La pellicola cinematografica cult del grande regista di opere sulla Roma dei secoli scorsi, Luigi Magni (il film è del 1973) è stata portata quest'anno sulla scena teatrale da Renato Greco. Un evento di rilevante impegno artistico e produttivo con il quale la sua compagnia, “Stabile del Teatro Musicale e della Danza”, ha aperto la stagione. Le rappresentazioni che dureranno sino a primavera inoltrata, avranno una pausa estiva per poi riprendere sul finire dell'anno. E’ questa la prima volta che la storica versione cinematografica del dramma di Victorien Sardou viene portata sulle scene: Il “TeatroGreco” propone questa nuova interpretazione della grande opera anche in occasione delle celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Le composizioni originali sono di Davide Pistoni, che ha anche assunto un suo preciso ruolo sulla scena (quello del Sacrestano) con il quale interpreta pure lo stesso ruolo che tanti anni fa fu di suo padre, attore nel film di Magni. “Ogni donna romana potrebbe trovare se stessa nel personaggio de “La Tosca”, ha spiegato Renato Greco nella conferenza di presentazione dell'opera nel cui titolo ha voluto aggiungere l'articolo “La” . Il cast è tutto un dipanarsi di giovani artisti a partire dal ruolo della prima attrice affidato a Francesca Nunzi (Floria Tosca), raffinata ed eclettica professionista nata nel laboratorio teatrale di Gigi Proietti; a seguire sono Carlo Ragone (il barone Scarpia), Sebastiano Vinci (Cesare Angelotti), Michele Carfora, (il pittore giacobino Mario Cavaradossi), nato proprio nella compagnia di Renato Greco, divenuto poi primo ballerino e oggi protagonista nelle maggiori produzioni della commedia musicale italiana. Chiude questo primo elenco del cast Stefano Ambrogi (il perfido Governatore che ingannò Tosca con una promessa menzognera) una figura già ben caratterizzata nel mitico “Gnecco” del Rugantino. Massimo Castellani, cui è stata affidata la supervisione alla regia di Magni, ha collaborato con Renato Greco sia nei testi che nell’adattamento teatrale, garantendo con ciò una fedele trasposizione del capolavoro cinematografico. L’affascinante scenografia, interamente costruita e dipinta a mano, non smentisce le aspettative nel massimo rispetto sia delle linee estetiche e storiche dell’opera che nella fedele interpretazione di quanto Magni, quasi quarant’anni fa, aveva ideato per il set cinematografico. I testi e le canzoni sono di Avio Focolari. Gli abiti degli interpreti sono quelli originali del film realizzati da Lucia Mirisola, i costumi dell'adattamento teatrale sono di Alessandra Saroli.
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“Intorcinati dentro a ‘na bandiera... foco de libertà che abbrucia er core” è questo il sottotitolo che Renato Greco, prendendo spunto da uno dei brani più famosi del film di Luigi Magni, ha voluto dare alla sua versione teatrale di quella “Tosca” che nel 1973 debuttò nelle sale cinematografiche. La pellicola, anche se non è forse la più nota del grande regista di opere romane (In nome del Papa re, Faustina, Nell’anno del Signore, ecc), dipinge uno spaccato di Roma all’inizio ottocento. L’azione è datata al 14 giugno del secolo, una giornata molto importante (quella della battaglia di Marengo) che celebrò una vittoria di Napoleone nell’entrata in Italia. Mario Cavaradossi, pittore sulla scena, stava dipingendo una Maria Maddalena per la chiesa di Sant’Agnese quando, nascosto proprio nella chiesa e vestito da donna, scoprì un prigioniero politico, Cesare Angelotti, che era appena fuggito da Castel S. Angelo. Condividendone le idee politiche Cavaradossi condusse il fuggitivo nella sua casa fuori città. Contro di loro si attivò il reggente della polizia romana, il barone Scarpia. Il Cavaradossi, inoltre, dovette anche barcamenarsi con l’amore geloso e possessivo della cantante Floria Tosca che, senza saperlo, contribuì a rendere ancora più critica la situazione: dopo averla pedinata nel cuore della notte, il reggente scoprì il rifugiato che, piuttosto che costituirsi, si suicidò. Scarpia arrestò poi il pittore che lo aveva aiutato nella fuga e lo condannò a morte Aveva però anche lui un ardore possessivo per Tosca e le propose un patto scellerato: avrebbe salvato la vita a Cavaradossi solo a patto che lei gli si concedesse; la donna accettò chiedendo però anche un salvacondotto per fuggire dalla città con il suo amato. Non appena Scarpia firmò, l’astuta cantante lo pugnalò alle spalle. Con il salvacondotto in mano Tosca corse dal suo amato nelle prigioni ma lo trovò appena fucilato: la promessa che aveva avuto da Scarpia era stata solo una finzione. Con il suo amato ucciso, alla Tosca non restò che suicidarsi gettandosi dai bastioni di Castel Sant’Angelo.
Foto di Davide Bartoli: L'architetto Massimo Roth, ideatore della scenografia, aiuta Renato Greco a uscire da uno dei lcunicoli della fortezza costruita sul set.
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