Donna che possa essere occasione di unità e di riflessione”. Con queste parole Patrizia Ravaioli, Direttore Generale di Croce Rossa Italiana ha pronunciato il suo augurio per l’8 Marzo rivolto a tutte le donne del mondo e soprattutto a quelle che vivono il più grande movimento umanitario italiano. “La Croce Rossa ha una grandissima tradizione di volontariato che si esplica nell'impegno di donne organizzate in componenti come quella delle Infermiere Volontarie e del Comitato Femminile - ha aggiunto Ravaioli - e per questo sono orgogliosa di congratularmi con la nostra Sorella Monica Dialuce che proprio in questa ricorrenza ha ricevuto al Quirinale il titolo di Commendatore ‘per il suo duraturo impegno nel mondo del volontariato e per i servizi prestati nei più difficili contesti di emergenza nazionali e internazionali’ . Nell'occasione della Festa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso un concetto chiave: “Il progresso femminile non si deve solo a figure personalmente eccezionali, ma anche, e molto, a persone normali che hanno infranto barriere, consuetudini stantie, lo si deve a donne coraggiose che hanno distrutto vergognosi privilegi maschili. Se le donne devono agire da protagoniste nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità, gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni”. Quando la CRI pensa alle donne, prosegue Ravaioli, “non può non pensare alle più vulnerabili, alle più esposte; il pensiero non può non andare ai conflitti armati dove le donne sono vittime perché abbandonate dagli uomini, lasciate sole ad occuparsi di casa e figli, e spesso vittime di abusi sessuali”. “Oggi non possiamo non pensare al Nord Africa - ha aggiunto - alle donne e agli uomini, profughi, uccisi e perseguitati e a chi in molti paesi vede limitata o annullata la propria libertà. Nel volontariato come in tutti i settori produttivi di questo Paese, e il dibattito degli ultimi mesi lo conferma, il lavoro delle donne e la meritocrazia viaggiano su due binari che troppo spesso ancora oggi hanno difficoltà ad incontrarsi”. Continuando su questo tema, il Direttore della CRI cita anche alcune parole del prof. Maurizio Ferrara, ordinario di politiche sociali e del lavoro Università di Milano: “fare largo alle donne e promuoverne l'occupazione è diventato urgente non solo per ragioni di pari opportunità e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di loro l'Italia non cresce. Puntare sul lavoro delle donne è oggi la scommessa più ‘conveniente’ per tutti noi”. Patrizia Ravaioli, inoltre, ha anche sottolineato la straordinaria importanza di un accordo per conciliare i tempi di lavoro e quelli della famiglia di recente siglato dal Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e delle parti sociali, grazie al contributo essenziale dell'osservatorio gestito dall'ufficio della Consigliera Nazionale di Parità prof.ssa Alessandra Servidori. Questi accordi saranno legati anche a un meccanismo di detassazione. L'iniziativa può favorire l'innalzamento del tasso di occupazione femminile, per cui l'Italia è maglia nera in Europa insieme a Malta. Ravaioli cita quindi le parole di Sacconi a proposito del nostro Paese del quale ha detto "Il Paese ha sempre avuto bassi tassi di occupazione femminile, ma le riforme Treu e Biagi li hanno innalzati del 9% dal 1997 al 2007, mentre nella crisi e ora nella ripresa economica l'occupazione femminile è andata meno peggio di quella maschile. Ciò significa che possiamo lavorare per fare crescere questa parte del mondo del lavoro, a partire dall'accordo tra le parti sociali sull'orario per conciliare il tempo di lavoro con il tempo della famiglia”. Nella sua argomentazione a proposito del “fattore D”, Sacconi ha proseguito dicendo che “questo elemento costituisce un fattore decisivo di crescita perché garantisce più ricchezza alle famiglie, ma non solo: quante più donne lavorano, tanti più nuclei familiari si rivolgeranno al mercato per cercare soluzioni a quei problemi e a quei bisogni di cui oggi si occupano le madri e le mogli che stanno a casa, dando così un forte impulso alla sviluppo di una moderna economia dei servizi”. Il Ministro ha poi aggiunto che ciò ha il significato di poter disporre di nuovi posti di lavoro e di una nuova ricchezza diffusa. E significa anche meno culle vuote e meno bambini poveri. Si tratta di tre fenomeni solo apparentemente indipendenti. Ciò è dimostrato anche da un filone di ricerche anglosassoni che hanno coniato il neologismo ‘womenomics’. Il termine nasce per interpretare dati occupazionali, di fecondità e di crescita dei paesi, in relazione all'attività delle donne. Secondo questa teoria la maggiore presenza femminile in economia rappresenta una leva per la crescita e lo sviluppo del paese. Kevin Daly, economista della società di consulenza Goldman Sachs ha detto: “L'aumento dei tassi di occupazione femminile ha già avuto un ruolo importante nello sviluppo dell'eurozona, con un contributo medio annuo dello 0,4% alla crescita del Prodotto Interno Lordo”. “Circa il ruolo della donna nel mondo del lavoro la politica ha molte colpe e molto, può e deve fare - ha infine concluso il Direttore Generale Ravaioli - ma non è alla politica che dobbiamo chiedere di rimuovere ostacoli. E neanche alla società. Siamo noi stesse a dover sradicare giorno per giorno l'ortica del pregiudizio che si radica nel terreno dell'ignoranza. Rovesciamo il meccanismo. Non chiediamoci più, quindi, per dirla con John F. Kennedy, cosa può fare la società per aiutare le donne, ma cosa le donne possono fare per aiutare la società. E facciamolo!”


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