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Del seguente articolo:

Luglio-Settembre/2011 -
Missioni umanitarie
Gli aiuti nel Turkania dello staff della Croce Rossa Italiana: una straordinaria esperienza umana vissuta per 40 giorni
Team leader E.M. Ignazio Schintu - Interprete Francesca Basile

Oggi abbiamo un tremendo racconto diretto, scritto
dal Team Leader dello staff della Croce Rossa inviato
in Kenya, E.M. Ignazio Schintu, e dalla Interprete
Francesca Basile. Scrivono di aver visto morire sotto ai loro
occhi bambini sfiniti dalla fame e dal caldo. Gli operatori umanitari
si sentono quasi impotenti di fronte a questa tragedia dalle dimensioni
bibliche con anziani ridotti a cumuli di pelle e ossa che non erano
più in grado di muoversi. Oppure dei tanti ricoverati
dell’Health Center - il dispensario - che avevano bisogno
di cure mediche ma, nei mesi scorsi, non esisteva la possibilità
di sufruirne a causa della mancanza di elettricità.


Gli uomini della Croce Rossa Italiana - volontari e operatori tecnici - che sono rientrati dalla missione nel Corno d’Africa dopo un lungo lavoro in quelle aride terre del Turkana, una zona all’estremo nord del Kenia ai confini con il Sudan e l’Etiopia, hanno dato per lettera un resoconto che è stato poi diffuso dalla CRI. Questo importante staff, che ha lavorato in perfetta sintonia con la Croce Rossa keniota, ha vissuto un’esperienza di cui, forse, non se ne conosce ancora troppo bene la durezza, ma per una semplice ragione: i media ne parlano poco. E per di più loro stessi non avevano alcuna possibilità di comunicare. Niente telefono, niente televisione, tantomeno internet. Gli operatori umanitari italiani sono rimasti soli a lavorare stoicamente in una terra avida di aiuti ma anche con tanta voglia di rialzarsi, “Durante i 40 giorni appena trascorsi abbiamo imparato a conoscerla questa terra - scrivono - a viverla e a farne il luogo presso il quale, ogni mattina, mettevamo un po' di noi stessi al servizio di chi ne aveva bisogno. Siamo i primi a ritornare da questa, è proprio il caso di dirlo, avventura. Alcuni dei ragazzi partiti con noi sono ancora alla missione di Kaikor e continuano a darsi da fare per portare a termine le varie attività che abbiamo intrapreso insieme alla Croce Rossa kenyota. Con i ragazzi di quella consorella, abbiamo condiviso la casa, il cibo, il lavoro e la speranza di fare qualcosa di concreto per una popolazione che, al luglio del 2011, era arrivata allo stremo. Scenario drammatico, al quale però, senza piangersi addosso, goccia dopo goccia, si sta cercando di porre rimedio, in un unico grande team”. Dal resoconto dello staff si evince che, per quanto riguarda il team sanitario, le condizioni della popolazione e dei bambini malnutriti, a 2 mesi dall'inizio dell'intervento, sono notevolmente migliorate. ”Quei bambini che alla misurazione della circonferenza del braccino risultavano a codice ‘rosso’, indice di seria malnutrizione, perché avevano una circonferenza inferiore a 10 cm, ora sono in ‘codice ‘giallo’ , cioè tra i dieci e i dodici centimetri, o in qualche caso quasi anche “verdi”, superiori ai dodici. Queste semplici misurazioni sono state per noi un bel segno di speranza”. Nel grande impegno umanitario della equipe della CRI , che ha ovviamente lavorato su popolazioni nomadi, tanti altri casi critici sono stati curati anche grazie all'aiuto del personale, medico e non solo, della Croce Rossa Italiana, ormai un tutt'uno con quello della Kenya Red Cross. “Da quando siamo qui - proseguono nel loro resoconto gli operatori - più di un migliaio di braccini, e i casi di malnutrizione, sono stati trattati con un corretto dosaggio di Unimix e BP5, sostanze iperproteiche finalizzate al riequilibrio anche dei casi più seri”. “Sono state somministrate più di 500 dosi di vaccini: poliomelite, rosolia, pentavalente per difterite, pertosse, epatite B, tetano, hemophilius influenza B e Pneumococco; anche le future mamme, vaccinate contro il tetano, hanno ben superato la cinquantina di unità. Le cliniche mobili accolgono le esigenze di tantissime persone, più di 800 da quando siamo arrivati qui; le patologie più diffuse incontrate quotidianamente dal nostro personale sanitario sono infezioni respiratorie, malaria, diarrea e infezioni agli occhi, diffuse soprattutto nei bambini”. “In questo contesto di lavoro e speranza, non dimentichiamo la clinica a righe bianche e blu un po' sbiadite e scrostate, sperduta in questa piana arida e circondata dalle capanne della popolazione di Kaikor. E' il punto di riferimento non solo della Croce Rossa, ma di tutte le associazioni umanitarie impegnate in quella zona mortale del Nord Turkana”. “L'ospedale più vicino è a Lodwar, a 5 ore di fuoristrada da qui, in una situazione ordinaria, senza strade asfaltate ma in mezzo a pietraie, letti dei fiumi in secca e distese di sabbia, terra bollente. Basta un minimo problema, un contrattempo, per aumentare di molto le ore di viaggio”. I medici sostengono ritmi serratissimi per soddisfare le 22.000 persone che, per una ragione o per l'altra, usufruiscono dell’assistenza: ricoveri, donne partorieni, visite, vaccini e doparti. Fino a poco tempo fa, gli staff umanitari dovevano lavorare in assenza di corrente elettrica sia per gli stanzoni adibiti a reparti, che per la sala parto e gli ambulatori. Non da meno, anche il laboratorio per le analisi. Quando si parla di “laboratorio di analisi”, però, gli operatori CRI sottolineano che si tratta di uno stanzino con un frigo e un microscopio, “ma quando grazie a quel microscopio riusciamo a identificare e affrontare per tempo patologie diffusissime e micidiali come malaria e tubercolosi, salvando talvolta vite umane, non possiamo davvero dire che esso sia piccolo” È stata la Croce Rossa Italiana a provvedere all'installazione e manutenzione dei pannelli solari: la ‘luce’ è tornata sulla clinica, in tutti i sensi, ed è oggi in grado di soddisfare abbondantemente le necessità di illuminazione, elettricità per i frigoriferi dei medicinali e le attrezzature; e vedere il tecnico di laboratorio accendere il microscopio dopo più di un anno, emozionato e pronto a velocemente diagnosi talvolta fondamentali perla sopravvivenza di tante persone... “ha ripagato tutto il nostro lavoro”. “Non ci siamo fermati qui... - prosegue il resoconto - oltre all'illuminazione abbiamo cercato di rendere questo posto di dolore, ma anche di speranza, un po' più accogliente, e un po' più igienico per coloro che vi debbono trascorrere giornate sicuramente non facili. Ci siamo "presi cura" dell'edificio destinato ai reparti, quello centrale: l'abbiamo sanificato, ridipinto e sistemato a dovere: il giallo screpolato e il blu scrostato dei muri sono tornati splendenti, la facciata è tornata fiera a guardare dall'alto le capanne di questa gente. Non ci siamo risparmiati, volevamo finire nel più breve tempo possibile e in una settimana il lavoro è stato fatto. Tanto da stupire i colleghi kenyoti, perché tanti, in passato, si erano presi impegni che ancora non sono stati portati a termine. Sono bastati i visi dei pazienti a ritemprarci per tutte le energie spese, e di quelle mamme che finalmente potevano vegliare i loro bimbi malati in un posto sereno, sotto le ‘mosquito nets’ che, come una ciliegina sulla torta, abbiamo sistemato per preservare grandi e piccini dai pericolosi insetti dell’esterno”. “Immersi in questo contesto abbiamo avuto conferma di quanto ci viene insegnato in Italia durante i corsi di gestione delle emergenze: che il passaggio da soccorritore a vittima, in situazioni estreme come questa, è davvero breve. Ecco perché ci siamo presi cura anche del compound presso il quale siamo ospitati, che appartiene a una Missione: abbiamo cercato di rendere quelle stanzine in disuso un po' più accoglienti, sia per noi che per gli amici della Kenya Red Cross. Non è facile vivere dovendo tener conto che nulla va sprecato, perché non si può fare la spesa, non si possono tenere accesi tanti apparecchi elettrici insieme per non far saltare la corrente a tutto il compound (nonostante il nuovo generatore messo a disposizione dall'Italia); non si può nemmeno pensare di dormire senza mosquito net perché al calar della sera, zanzare e altre specie di insetti non aspettano altro che entrare nella tenda”. “Non è stato un campeggio, è stata dura, lo possiamo assicurare... ma siamo contenti di come sono andate le cose, perché il superamento di tante difficoltà, molte delle quali impreviste, ci hanno reso più forti, e in grado di affrontare ogni giorno nuove sfide. E il ricordo dei sorrisi della gente, delle loro strette di mano piene di gratitudine, delle vocine dei bimbi festosi nonostante la fame e la povertà... è la nostra forza che ci impone di fare alzare l’attenzione su quale mole di lavoro rimanga ancora da fare e di quanto sia importante la presenza della Croce Rossa”. Nel concludere “mentre prepariamo i bagagli per lasciare il compound, è arrrivato anche il fuoristrada della IVECO Lince, che qui chiamano "the beast", la bestia. Ma è una bestia buona, che sarà in grado di trasportare operatori e aiuti anche nelle zone più impervie del Turkana. è tempo di andare, pensiamo di aver raggiunto tutti gli obiettivi, grazie al team ma soprattutto grazie a chi, dall'Italia, non ci ha mai lasciato soli: sala operativa, servizio emergenze, ufficio stampa... Questa grande squadra si chiama Croce Rossa Italiana”.
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EMERGENZA CORNO D’AFRICA LA RACCOLTA FONDI DELLA CROCE ROSSA ITALIANA PER LE DONAZIONI ON LINE www.cri.it A seguito della drammatica emergenza umanitaria che si sta consumando nel Corno D’Africa, la Croce Rossa Italiana ha aperto una raccolta fondi nazionale. Le risorse raccolte serviranno a finanziare le azioni di soccorso promosse dal ‘Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa’ La Croce Rossa Italiana è presente in Kenya con un team composto da esperti al lavoro per valutare gli ambiti dell’intervento che si svilupperà nel campo pediatrico e nutrizionale. Donazioni mediante bonifico su conto corrente Bancario Codice IBAN: IT19 P010 0503 3820 0000 0200 208 intestato a: " Croce Rossa Italiana, Via Toscana 12 - 00187 Roma" presso Banca Nazionale del Lavoro Filiale di Roma Bissolati Tesoreria Via San Nicola da Tolentino 67 - Roma nella causale indicare: “Emergenza Corno d’Africa” Per donazioni dall'estero usare il codice BIC/SWIFT: BNL II TRR Donazioni mediante conto corrente postale n. 300004 intestato a: "Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma" nella causale indicare “Emergenza Corno d’Africa” Donazioni on-line sul sito www.cri.it (cliccare sul banner “DONA on-line”) Selezionare la causale “Emergenza Corno d’Africa


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