Prima nel prestigioso e artisticamente sfarzoso scenario
dei Musei Capitolini a Roma, poi nell’altrettanto prestigioso
Castello Reale di Varsavia, il celebre fotoreporter di statura
mondiale Vittoriano Rastelli ha inaugurato una sua irripetibile
mostra fotografica su Papa Giovanni Paolo II e i suoi viaggi
nel mondo. Questa documentazione su Papa Wojtyla è unica
nel suo genere e Rastelli ne ha realizzato un importante
percorso espositivo tratto dai suoi servizi per Life, Epoca e tante
altre testate mondiali.Titolo della mostra: “All'altare di Dio"
Le due mostre hanno raccolto 150 fotografie che sono accompagnate da dettagliate descrizioni in tre lingue: italiano, polacco, inglese. Attraverso le immagini riprese dal grande fotogiornalista si possono ripercorrere le tappe salienti del pontificato di Karol Wojtyla, il terzo più lungo nella storia millenaria del Vaticano. La mostra, dedicata all’iconografia papale e alla sua evoluzione, non si limita ai soli appuntamenti di Roma e Varsavia, ma sono anche previste altre date fino a tutto il prossimo dicembre: a seguire si sposterà a Madrid, Lisbona, Manila e Buenos Aires. Dalle istantanee riprese dalla Leica di Rastelli non emergono solo gli eventi religiosi presieduti dal Papa globe-trotter magari nel mezzo di folle oceaniche, ma anche, e soprattutto, la spiritualità dell’uomo. L’obiettivo di Rastelli, infatti, ha fermato i momenti, i gesti salienti di Giovanni Paolo II sin dalla sua prima apparizione in pubblico nell’ottobre 1978, quando dal balcone centrale della Basilica di San Pietro lanciò la prima esortazione dicendo: “Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo, alla sua salvatrice potestà, aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, civiltà e di sviluppo”, ed esortando infine i presenti sulla piazza e tutti i credenti collegati attraverso le reti televisive per ascoltare l’omelia di inaugurazione del suo pontificato, ha concluso: “Non abbiate paura! Cristo sa cosa c’è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!”. Dopo tanti anni trascorsi a seguire gli avvenimenti legati alla vita terrena di colui che è poi divenuto Beato si può affermare che molti degli ‘scatti’ di Rastelli sono diventati memorie storiche. Con le sue macchine fotografiche al collo Vittoriano è stato infatti fedele cronista di innumerevoli appuntamenti in ogni continente ( gli agiografi del Papa hanno calcolato che Giovanni Paolo II ha fatto trentuno volte il giro del mondo facendo conoscere il Vangelo ovunque) e i suoi obiettivi hanno immortalato il Papa dei giovani mostrando una Chiesa altrettanto giovane, anche se legata a una millenaria tradizione. Nel fotografare il Papa, Rastelli ha anche ritratto generazioni degli ormai famosi papaboys che si possono vedere in molte delle foto esposte. Da alcune immagini si comprende come Giovanni Paolo II proprio dai giovani traeva ispirazione e forza, donando loro un grande orizzonte ideale per la vita e un incoraggiamento a non avere paura del futuro. Tra i più prestigiosi maestri del fotogiornalismo italiano, Vittoriano Rastelli, degli anni in cui ha seguito il papa polacco, può ben dire di avere imparato a conoscerlo in uno dei suoi aspetti sconosciuti ai più, forse proprio in quello più vero. “è stato un uomo che ha sempre lottato, ha sofferto tanto, tantissimo nella vita, non si fermava mai di fronte a nessun ostacolo: proprio da Wojtyla ho imparato che non ci si deve fermare mai, e occorre dire sempre quello che si pensa e ad alta voce”. Rastelli racconta poi di aver ritratto il Papa fin poco dopo l’attentato: “l’ultima fotografia è la sua sedia vuota. Ho aspettato che tornasse dall’ospedale per fare le ultime foto che scattai durante la prima benedizione quando lasciò il Policlinico Gemelli. Aveva ancora un cerotto e poi ho smesso. Quando fotografo mi piace guardare le persone negli occhi e con lui era diventato impossibile per una questione di sicurezza. Mi resi conto che di fronte a gente che spara meno persone ci sono intorno, più sicurezza c’è”.
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