E’ stato recuperato in mare il corpo del volontario di Monterosso, Sandro Usai di 40 anni, che era stato travolto mentre stava tentando di aprire i tombini del paese. Il bilancio delle vittime del maltempo in Liguria e Toscana, è così salito a nove morti (sette nello spezzino,due nella Lunigiana). Delle vittime, secondo quanto comunicato dalle Prefetture al dipartimento della Protezione civile, sette si sono registrate a Borghetto Vara, in provincia di La Spezia, e due ad Aulla, in provincia di Massa Carrara. Dovrebbe essere invece di sei il numero complessivo dei dispersi anche se su questa cifra sono ancora in corso le verifiche. Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, in una pausa del comitato operativo di Protezione civile, ha detto che oltre alla prima priorità dell’assistenza alla popolazione, l’altro obiettivo primario è quello di ripristinare “quanto prima i servizi essenziali: in alcune zone non ci sono energia elettrica, acqua, gas e le comunicazioni sono molto difficili”. L’ennesima alluvione con morti e dispersi, non fa altro che riportare a galla la questione principale: “C’é un problema di mancata prevenzione generale in un territorio troppo antropizzato, dove spesso non sono stati fatti interventi per la mitigazione dei rischi”. Gabrielli, ha ribadito che certe situazioni emergenziali che interessano l’Italia non sempre sono ‘figlie del caso’. Patrimonio dell'Umanità e Parco Nazionale, l’intera zona delle Cinque Terre, devastata dall'alluvione è uno dei simboli della bellezza e della cultura italiana nel mondo. Ne hanno cantato le lodi i versi di tanti poeti, da Dante a Boccaccio, Petrarca, Montale. È stata dunque una lunga emergenza in tutte le zone colpite dove si è continuato a scavare alla ricerca dei dispersi. Il bilancio iniziale, che inizialmente era rimasto fermo a 6, forse 7 morti, si è poi ancora innalzato e in più vi sono 8 dispersi. I vigili del fuoco, a 24 ore dalla tragedia, non avevano ancora recuperato a Monterosso il corpo di uno dei dispersi travolto dalle andate torrenziali. A precisarlo sono state fonti del dipartimento dei Vigili del Fuoco. Man mano che le ore passavano, cresceva il numero degli sfollati, divrse centinaia di persone, che sono state ospitate in campi sportivi, edifici comunali e nel palasport di La Spezia: tra i più colpiti i comuni di Borghetto, Brugnato, Rocchetta Vara, Zignago, Monterosso, Vernazza e Corniglia. Almeno duemila le abitazioni prive dei servizi essenziali, come la luce e il gas ma servono anche acqua, pane e latte e altri generi di prima necessità. Alcuni abitanti delle Cinque Terre erano raggiungibili solo via mare con partenze da La Spezia: ancora dopo ore dalla tragedia erano chiuse più di venti strade provinciali. Alcune sono state ripristinate nei giorni successivi per dare la possibilità di transito ai mezzi di soccorso. Le speranze iniziali si sono comunque confermate con la riapertura al traffico anche della A12, seppur solo su una carreggiata, mentre ci sono volute decine di ore di lavoro, fino a due o tre giorni, per rimuovere i detriti dalla linea ferroviaria La Spezia-Genova interrotta tra Monterosso e Corniglia per una grossa frana lunga due chilometri. Una prima stima dei danni causati dal nubifragio è stata di circa 90 milioni. Le concessionarie Salt e Cisa hanno puntato a poter riaprire quasi immediatamente la A15 e la A12.. Lo ha detto il direttore dell’ispettorato vigilanza concessioni autostradali Anas (Ivca) Mauro Coletta ma questo, ha aggiunto, “salvo cause di forza maggiore”. “Chi si è allontanato volontariamente dalle zone alluvionate - ha poi precisato il funzionario - dovrà mettersi in contatto al più presto con le forze dell’ordine, in modo da snellirne le ricerche”. Lo stesso appello è stato lanciato dal comando provinciale dei Carabinieri della Spezia che ha invitato coloro che avevano abbandonato le terre colpite dall’alluvione, a comunicare la propria posizione, così come aveva fatto da una coppia di turisti svizzeri scampata all’alluvione di Vernazza e tornata immediatamente a casa. La Prefettura e il Comune della Spezia, sin dall’immediato, hanno avviato una campagna di ricerca di volontari e hanno pure richiesto aiuti umanitari. Sul lato giudiziario, la Procura di Massa Carrara ha aperto d’ufficio un fascicolo per omicidio colposo a seguito delle prime vittime causate dalle esondazioni: questa apertura di fascicolo potrebbe servire a capire se gli interventi lungo il fiume Magra potrebbero avere avuto un ruolo aggravante ai fenomeni naturali. Al momento non risultavano comunque persone indagate. Ma non c'è stato solo il drammatico bilancio di vite umane. La Toscana settentrionale e la Liguria, placato il furore delle acque, hanno purtroppo lasciato anche un pesantissimo conto collaterale. Le ‘Cinque Terre’, una delle aree più colpite da acqua e fango, si sono sempre caratterizzate comei un concentrato unico di natura, storia e cultura, uno straordinario biglietto da visita dell'identità italiana fondata sull’amore per la bellezza del territorio che è stato deturpato. Tanto per ricordare solo i riconoscimenti ufficiali, nel 1997 le ‘Cinque Terre’ sono state elette dall'Unesco patrimonio dell'umanità e dal 1999 a questa speciale tutela si è aggiunta quella garantita dalla creazione del Parco Nazionale. Si tratta tra l'altro dell'unico caso in Italia di area naturalistica protetta finalizzata alla salvaguardia di un ambiente altamente antropizzato e, tra le altre cose, è addirittura prevista la salvaguardia di quel loro caratteristico sistema di muri a secco che sorreggono i terrazzamenti coltivati a picco sul mare e i tipici camminamenti. Compresa la celebre "via dell'amore", il sentiero costiero che unisce i cinque comuni. I borghi dalle case in tinta pastello stretti tra mare e montagna, immersi nel tipico ambiente naturale mediterraneo, sono una delle cartoline italiane conosciute ovunque. Così come le specialità enogastronomiche della zona, che sono famose in tutto il mondo. Bellezza e sapori che conquistano gli uomini da tempi lontanissimi. Nei testi di letteratura si ricordano alcuni dei grandi del passato rimasti stregati dalle ‘Cinque Terre’, a cominciare dai grandi già citati uno dei quali, il Boccaccio, nel Decameron cita: "... e allora in una tovagliuola bianchissima gli portò due fette di pane arrostito e un gran bicchiere di vernaccia da Corniglia". Questo lembo di terra ligure è stata anche fonte di ispirazione per il nostro Premio Nobel, Eugenio Montale, che aveva eletto Monterosso come sua residenza estiva, come hanno fatto molti altri personaggi celebri incantati da quelle Terre. Una bellezza splendida ma fragile, colpita, prima ancora che dal maltempo, dalla speculazione e dalla cattiva amministrazione come dimostrato anche da recenti odiose vicende giudiziarie relative ad alcuni protagonisti del Parco Nazionale. Tornando comunque alle sofferenze degli abitanti, ingobbito dalla estenuante fatica per giorni e notti passati a spalare per le strade di Vernazza colme di melma e detriti, qualcuno ha incontrato il vice sindaco della città, Gerolamo Leonardini.che piangeva sommessamente. “Ma quanto ci vorrà ma riprenderci?... mormorava, “ci manca tutto, abbiamo bisogno di tutto...” Leonardini oltre a spalare, è sempre stato anche presente in Prefettura dove ha dovuto assolvere ai suoi doveri istituzionali, magari solo per ricevere le scarne autorità che arrivavano per sostenere l’emergeza. In mente, però, il vicesindaco aveva sempre uno stesso obiettivo del far presto e si schermiva quando gli si chiedeva cosa aveva lasciato nella sua casa, o come era stata ridotta dal fango. “Ho vissuto situazioni che non avrei mai pensato di vedere - tentava di spiegare con la voce rotta dall’emozione - attorno a me avevo solo detriti, da terra fino al primo piano”. Prendeva fiato, sospirava. Ci riprovana: “... non luce, non l’acqua, senza viveri, il telefono era sempre muto . È un chilometro di fango che arriva dal paese fino al mare”. Abbassando sommessamente la testa il vicesindaco piange, ma riesce a darsi un imperativo: “Siamo noi amministratori che dobbiamo dare l’esempio”. Ma la sua voce è flebile..., si perde nel nulla..., e riprende a spalare. Gerolamo Leonardini è stato il simbolo di quei paesi che non hanno voglia di parole, dopo aver visto cancellare dal fango i loro borghi. Pensano a quelle cartoline famose nel mondo che non saranno mai più le stesse dopo quella sciagura che ha devastato quei borghi incantati della Liguria. Il giorno successivo al disastro, è arrivato per fortuna è un po’ di sole a riscaldare gli abiti zuppi i acqua, sudore, fatica. Eppure c’è stato persino chi avrebbe preferito tenere ancora gli occhi chiusi, per far finta che l’incubo non fosse mai esistito. La flebile luce è però quasi crudele, regala impietosamente tante sfumature di quello strano marrone, un misto di acquaq sporca e terra che, anche a distanza di tempo, aggredisce persino il profumo del mare. Il black out totale impedisce ai soccorritori e agli stessi abitanti di fare qualcosa di efficace per far riaffiorare dal fango ogni particolare utile a ricordare che Vernazza, Monterosso, le Cinque Terre sono sempre là sotto, esistono ancora. E la corrente elettrica che tarda a tornare nega, a chi è costretto a fermarsi qualche ora per riprendere fiato, anche la possibilità di sentire alla radio o alla tv il mondo che vive in diretta il disastro e prova ad aiutare chi ha perso tutto. Monterosso, il paesino che ha ispirato i poeti, sembra ormai tutt’altro che poetico, visto alla fine della piena che lo ha spazzato via. Nelle parole degli stessi amministratori c’è stata sempre tutta la realtà di quei giorni quando “non avevamo più viveri, acqua, energia elettrica. La gente entrava nelle case passando dai terrazzi, è tutto era allagato... Monterosso non c’è più”. Chi ripete queste parole, instancabile, è Angelo Betta, il sindaco. Le case sono danneggiate e invase dal fango, ma ci sono. I negozi e i locali dovranno buttare tutto quello che avevano in magazzino, ma riapriranno. Monterosso però, per i suoi abitanti, oggi “non c’è più”. Perché oggi, guardando la monotonia del fiume che scorre al posto delle macchine, non c’è più quel paese che vive di turismo. Perché quest’estate, quando certamente tutto sarà stato ripulito, le macchine fotografiche dei turisti andranno alla ricerca di qualche cicatrice lasciata dall’alluvione. Ecco perché sono cambiati gli abitanti di Monterosso, che si sono visti portare via il loro paese. Certo, nelle settimane che verranno, i treni torneranno. Torneranno anche i turisti e i sorrisi. Ma quando tornerà la pioggia, il paese non tornerà più uguale a prima. E anche la sua pioggia, scivolerà su tetti che non saranno più quelli dello stesso Monterosso di prima. Il mare ha cambiato colore davanti alla foce del Magra. È diventato marrone, per i detriti trascinati dalla terribile inondazione. Una striscia bruna lunga 100 chilometri galleggia di fronte alle coste di Monterosso, Vernazza e Riomaggiore e appare sempre più spessa e compatta man mano che, da bordo di qualche elicottero della Marina Militare, ci si avvicina in volo da Sarzana. In volo perché raggiungere con altri mezzi le Cinque Terre e la Lunigiana è difficilissimo. “Non siete nel Vajont con tutto quel dramma che causò, ma non si può negare che non siate in una situazione difficile, dovete avere pazienza anche se non sarà non sarà facile”. Lo aveva detto a Vernazza il capo dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli: in una riunione con il governatore della Liguria Burlando, il sindaco Resasco e il prefetto di La Spezia Forlani. Si è anche analizzata l’ipotesi di evacuare completamente il paese che in quel momento si trovava in una situazione drammatica, con l’unica strada che portava al paese bloccata e i mezzi di soccorso viaggiano su una strada pericolosa piena di detriti e alberi. Lo stesso capo dipartimento della Protezione Civile ha raggiunto Vernazza con un vecchio carrello ferroviario, unico modo possibile per raggiungere l’abitato. Il sindaco di Vernazza, Vincenzo Resasco, alla presenza di queste Autorità, ha voluto ringraziare tutti pubblicamente alzandosi, in piedi, ”Levanto, Corniglia, Manaola, Riomaggiore ci hanno subito raggiunti, mancava solo Monterosso non lo ha fatto, ma aveva le sue buone ragioni”. A Vernazza.pur mancando l’acqua, le fognature saltate, saltata l’energia elettrica e il gas, la gente non se ne vuole andare ed è disposta a qualsiasi sacrificio. “È vero che mancano le fognature, ma le nostre donne sono disposte a usare il mare per lavare. Una cosa e’ certa: vogliamo superare tutti insieme questo disastro”. Il capo della protezione civile, prefetto Franco Gabrielli, spiegando insieme al prefetto di La Spezia, Giuseppe Forlani, come e perché è stato difficile intervenire nel paese. Nel corso della sua visita, Gabrielli ha comunque promesso per l’immediato una cucina da campo. Servivano ruspe, ma come farle arrivare? Al momento vi era un unico binario della ferrovia che collega Vernazza al mondo, e vi poteva transitare solo un carrello ferroviario. “Abbiamo bisogno del vostro aiuto – aveva detto Gabrielli - e rispetto ad altri disastri a cui ho assistito voi avete un vantaggio: siete visibili a tutto il mondo, tutti conoscono le Cinque Terre. Sono convinto che questo vi aiuterà, ma i tempi saranno lunghi, non sarà facile”. Accorato l’appello del presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, alla popolazione di Vernazza: ”Se bisogna andarsene, ebbene, bisogna andare via”, ha detto ai cittadini che gli chiedevano se potevano restare nelle loro case a rischio frana oppure no. “Non saranno giorni facili e non saranno solo giorni, ma settimane e settimane. La prima priorità, ora, è la messa in sicurezza delle persone e delle abitazioni”. Intanto sospinto da un rimorchiatore da La Spezia, era giunto al porto di Vernazza il primo dei due pontoni deliberati dalla protezione civile per agevolare le operazioni di soccorso a Vernazza e a Monterosso. Il prefetto Gabrielli e quello di La Spezia, Forlani, hanno spiegato che a parere dei tecnici questo pontone era una struttura fondamentale per agevolare le operazioni di soccorso. Già dal suo arrivo, infatti, aveva permesso di scaricare una prima ruspa di proporzioni sufficienti per avviare le operazioni di sgombero delle strade del paese.
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