Su 11 milioni, quelli in povertà sono 2 milioni
e come spazio verde hanno solo un foglio d’insalata
Sono quasi 11 milioni i minori che vivono nel nostro paese, 932mila dei quali hanno origini straniere sebbene sei su dieci di questi ultimi siano nati in Italia e appartengano dunque alla cosiddetta seconda generazione (G2). È la fotografia dell'Italia under 18 scattata da Save the Children col suo studio 'L'isola dei tesori. Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia', presentato presso la Banca d'Italia, insieme al nuovo sito interattivo www.atlanteminori.it. Sono tutte meridionali le province più giovani, quelle con la più alta percentuale di minori in rapporto alla loro popolazione generale: Napoli è in pole position col 22%, seguita da Caserta (21,3%) e da Caltanissetta, Crotone e Catania (tutte oltre il 20%).
Unica eccezione fra le province del Nord è Bolzano con il 20% di under 18 sul totale dei suoi abitanti. Spetta invece a Ferrara il primato in negativo, con la più bassa quota percentuale di bambini (12,6%). In termini di presenze assolute sul territorio, invece, le province definite 'forzieri' d'Italia sono Roma (con 697.387 minori), Napoli (quasi 671.000), Milano (636.610), Torino (351.566). Al momento dell'appello a scuola, i nomi più diffusi sono Francesco, Alessandro, Matteo, Antonio e Giuseppe, per i maschi; Giulia e Sofia, per le femmine. Tra questi, Francesco è quello più gettonato nel Centro Sud (Lazio, Sardegna, Puglia e Molise, Calabria, Basilicata), Alessandro è il preferito in alcune regioni del Centro Nord (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria).
Se Matteo risuona soprattutto in Valle D'Aosta e Friuli Venezia Giulia, Antonio e Giuseppe la fanno da padroni in Campania e Sicilia. In nove regioni, Liguria, Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Sardegna, Giulia è il nome più 'gettonato' per le bambine, seguito da Sofia, più comune in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Sicilia e in provincia di Trento. Degli undici milioni complessivi, 1 milione 756 mila minori vive in povertà relativa, cioè in famiglie che hanno una capacità di spesa per i consumi sotto la media. Il 65% circa di questi minori si concentra nel Sud Italia. Ad essi vanno poi ad aggiungersi i 649 mila, circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vivono in povertà assoluta. Meno grave ma non per questo meno preoccupante, sottolineano da Save the children, è la povertà "ambientale" dei nostri bambini che soprattutto nel Nord Italia soffrono una forte carenza di aria pulita e di verde: Torino, Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (PM10). In molte di queste città, inoltre, risultano oltre i livelli di guardia anche le concentrazioni di biossido di azoto. Napoli detiene, in aggiunta, il primato di città più costruita d'Italia, con oltre il 65% della superficie impermeabilizzata, oltre ad essere tra le ultime per verde attrezzato.
È L'Aquila il capoluogo di provincia più verde d'Italia, con ben 2.787 metri quadrati per abitante; seguita da Pisa (1.521), Ferrara (1.259) e Matera (1.140). L'Atlante di Save the Children rileva una notevole discrepanza, tra Nord e Sud del paese, nei servizi all'infanzia fondamentali come gli asili nido. In Calabria e Campania solo 2 bambini ogni 100, tra 0 e 2 anni, vengono presi in carico dai nidi pubblici. Seguono Puglia (3,9) e Molise (4,3). Più virtuose Valle D'Aosta ed Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 20% dei piccoli fra 0 e 2 anni, seguite da Umbria (18%), Toscana (16,9%) e Trentino (15,3%). Un percorso educativo che può iniziare con difficoltà per interrompersi a volte prematuramente. Nel Meridione - in particolare in Sardegna e in Sicilia - la percentuale di interruzioni formalizzate e abbandoni scolastici è, rispettivamente dell'8,3% e del 6,6%(su 100 iscritti per i 5 anni di scuola di II grado, nell'anno 2008-2009).
Tra le regioni del Nord, si segnala la Liguria con il 5,4% di interruzioni ed abbandoni. "Gli 11 milioni di bambini che vivono sul suolo italiano, sono la riserva aurea nazionale che - sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia - l'Atlante di Save the Children riporta allo scoperto mostrandone, attraverso più di 70 mappe, la dislocazione geografica e dove sia più o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita". L'osservazione di queste mappe, prosegue Neri "conferma come nascere e vivere in una parte del nostro paese piuttosto che in un'altra equivalga a maggiori o minori opportunità per un bambino.
Come se non ci fosse una Italia dell'infanzia ma decine di 'Italie' diverse. Un esempio lampante - spiega - sono le differenze anche abissali nella spesa sociale provinciale procapite per asili nido e altri servizi per l'infanzia. Si va da Trieste, in testa alla classifica con 108 euro pro-capite, a province meno virtuose del Nord come Piacenza (10 euro e 50 ), a quelle in fondo alla classifica come Benevento, Crotone, Avellino e Catanzaro dove i comuni spendono meno di 2 euro per cittadino. E la stessa figura del Garante dell'Infanzia e' presente a macchia di leopardo, con 3 regioni, Valle D'Aosta, Sardegna e Sicilia, che non lo hanno neanche previsto per legge". "L'impressione è che questo 'tesoro' di bambini sia sempre più spesso seriamente minacciato. Per questo - conclude Neri - ci sembra non più procrastinabile la nomina del Garante Nazionale dell'Infanzia, il varo di un Piano Nazionale Infanzia mancante dal 2004 e, infine, procedere alla nomina e riconvocazione dell'Osservatorio Nazionale Infanzia, di cui e' scaduto il mandato ad agosto 2010".
Il primo “Atlante dei minori” in Italia, compilato dall’Associazione “Save the Children”, annovera quasi 11 milioni di bambini, di cui 1.756.000 in povertà. Sono molte le condizioni e le situazioni che rendono drammatica l’infanzia e la mettono a rischio di sfruttamento, di schiavitù, di abbandono, di compravendita, di rapimento, di prostituzione. Il primo punto nero à la mancanza o carenza di servizi, di asili nido, carenze che prolungano i suoi effetti devastanti nel tempo con la dispersione scolastica, il disadattamento, la delinquenza, l’arruolamento nella mafia e nella ‘ndrangheta. Significativo è, ad esempio, il dato che documenta come ogni giorno nel nostro paese viene cementificata una superficie pari a più di 100 ettari. Un dato preoccupante – commenta Save the Children – sull’utilizzo del suolo, mentre lo stesso Papa sostiene la necessità di rilanciare l'agricoltura. Centinaia di migliaia di bambini vengono privati di spazi fondamentali di verde e costretti a vivere in città e territori insani, squallidi e asociali. Il peggiore esempio è a Taranto, dove ogni persona ha a disposizione come "verde" uno spazio equivalente a una foglia di insalata. Eccola "L'Isola dei Tesori”, ormai parodia di se stessa, ossia il “Nuovo Atlante", presentato alla Banca d'Italia.
Altri dati allarmanti. Tra i il 1998 e il 2006 la cementificazione del suolo ha raggiunto livelli altissimi in molte città grandi e piccole italiane: in testa alla classifica Roma, con un incremento annuo di 336 ettari di suolo "impermeabilizzato", per un totale di 23 chilometri quadrati di costruzioni; segue Venezia, con una media annua di 151 ettari (il dato include molti corpi idrici), Parma (116 ettari, attribuibili anche alla linea dell'alta velocità), Milano (82 ettari), Taranto (78). Napoli, pur non essendo nella top ten delle città con la maggiore crescita di suolo impermeabilizzato, condivide tuttavia con Milano il primato di città per tre quarti della sua superficie ricoperta da cemento e costruzioni e priva di aree verdi attrezzate. E tra le città italiane con meno spazi verdi si segnala anche - già nella top ten di quelle con la maggiore crescita di cemento e costruzioni - Taranto, dove gli abitanti si devono accontentare di una foglia di insalata (0,2 mq) ognuno.
L’analisi è approfondita da ricercatori e pediatri. Le città sono sempre meno a misura di bambino. L'80% di loro non gioca fuori casa, all’aperto. Il tempo libero è scomparso – hanno constatato i pediatri nel congresso nazionale della loro Società. E Francesco Tonucci, responsabile del Progetto Internazionale “Città dei Bambini” del CNR, lamenta che è venuta meno la possibilità di uscire di casa da soli per incontrarsi con amici, scegliere insieme gioco e luogo, vivere le esperienze dell'avventura e del rischio, nel rispetto di regole dettate dalla famiglia". Le città italiane – aggiunge Tonucci - pur dedicando notevoli risorse economiche e umane, "preparano per i bambini spazi separati e specializzati come giardinetti o ludoteche ma sono spazi protetti e vigilati da adulti. Non c’è più nulla di spontaneo". La scomparsa dell'autonomia di movimento nell'infanzia sta producendo gravi conseguenze per i bambini. "I nostri figli, perdendo la possibilità di movimento spontaneo che solo il gioco libero può garantire, e passando molto tempo tra i banchi di scuola o davanti ad uno schermo, sono sempre più obesi. Non potendo vivere esperienze autonome non conoscono l'esperienza dell'ostacolo, del rischio del successo, nei tempi e nei modi giusti. L'impossibilità di queste esperienze forti, impossibili alla presenza di adulti vigilanti, produce un accumulo di desiderio che potrà realizzarsi solo quando i bambini non saranno più bambini, ma adolescenti". L'invito dei pediatri ai genitori è di regalare ai figli uno spazio quotidiano di tempo libero, lasciarli andare con gli amici a scuola, a giocare e magari al negozio per comprare qualcosa di necessario per la casa.
Ecco dunque che pur essendo più alti e pesanti alla nascita, i bimbi di oggi sono spesso affetti da malattie croniche con le quali dovranno fare i conti per tutta la vita. La Società italiana di pediatria ha registrato le evoluzioni della salute dell'infanzia negli ultimi 120 anni. Alla fine dell'800 la mortalità neonatale ed infantile era elevatissima e il 78% dei neonati con peso inferiore ai 2 kg e mezzo non sopravviveva. Su mille bambini 250 morivano nel 1 anno di vita (il tasso di mortalità generale era pari al 25 per mille e l'11 per mille degli adulti), 390-450 entro i primi 5 anni di vita, 400-450 nei primi 15 anni.
Ieri un bambino su 3, tra quelli con peso compreso tra 2 kg e mezzo e 3 kg, non diventava adulto. Nel primo ventennio del 900 solo 600 bambini su 1000 arrivavano all'età adulta. Nel 1936, anno in cui si registra la minore mortalità da inizio secolo, su 1000 morti 274 erano dei primi 15 anni di età, 244 nei primi 5 anni e 164 nel primo anno. Polmonite, gastroenterite, morbillo, difterite, tubercolosi e tifo sono state per molto tempo le principali cause di mortalità infantile.
Oggi le malattie scompaiono come prima causa di mortalità, sostituite da traumi e lesioni, prime cause di morte tra 5 a 19 anni e la terza causa nei primi 4 anni. Cause perinatali e anomalie congenite sono invece responsabili del maggior numero di morti dalla nascita fino a 4 anni. Leucemie e tumori, dopo il primo anno di vita, sono la seconda causa di mortalità in tutte le fasce di età con una maggiore incidenza tra i 15-19 anni (3,7 su 10 mila), ed i problemi respiratori la quarta causa. La mortalità pediatrica per Aids dal 1985 al 2002 e' diventata prossima allo zero. L'asma colpisce oggi il 10% della popolazione infantile (negli anni 70 era il 2,3%).
- SALUTE NEONATI : La mortalità neonatale alla nascita nel 1973 era di 20 bambini su 1000 nel primo mese dalla nascita, e di 25,8 su mille nel primo anno. Nel 2008 e' scesa a 3 su 1000 nel primo mese, e 5,6 nel primo anno. - PESO: I bambini che nascono oggi alla 40/a settimana hanno un peso medio di 3.425 grammi per i maschi, e 3.279 per le femmine. Nei secondogeniti il peso è di 100-200 grammi superiore. Venticinque anni fa il peso medio dei neonati era, invece, di 80-100 grammi inferiore. Sono inoltre diminuiti i bambini con peso molto basso o molto alto alla nascita, segno che c'e' una maggiore attenzione alla dieta in gravidanza, una migliore gestione del diabete gestazionale e un intervento precoce sui bambini con problemi di sviluppo fetale. Il peso medio alla nascita dei prematuri e' diminuito, perché oggi nascono bambini che prima non avevano speranze di sopravvivere: alla 30/a settimana pesano 1.250 grammi le femmine, e 1.300 grammi i maschi. La lunghezza media dei nati a termine e' di 49,7 centimetri per le femmine e 50,5 cm per i maschi, con un aumento di 0,5 cm rispetto a 25 anni fa. La circonferenza cranica e' invece di 34 cm nelle femmine e 34,7 nei maschi.
- ALIMENTAZIONE: Secondo i dati di uno studio comparativo realizzato in Europa, nel nostro Paese più di 1 bambino su 5 è obeso (21%) e quasi 1 su 2 è in sovrappeso (45,6%), con una percentuale più elevata nei bambini (48,8%) che nelle bambine (42,2%). Inoltre 1 bimbo su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura e il 50% consuma bevande gassate o zuccherate nell'arco di una giornata. Un bambino su 2 ha la tv in camera, solo il 20% dei bimbi pratica sport più di una volta la settimana, il 70% non ha l'abitudine di andare a scuola a piedi e solo 1 su 4 (26,8%) gioca più di 2 ore al giorno all'aria aperta nei giorni feriali.
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