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Del seguente articolo:

Luglio-Settembre/2011 -
Gli italiani e la lotta all’evasione
Andrea Nemiz

Di tanto in tanto appare in tv un promo del Governo, molto efficace nel contenuto e tecnicamente ineccepibile, nel cui messaggio si esortano gli italiani - tutti - a non evadere le tasse. Ineccepibile anche la conclusione nella quale si afferma che chi evade, chi fa il furbo, non infierisce solo sulle casse dello Stato, ma danneggia pure, e direttamente, gli italiani tutti. L’evasione è ovunque e, chi deve vigilare, colpisce duro su tanti ‘microfurbetti’ e, ovviamente, qualche soldo lo si recupera. E i risultati, i successi delle Fiamme Gialle del loro spesso improbo lavoro, vengono giustamente ampiamente pubblicizzati. Tutto bene, dunque, salvo una riflessione: ma di quale portata sono le somme recuperate con indagini a tappeto sul territorio, rispetto a quelle lucrate da maxievasori specializzati in tante dubbie imprese con operazioni bancarie all’estero o, meglio, estero su estero? Basta depositare i soldi nei paradisi fiscali e tutto è difficilmente accertabile. Non vogliamo provare a delineare delle cifre, che però, chi deve, le conosce molto bene. A noi, piccoli comuni cittadini, probi e tassati in diretta alla fonte (non si scappa!), basta passeggiare in qualsiasi porticciolo turistico per vedere quanti yacht da 12-24 metri battono bandiera dei paradisi fiscali. Panama in testa, Liberia, Bermude e altri. I proprietari li potremmo definire ‘i furbetti’ dello yacht, spesso intestano le loro ‘barche’ a società con sede alle Cayman e alle isole Vergini. è tutto permesso dalla legge, almeno sulla carta. Basta creare una società di noleggio, in Italia o, meglio, nei paradisi fiscali, e così Guardia di Finanza ed Entrate impazziscono. Una flotta da nababbi che certo paga l’ormeggio nei porti italiani ma i veri padroni di queste ‘barche’ come e dove pagano le tasse? E che dire poi di tante Compagnie d’affari estere, assolutamente irreprensibili nel loro rigore, che si offrono sul web anche per attività di compravendita o intermediazione che saranno gestite dall’estero? Possibilità di recuperi sul ben occultato, o meglio, sul ‘maltolto’ agli italiani? Certo esistono ma il lavoro è immane. Su dati ufficiali si ipotizza che il blocco dell’evasione si assesterebbe sui trecento miliardi l’anno con grandi differenze di percentuali tra il nord (più bassa), e il sud (più alta). Oggi è stata appena ricostruita la mappa dell’evasione fiscale in Italia dalla Dbgeo, (DataBaseGeomarket), un nuovo data-base ideato dalle Entrate al fine di orientare al meglio i controlli antievasione e ottimizzare la distribuzione dei servizi al pubblico sul territorio. Quando la Dbgeo sarà perfettamente operativa forse ne sapremo di più. Questa struttura conoscitiva è impostata per un controllo sistematico su oltre cento Province italiane. Ma le Province che fine faranno? Tutto verrà riformulato, il tempo passa. Noi, però, abbiamo una carta vincente in mano: quando andiamo al panificio controlliamo con sguardo occhiuto lo scontrino fiscale e, se non è perfetto, corriamo a denunciare il negoziante. A pena di sanzioni contro di noi se, a un controllo random, la Finanza ci trovasse senza il mitico ‘pizzino’


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