“È un miracolo che un’immagine di una frazione di secondo rubata alla banalità del difficile vivere quotidiano, possa travalicare i confini della resistenza che opponiamo al dolore, delle distanze che ci dividono, noi e gli ultimi”
autore delle immagini che documentano il lavoro di indagine fotografica in un ospeale etiopici è un medico, Maurizio Piazza, specialista ortopedico traumatologo che, da diversi anni, effettua missioni brevi a ripetute al servizio dell’organizzazione no profit “Medici con l'Africa Cuamm”. Piazza, nei suoi rapidi ma intensi “soggiorni” in diverse sale operatorie africane, contribuendo anche lui per la sua parte nell’opera no-profit del Cuamm, lavora soprattutto in Etiopia presso il Reparto di Ortopedia dell’ospedale San Luca di Wolisso. Proprio da questo ospedale, Maurizio Piazza ha tratto una serie di intense immagini in bianco nero, intrise certo di dolore, ma anche di tanta speranza. Fotografie non certo ‘posate’, (come si usa dire fra gli addetti al culto delle immagini(, ma forse, si passi il termine che è però proprio del gergo fotografico… ‘rubate’, con la complicità della poca luce ambiente, delineate dai suoi piccoli sprazzi, dalle tante ombre che avvolgono tanta pelle nera avvolta nei candidi lenzuoli dei letti d’ospedale. Fotografo, ma non come un paludato ‘fotoreporter’, avido spesso di dolore sanguinante da mostrare il giro per il mondo (come si vede in tanti cosiddetti ‘libri fotografici’) ma, semplicemente, un ‘fotografo amatore’, un grande dilettante evoluto, mai un professionista della vendita di tanto dolore. Diverse volte, nel corso degli anni di una nostra lunga amicizia, ascoltando i suoi racconti che amava proporre con discrezione e con un vero rispetto per il dolore di tanta umanità sofferente, gli avevo suggerito di smettere di fotografare fiori, animali esotici, distese di monti, pianure, tramonti folgoranti, per passare - almeno per una volta - a realizzare immagini funzionali all’opera del Cuamm in Africa. Le sue risposte, sempre sussurrate, sempre tanto inflessibili quanto evasive, sul tipo “non voglio cercare pubblicità… la mia più grande soddisfazione è lavorare con il bisturi su tante pesanti deformità, magari nelle gambe di bambini che faticavano a camminare.. e vedere poi la luce di speranza nei loro occhi quando facevo capire che tutto era andato bene: da quel momento avrebbero potuto correre, giocare, come tutti gli altri...” Questa volta però la sua inflessibilità, la ritrosia, la modestia hanno ceduto, forse anche perché Maurizio è stato psicologicamente sostenuto dai suoi amici del Cuamm, don Dante Carraro e Fabio Manenti, come lui sempre in prima linea. La piccola serie di immagini che nata dal suo lavoro, le abbiamo quindi potute vedere tutti, per riflettere su tanto dolore: le sue foto non vogliono didascalie di maniera, parlano da sole, splendide nella loro essenzialità, un taccuino di scatti che si è trasformato in narrazione autentica e intimistica. Questa analisi oggettiva del lavoro di un medico volontario ha trovato la sua giusta collocazione non in un aulico atelier fotografico, magari anche alla moda, ma nei sobri spazi della “Casa della Memoria e della Resistenza” del Comune di Roma. Una ubicazione ‘trasteverina’ proprio attaccata alla porta carraia del carcere di Regina Coeli... luogo anch’esso intriso di dolore, di espiazione. Non una ‘mostra d’autore’ da ammirare, quindi, ma semplicemente una documentazione indiretta dell’umanità del Cuamm Medici con l’Africa, che si riversa per alleviarne il dolore su tanta altra umanità che soffre nei lettini di un ospedale etiopico, sperduto in qualche landa ai più sconosciuta. Un’esposizione discreta e non sfavillante dal titolo “Questi occhi hanno visto” curata con garbo e professionalità dall’architetto Giulia Turano. Promossa da Roma Capitale, Biblioteche di Roma questa serie di immagini è nata come documentazione all’interno degli ospedali africani dove da oltre mezzo secolo lavora l’Ong “Medici con l'Africa - Cuamm”, la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Nato dunque con l’impegno della direzione del Cuamm, don Dante Carraro, Direttore, e Fabio Manenti, Responsabile settore progetti, questo diario per immagini si traduce in una profonda testimonianza a fianco dei più vulnerabili, nella condivisione di una grande esperienza umana. Medici con l’Africa Cuamm è la prima organizzazione non governativa (ong) in campo sanitario riconosciuta in Italia. Si spende per il rispetto del diritto umano fondamentale alla salute e per rendere l’accesso ai servizi sanitari disponibile a tutti, anche a tante piccole e grandi popolazioni che vivono nelle aree più isolate e marginali. Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari), mè nata nel 1950 con lo scopo di formare medici per i paesi in via di sviluppo e negli anni ha scelto di operare particolarmente nel continente africano, da cui il suo nome. Oggi è presente in 7 paesi dell'Africa a sud del Sahara, in Angola, Etiopia, Mozambico, Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Sierra Leone. Nel corso del 2010 sono stati circa 80 i suoi operatori volontari che hanno prestato la loro opera: 46 medici, 4 paramedici, 28 tecnici e amministrativi. L’esiguo ma sostanzioso gruppo e impegnato in 37 progetti di cooperazione sviluppati soprattutto in aree rurali, con interventi di cooperazione sanitaria articolati in attività sia ospedaliere che sul territorio e in un altro centinaio di micro-realizzazioni di supporto . Cuamm è attivo in 15 ospedali; 25 distretti per servizi di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria; 3 centri di riabilitazione motoria; 4 scuole infermieri; e 3 università (in Uganda, Mozambico e Etiopia) Realizza progetti fortemente integrati nel tessuto sanitario e sociale del paese ov si insedia in collaborazione con le autorità pubbliche e le istituzioni religiose locali. In ciascuno di questi paesi interviene con progetti su aree specifiche: formazione professionale e universitaria, tutela della salute materno-infantile, disabilità. Questi interventi sono cosiddetti ‘verticali di contrasto’ alle grandi pandemie: AIDS, tubercolosi e malaria. Tutti i programmi, compresi quelli realizzati in aree teatro di guerre ed emergenze umanitarie, mirano a coniugare efficacemente gli interventi di aiuto immediato con programmi di lunga durata. La struttura di Medici con l'Africa Cuamm è giuridicamente integrata nella Fondazione "Opera San Francesco Saverio". La Fondazione, pur essendo unica, si compone di tre attività: Fondazione, Ong-Onlus e Collegio Universitario. Nei suoi 60 anni di storia, sono stati 1.292 gli operatori che vi si sono avvicendati, medici, paramedici, tecnici che hanno prestato servizio specialmente nei paesi dell’Africa sub-Sahariana per un periodo medio in servizio di 3 anni e 4 mesi; 950 gli studenti ospitati in collegio, 680 italiani e 270 studenti ospitati da 35 paesi del Sud del mondo; 160 i programmi realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e altre agenzie internazionali; 214 le strutture sanitarie seguite, di cui 35 ristrutturate o costruite ex novo e attrezzate; 40 i paesi di intervento in Asia, America Latina, Medio Oriente, oltre a quelli in Africa. Medici con l’Africa Cuamm realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. In occasione dei suoi 60 anni di impegno in Africa, il Cuamm ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Questa è una foto di guerra”, per l’accesso gratuito al parto e la cura del neonato. L’obiettivo è di assicurare gratuitamente parti assistiti in condizioni normali, ma anche complicate, garantendo tutti i servizi sanitari di base legati alla sopravvivenza della mamma e del bambino, compreso il parto cesareo, se necessario. Cosa banale per il nostro mondo, ma ancora un miraggio per gran parte dell’Africa. L'Ospedale St. Luke di Wolisso dal gennaio 2001 risulta strettamente connesso alla sua Scuola Infermieri. Grazie al robusto intervento del Cuamm, ha garantito standard elevati e di qualità nel servizio e nelle cure. Con i suoi 144 posti letto è il più importante ospedale non governativo dell'Etiopia. È struttura di riferimento per la Regione dell'Oromia (la più estesa del paese). I beneficiari sono le 1.175.000 persone abitanti nella zona. Fornisce servizi di medicina, pronto soccorso, ortopedia, visite ambulatoriali ed è dotato di reparti di pediatria, ostetricia, malnutrizione, dipartimento di salute materno-infantile e sala di attesa per le donne ad alto rischio nel parto. Tutti i programmi, compresi quelli realizzati in aree teatro di guerre ed emergenze umanitarie, mirano a coniugare efficacemente gli interventi
FOTO: Maurizio Piazza, il medico chirurgo ortopedico autore delle foto in un ospedale etiopico,
con don Dante Carraro, Direttore di Medici con l'Africa Cuamm (a destra) e Fabio Manenti, Responsabile Settore Progetti (a sinistra).
Foto di Giulia Gandini
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