In seguito alla violenta ondata di maltempo che ha investito la Liguria meridionale e la Toscana, sono stati complessivamente un centinaio gli uomini e le donne della Croce Rossa Italiana in azione sul territorio per soccorrere le popolazioni colpite dall'emergenza. In particolare nelle zone del Levante ligure, nelle province di La Spezia e di Massa Carrara. Numerose frane e fenomeni di scorrimento hanno contribuito a produrre un quadro di inagibilità diffusa, con l'interruzione di viabilità e servizi essenziali. In Toscana i volontari della Croce Rossa Italiana di Massa Carrara e del Comitato Provinciale di Firenze sono sempre stati in allerta per intervenire con immediatezza, mentre nella Lunigiana, zona duramente colpita dall'alluvione, sono al lavoro ad Aulla sei volontari CRI con tre idrovore. Nei costanti aggiornamenti dalla Sala Operativa Nazionale CRI, coordinata da Roberto Antonini, a poche ore dalla tragedia risultano completamente isolati gli abitati di Casale, Villa, Faggiona, Bolelli, Villagrossa. Numerose interruzioni di servizi essenziali sono state registrate a Levanto Borghetto, Vernazza, Sesta Godano, Follo, S. Stefano Magra, Arcola, Beverino. A Vernazza e Monterosso è iniziata l'evacuazione degli abitanti via mare. Sulla Passeggiata Morin della Spezia è stato previsto l'arrivo da Monterosso di 250 sfollati da alloggiare presso le strutture attive. Ad attenderli tra gli altri anche volontari CRI con coperte e altri generi di prima necessità. La CRI è impegnata ad Ameglia, Fiumaretta, Riccò del Golfo, Calice al Cornoviglio, Follo, Levanto, Sesta Godano, Pignone, Borghetto, Brugnato. In quest'ultima località, fortemente colpita dall'evento e in parte isolata, sono presenti sul posto 30 volontari e operatori CRI con mezzi pesanti a supporto, i quali stanno allestendo un'area di accoglienza per 100 posti letto. In fase di dispiegamento dei sostegni diu protezione civile, un modulo cucina per 150 pasti all'ora, è stato messo in funzione in brevissimo tempo. A partire dalla prima serata dell’emergenza la Croce Rossa Italiana ha anche inviato sul posto una Squadra di Supporto Psicologico in Emergenza CRI composta da 5 persone. La Squadra ha operato nei centri di accoglienza di Ameglia e di La Spezia. Nella notte a La Spezia la CRI è stata impegnata nella gestione delle strutture d'accoglienza Palasport, Caserma Duca degli Abruzzi, centro CNESS P.S. Sin dalle prime avvisaglie dell’emergenza sono stati individuati gli spazi del Palazzetto dello Sport, all’interno dei quali quattro operatori CRI hanno assistito una cinquantina di persone sfollate. A Calice al Cornoviglio, interessato da numerose frane, la comunicazione con la località è stata quasi del tutto interrotta. La frazione di Villagrossa, che era rimasta completamente isolata, non è stata raggiungibile neppure a piedi. Anche Levanto era isolata e senza acqua. Qui 20 persone sfollate sono state assistite dal comune presso un hotel e si è atteso poi l'arrivo di battelli per riportare a La Spezia 400 gitanti bloccati nella località. A Sesta Godano, parzialmente isolata, sei operatori CRI hanno assistito ina trentina di persone che erano state ospitate in una struttura di accoglienza. Nel primo pomeriggio dopo l’alluvione, è stato raggiunto il paese di Pignone, completamente isolato e dove gli sfollati erano alcune centinaia. Al lavoro, a Cassana, altri sedici operatori CRI SMTS (Soccorsi con Mezzi e Tecniche Speciali) giunti dalle province di Savona e Genova. Sul tema dei soccorsi, dopo aver camminato per ore tra valanghe di terra, alcuni volontari hanno raggiunto una casa crollata e hanno messo in salvo una ragazza, mentre purtroppo erano ancora dispersi altri due giovaniche si trovavano con lei. Per la totale emergenza nelle zone colpite dall’alluvione, si è continuato a scavare fino a notte inoltrata alla ricerca di dispersi. Una prima stima dei danni causati dal nubifragio è stata di circa 90 milioni di euro. Da una prima stima dei danni effettuata a Vernazza, si è capito che oltre due milioni di metri cubi di terra e altro materiale sia scesa a valle dalle frane causando pure il collasso del parcheggio di Vernazzola. La via centrale del paese è stata sepolta da 3,5-4 metri di materiale, a monte della stazione lo strato detritico ha sfiorato i dieci metri. Al numero delle vittime dell'alluvione (due delle quali di Vernazza, i loro corpi sono stati restituiti dal mare in Costa Azzurra), cui si deve aggiungere una donna dispersa, anch'essa di Vernazza. Nel corso dell’evento alluvionale di fine ottobre, sia a Monterosso che a Vernazza , le strade principali dei borghi sono state "riconquistate ", dai rispettivi torrenti "tombati" (ovvero coperti), che lungo quelle strade scorrevano fino a qualche decennio fa. Pur essendo stati notevoli i danni anche a Monterosso, con circa 2 metri di fango e detriti lasciati dall'onda di piena, a Vernazza l'effetto è stato assolutamente devastante. Queste alcune note tecniche e giornalistiche da un articolo di Giovanni Staiano, diffuse dal “Meteo News”, che ha spiegato con precisione che la sola "bomba d'acqua", probabilmente, non spiega cosa possa essere accaduto nella perla delle Cinque Terre. A monte del paese si stima che oltre 2 milioni di metri cubi di detriti abbiano coperto per circa 1,5 km la valle del rio Vernazzola. Il materiale è derivato da numerose grosse frane che si sono aperte lungo la strada, anche più a monte, trascinando a valle con violenza tutto quello che hanno trovato sulla propria strada. Un ruolo probabilmente decisivo, come detto, lo ha avuto proprio il collasso del parcheggio di Vernazzola, quello dove i non residenti parcheggiavano le loro automobili. Questao spiazzo era stato realizzato con il riempimento di una piccola valle laterale. Il collasso del parcheggio, oltre ai detriti, ha fatto scendere violentemente a valle anche decine di automobili. La massa di acqua, detriti e automobili si è poi abbattuta con violenza sulla parte bassa della valle e su un altro parcheggio, quello riservato ai residenti immediatamente prima dell'ingresso in paese, a sua volta investito da una frana. Alcuni video realizzati da turisti hanno mostrato come sono state inghiottite dalla corrente auto e furgoni in questo parcheggio, realizzato poche decine di metri prima del punto dove inizia il corso artificiale del Vernazzola, che si infila in galleria appena a monte della stazione ferroviaria di Vernazza. La massa enorme di acqua, terra, sassi, auto, putrelle di ferro (appena a monte del tunnel vi erano anche alcuni ponti, travolti anch'essi dalla piena) e detriti vari, ha così intasato l'imbocco della galleria di scolo. Già prima dell'intasamento del tunnel la piena era tale che l'acqua non riusciva più a defluire completamente nel corso artificiale e una prima onda di piena si è riversata in paese, con acqua e terra che hanno trasformato Via Roma in un torrente, che si divideva in due rami all'altezza del caratteristico passaggio presso la Gelateria Stalin, dove una piccola apertura nello sperone roccioso su cui sorge la parte est del paese, permette l'entrata delle onde in paese nelle mareggiate più violente. Un ramo del torrente scendeva in mare da questo passaggio, il secondo deviava a destra su Via Visconti sboccando poi sulla caratteristica piazza Marconi, affacciata sul mare. Quando la galleria si è finalmente chiusa, i detriti si sono rapidamente accumulati a monte dell'imbocco fino a che la terra e i sassi sono arrivati al livello della strada, riversandosi insieme all'acqua con violenza inaudita su via Roma. La strada, vero cuore pulsante del paese con tutti i negozi e gran parte dei locali, si è riempita rapidamente di detriti fino a una altezza di 3,5-4 metri, tanto che la luce del sottopasso ferroviario si è riempita completamente, le porte dei piani terra erano completamente coperte e la chiesetta di Santa Marta, che un terrificante video mostra travolta da impetuose ondate, è stata totalmente sepolta. Nel frattempo, da una valletta laterale a nordest della stazione, è scesa un'altra grossa frana, i cui detriti hanno invaso la sede ferroviaria, riuscendo a riempire per un'altezza di un paio di metri anche diverse centinaia di metri del tunnel dove corre il binario in direzione di Corniglia. Importanti gli interventi dell’Esercito e le parola di Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana. Sono stati 120 i militari dell’ Esercito che si sono impegnati nella zona di Aulla colpita dall’esondazione. Sul posto i paracadutisti della Brigata ‘Folgore’, e i militari del Secondo Reggimento Genio pontieri di Piacenza e del Decimo Reggimento Genio guastatori Cremona. Il lavoro, ha spiegato il Capitano Marco Amoriello, portavoce della ‘Folgore’, è stato sia quello della ricognizione approfondita su tutto il territorio, ma anche quello di supporto per la popolazione delle frazioni isolate alle quali viene prestata assistenza e la verifica della situazione viaria. In particolare i genieri si sono occupati della riapertura della viabilità stradale e della realizzazioni di ponti Bailey. “In queste ore stiamo cercando di risolvere due problemi importanti. Il primo è quello dell`approvvigionamento dell`acqua con autobotti, in collaborazione con tutte le aziende dell`acqua toscane. E in parallelo i tecnici sono al lavoro per ripristinare la rete idrica. L`altro è l`isolamento, per il crollo dei ponti, dei paesi di Stadano e Mulazzo. Successivamente è stato effettuato il sopralluogo per la realizzazione di due ponti provvisori”. Lo ha detto Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, intervistato a Firenze. “Ci sono state nella zona precipitazioni fuori dell`ordinario, ma il punto vero, che ha portato a questa tragedia – ha proseguito Rossi – e ciò a causa dell’urbanizzazione non corretta del territorio. Si è costruito nel letto dei fiumi, sulle colline, in maniera indiscriminata, e la natura in queste occasioni si riprende i suoi spazi. Sarebbe opportuno che il governo approvasse un piano pluriennale degli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio, invece si continuano a tagliare i fondi per la prevenzione e la gestione del territorio stesso”. “Noi – ha detto ancora il Presidente – abbiamo reso inedificabili le zone dove si sono verificate le esondazioni. Le costruzioni saranno ferme fino a quando non saranno state effettuate tutte le verifiche sul rispetto della normativa e dei vincoli per la sicurezza. Nonostante i tagli, nel 2010 abbiamo impegnato 60 milioni, mentre per il 2011 possiamo impegnarne solo 15 a causa dei vincoli del patto di stabilità. Abbiamo messo 30 milioni per la manutenzione della montagna. Ma il punto determinante è uno: bisogna smettere – ha concluso – di costruire nelle zone a rischio, bisogna essere inflessibili”.
FOTO: Municipio di Aulla - Sala operativa del Centro emergenze. A sinistra il Col. Riccardo Romeo Jasinsky
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