Con il 1870 la malattia non è più una dannazione, una punizione divina, ma un evento sociale da affrontare collettivamente con la garanzia anche economica dello Stato. L’individuo non è più lasciato alle opere caritatevoli e assistenziali della Chiesa e dei benefattori, ma viene preso in carica dalle strutture ospedaliere. Si introduce il concetto di prevenzione, di diagnosi e di cura. Si affrontano i problemi dell’assistenza sanitaria: dall’igiene, ai protocolli farmaceutici, alla pratica medica, all’istruzione sanitaria. Si moltiplicano e si trasformano i luoghi di cura, nascono le prime accademie mediche e le scuole ospedaliere, si formalizzano e si codificano le spese sanitarie secondo il principio dei costi e dei benefici, si pubblicano le prime statistiche e note di nosografia e di demografia. E’ significativa l’esperienza sanitaria in questo frangente della Roma papalina, fulcro del cambiamento e testimone del passaggio dalla tradizione assistenziale ecclesiastica alla gestione centralizzata del nuovo Stato. La storia dell’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia, fiore all’occhiello e massima espressione del potere spirituale e temporale del Papa prima, punto poi di riferimento e di coordinamento di tutti gli ospedali romani nel moderno Pio Istituto di Santo Spirito e Ospedali Riuniti di Roma, è in questo senso paradigmatica: struttura privilegiata di analisi dei tratti di un cambiamento destinato ad incidere profondamente nel tessuto sociale del Paese. Il libro affronta tematiche di storia del Risorgimento Italiano partendo da fonti e dati statistici che caratterizzano la vita sanitaria della città di Roma. Una differente chiave di lettura di alcuni eventi del nostro Risorgimento, analizzando aspetti della vita cittadina spesso trascurati o sottovalutati come la gestione della malattia, dei luoghi di cura e di riabilitazione e della politica sanitaria in genere. L’indagine è focalizzata sul più grande ospedale cui faceva riferimento la popolazione di Roma nella seconda metà dell’800: il Santo Spirito in Saxia. Gli autori analizzano gli assiomi che hanno caratterizzato la vita sanitaria della città papale e che ancora caratterizzano oggi tutta l’assistenza sanitaria nazionale, fissando l’attenzione proprio sui problemi correlati alla trasformazione dell’assistenza agli infermi da atto caritativo, riservato ai benefattori e ai religiosi, a imperativo sociale garantito dallo Stato. Il ruolo dell’ospedale di Santo Spirito in Saxia, nell’evoluzione dell’organizzazione sanitaria e nel progressivo miglioramento dell’assistenza medica, è infatti evidente fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1198 per volontà di Papa Innocenzo III. Il Santo Spirito è la prima costruzione in Europa realizzata per essere destinata a ospedale, sin dalla sua progettazione, diversamente da quanto accadeva in quel periodo quando gli edifici destinati al ricovero degli infermi erano ricavati da case di abitazione private, donate da benefattori o edifici nati come mendicicomi. E sebbene la sua fondazione, risalga a oltre 800 anni, ancora oggi è una struttura perfettamente funzionante. Precursore di quello che poi sarà l’attuale Servizio Sanitario Nazionale, l’Ospedale Santo Spirito ha cercato da sempre di coniugare assistenza e capacità di cura con la presa in carico dei malati anche in situazioni di bisogno e di disagio psico-sociale. Alla base di questa mission, una ‘regola’, ricca di ben oltre 100 articoli, emanata nel 1204 da Papa Innocenzo III insieme al primo precettore della struttura, Guido di Montpellier e praticata nei secoli successivi, che prevede tutte le fasi dell’assistenza agli infermi, come una sorta di codice di comportamento di oggi, senza mai perdere di vista la dimensione umana della persona.
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