“Tratta degli esseri umani”, nuova forma di schiavitù. Ne sono vittime ogni anno più di due milioni e mezzo di persone. Di uno dei più odiosi reati che un simile può commettere contro il proprio simile è stata effettuata la stima dalla Direzione Giustizia della Commissione Ue in occasione della prima giornata europea dedicata all’esame di questo fenomeno, che gli esperti preferiscono definire come para-fenomeno per la sua oscurità, per le complicità che coinvolge, per la rete criminale estesa in tutto il mondo e principalmente nei paesi poveri. “E’ cambiato il modo di operare delle organizzazione criminali”, sostengono concordemente gli esperti dell’OIM, l’Organizzazione internazionale delle Migrazioni, e gli operatori volontari, laici e religiosi, riuniti a congresso dall’ “Unione internazionale Superiore Generali”, le suore che hanno alzato a loro volta la “rete”, cioè la comunicazione, “contro la tratta delle persone”. “Dalla Nigeria – ha denunciato la battagliera suora indiana Bernadette Sangma – le vittime viaggiano clandestinamente via terra, e non più via mare. Vittime alla partenza, schiave all’arrivo”. La sociologa Carmela Godeau, capo missione dell’Oim, aggiunge: “la crisi ha incrementato i trasferimenti clandestini. Sono stati escogitati nuovi raggiri. La chiusura delle barriere e il rientro forzato di immigrati ha fatto sì che se Lampedusa è vuota o meno intasata, i campi di transito sono gremiti”. In cima al programma delle due organizzazioni campeggia la dichiarazione: “Denunciamo che la tratta di persone è un crimine. Rappresenta una grave offesa contro la dignità delle persona e una seria violazione dei diritti umanai”. Padre Eusebio Hérnandez Sola, assistente nella Congregazione degli Istituti di vita consacrata, ricorda che il Concilio ha definito vergognose “la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani”. Benedetto XVI ha denunciato le offese contro la dignità della donna. Si è di fronte a nuove sfide a cui occorre rispondere con una “nuova fantasia di carità”. Victoria Gonzales de Castejòn, segretaria dell’Unione delle Superiore, ha detto che “l’abuso sessuale, lo sfruttamento di donne e bambini, in una parola la tratta, è diventa un commercio lucrativo multi-nazionale”.
Alla rete criminale si contrappone la rete che nasce dalla sinergia tra due organismi che rappresentano “il volto pubblico e quello privato, i laico e il religioso nella comune difesa delle persone che vivono nelle situazioni di grave povertà e marginalità”. L’alleanza registra che attualmente due operatori impegnati sul campo – i sociologi da un lato e le suore dall’altro – sono in India per condurre in quella nazione, in particolare nel Bangladesh, corsi di formazione. Si tratta di suor Benedetta Sangma e del sociologo Stefano Volpicelli, dirigente dell’OIM. Abbiamo intervistato l’una e l’altro,insieme alla capo-missione OIM, Carmela Godeau .
Dottor Volpicelli, quali dimensioni assume il fenomeno della tratta degli esseri umani?
Sono milioni gli esseri umani prelevati con l’inganno e la coercizione dai luoghi di nascita o di residenza allo scopo di sfruttarne il corpo o una parte di esso. Si calcola che almeno mezzo milione siano le vittime in Europa e attorno alle 40 mila in Italia.
Che tipo di fenomeno è e come si spiega?
E’ un fenomeno globalizzato, complesso e articolalo che per le sue caratteristiche può essere considerato un meta-fenomeno. Siamo di fronte a un potente rivelatore di dinamiche sociali ed economiche patologiche che, limitando in diversi modi la libertà della persona, costituiscono una grave violazione dei diritti.
Come mai non si riesce a far luce?
A quindici anni dalla sua comparsa, la tratta delle persone rimane tuttora misteriosa e non ben identificata. D’altra parte, ci sono voluti ben dieci anni prima che una definizione fosse condivisa dalla comunità internazionale.
E’ stata trovata?
A Palermo nel duemila fu approvato il Protocollo per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di persone, sopratutto donne e bambini e fu allegato alla Convenzione internazionale contro il Crimine organizzato Transnazionale. In questo contesto figura una definizione molto articolata e precisa.
Vogliamo scandirla?
Il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, il dare alloggio o accoglienza a persone, tramite l’uso o la minaccia dell’uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite l’offerta o l’accettazione di somme di denaro o altri vantaggi finalizzati ad ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’atra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende come minimo lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, la schiavitù e pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi”.
C’è di tutto, Ma come reagire e con contrapporre?
A questo fenomeno la cui complessità risulta chiara, vanno contrapposte azioni di contrasto articolate che diano risposte a questa che è una denuncia della componente patologica della globalizzazione a livello glocale, regolando l’estremizzazione della competitività economica e la distruzione di meccanismi di welfare, gestendo l’aumento incontrollato dei processi migratori sopratutto interni, dalle campagne alla città, riducendo l’aumento delle disuguaglianze sociali, delle povertà, delle discriminazioni di genere, prosciugando le zone d’ombra – il sommerso – nel quale si annida lo sfruttamento lavorativo: infine favorendo i canali legali della migrazione, del lavoro e regolamentando la prostituzione, nella quale si nasconde lo sfruttamento sessuale.
Intervista a suor Bernadette Sagma
Suor Bernadette, chi sono gli attori, gli autori della tratta degli esseri umani?
Si comincia dai propri familiari, dai fidanzati, dai vicini di casa, da amici e amiche. Ma i principali responsabili sono le organizzazioni criminali, spesso anche in connivenza con le autorità locali e politiche.
Dove avviene?
Si esplica nei paesi di origine, in quelli di transito e di destinazione. E’ fenomeno di dimensioni mondiali. Non c’è nazione nel mondo che possa vantarsi di essere immune d questa piaga sociale.
Ci riguarda?
Sebbene il crimine avvenga nelle zone più povere del globo e negli strati sociali più indifesi,la tratta non è una realtà lontana da noi. Succede nelle nostre strade (si pensi alla prostituzione), nei nostri quartieri. Colpisce e coinvolge i nostri conoscenti, amici e amiche, bambini e bambine delle nostre scuole e parrocchie: quanti sono stati rapiti davanti agli occhi dei genitori e degli insegnanti?.
Come contrastare?
Tenendo conto dei fattori di domanda e offerta che sono alla base del fenomeno, sono necessari approcci multidisciplinari e multidimensionali per rimuovere le cause e accompagnare il cammino della ricostruzione della vita di chi è stato ferito nel profondo. Bisogna creare un humus, un terreno umano nelle politiche decisionali a tutti i livelli.
Riguarda anche gli uomini, cioè i maschi?
Per non soffermarsi agli aspetti appariscenti e rinchiudersi nell’inattività, nessuno può sentirsi estraneo alle sofferenze devastanti di donne e bambini, ma anche di uomini.
In che senso?
La presa di coscienza è sembrata aumentare, tanto che anche Ordini e Congregazioni maschili hanno assunto il contrasto alla tratta degli esseri umani con propria deliberazione, come mandato obbligatorio per i loro membri. L’intervento maschile è importante sul fronte della domanda, dei “clienti” La logica del mercato ci dice che non esiste offerta senza domanda. Purtroppo, e con pena, notiamo che gran parte dell’offerta proviene anche da padri di famiglia e mariti che si dicono cristiani praticanti. Anche questi devono essere riabilitati.
Su quale altro fronte intervenire?
Bisogna coinvolgere attivamente le lobby e i patrocinanti, gli avvocati. Per essere presenti dove vengono prese le decisioni, per rimuovere le cause che rendono le persone preda dei trafficanti, e per condurre questi ultimi davanti ai tribunali.
Intervista a Carmela Godeau
Dottoressa Godeau, quale è il senso della collaborazione tra OIM e istituti religiosi?
Riconosciamo il ruolo dl personale religioso e delle organizzazioni religiose come un pilastro nella collaborazione a favore delle persone che cercano di migliorare la qualità della propria vita ricorrendo alla migrazione.
Che risultati avete ottenuto?
In 5 anni abbiamo realizzato la formazione specifica di circa 500 suore che si impegnate nella rete contro la tratta delle persone, specialmente in Paesi maggiormente a rischio: Sud Africa, Repubblica Dominicana, Albania, Nigeria.
Come agite, con quali fondi e appoggi?
OIM è un’organizzazione intergovernativa nata nel 1951. Conta 125 stati membri, con sede a Ginevra e ufficio regionale a Roma per il coordinamento con 14 paesi del Mediterraneo. I compiti sono vasti: assistere e agevolare i migranti, promuovere attività per l’accoglienza e l’integrazione, o il reinserimento nelle aree di origine Ma anche realizzare progetti per prevenire le malattie, sollecitare risorse per lo sviluppo dei paesi poveri, orientare al lavoro. I finanziamenti sono erogati dagli Stati Uniti tramite il dipartimento per la popolazione, i rifugiati, i migranti.
A che punto è il ritorno volontario di vittime di tratta?
Nel corso dell’ultimo anno hanno beneficiato di questo programma 81 vittime di tratta e 137 casi umanitari. Si tratta di uomini e donne sottratte al circuito di sfruttamento che hanno scelto volontariamente di rientrare in patria in condizioni di sicurezza e dignità e reinserirsi nel contesto socio-lavorativo. Più di recente 24 donne sono ripartite con una bella valigia dalle regioni italiane del Nord dirette a casa loro.
Ma che cosa avviene nei Paesi del Nord Africa, vero e proprio ponte di transito, e a Lampedusa?
In Marocco e in Libia abbiamo promosso corsi di formazione per funzionari governativi, forze di polizia, organismi della società civile locale. A Lampedusa e in altre località della Sicilia interessate agli sbarchi, svolgiamo un ruolo di monitoraggio degli standard di accoglienza e di tutela legale degli immigrati, in collaborazione con l’organizzazione per i rifugiati, la Croce Rossa e Save the Children.
Con quali benefici per i migranti?
La nostra presenza ha favorito migliori condizioni e individuato innumerevoli soggetti vulnerabili che non richiedevano asilo ma che per tutta evidenza erano soggette alla tratta.
Ma gli arrivi continuano?
Si è avuto un incremento del 900 per cento di arrivi di ragazze provenienti dalla Nigeria che, sulla base di interviste da noi effettuate, abbiamo identificato come potenziali vittime di sfruttamento sessuale.
A quali conclusioni porta la vostra esperienza?
Qualsiasi strategia di protezione, prevenzione o contrasto non può prescindere dal riconoscimento dei diritti delle vittime. Ecco perché si devono costruire reti con diverse professionalità e capacità operative, per contrastare efficacemente il fenomeno.
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