Tutta la tragedia della Concordia si è giocata in poche manciate di minuti: un ‘inchino’ (come sembra si dica nella la consuetudine marinara), per il passaggio a distanza ravvicinata da mare a terra di una imbarcazione, grande o piccola che sia, che vuole rendere un omaggio a ipotetici ‘spettatori’ che l’ammirano da lontano… Un ‘inchino’ come fanno a volte pattuglie acrobatiche di aerei che, alla fine dell’esibizione, salutano una folla plaudente. Un ‘inchino’ marinaro, questo della Costa Crociere, che ancora non è chiaro se autorizzato e quanto, e da chi o per chi ma, di sicuro, maldestro e disastroso. Un ‘inchino’ che ha dato la stura a un così lungo e complesso ‘spettacolo’ sui media, forse come mai si è visto e che, per la complessa contraddittorietà dei fatti che evolvono in tempo reale, i giornali fanno fatica a seguire. Oppure, ci ‘sguazzano’ dentro. Pur nella pietà e nel rispetto per le tante vittime eroicamente recuperate con un ben organizzato impegno dei sub della Marina, dei Vigili del Fuoco, della Guardia Costiera, Polizia e Carabinieri e di quanti altri hanno collaborato nelle organizzazioni di salvataggio. Rischiosissime e meticolose immersioni nella nave semiaffondata. Uno spettacolo trasferito in tempo reale sui media di tutto il mondo che, pur snodandosi nella disperazione di familiari e passeggeri, legarlo alle classiche parole della canzone ‘the show must go on’ , potrebbe anche apparire irriverente, ma in realtà, non lo è affatto. Non siamo davvero noi in grado di esprimere giudizi su eventuali colpe o virtù di chi aveva la guida e la responsabilità sulla gigantesca nave, o su chi, dalla direzione della flotta, potrebbe aver dato eventuali e particolari ordini, oppure, neppure se il massimo responsabile a bordo, abbia fatto questa prodezza totalmente di testa sua. Un fatto è però certo, il risultato d’immagine della Compagnia di navigazione con tanti esseri umani che hanno perso la vita, un numero ancora non chiarissimo di dispersi, pur nel contesto di un complesso quadro di salvataggio in emergenza, è disastroso. Un’immagine che una testata tedesca, lo Spiegel Online, spiega ai suoi lettori di non sorprendersi che il Comandante fosse… italiano! Con pronto e discutibile opportunismo, infatti, la testata tedesca ha immediatamente legato eventi politici in corso nell’Europa comunitaria all’immagine del comandante Schettino per rafforzare un suo caustico giudizio su una nostra ipotetica patente di non affidabilità. Un abbinamento vergognoso questo, proditoriamente opportunistico, del tutto gratuito e profondamente ingiusto, che ha fatto inasprire anche le nostre Istituzioni. Ma le regole dello show possono essere anche queste: colpi bassi, violenti e del tutto inaspettati Una sola domanda comunque ce la facciamo – a parte la consuetudine dell’inchino – ma, fra gli organi preposti alla sicurezza della navigazione si sapeva o non si sapeva che questo inchino a distanza ravvicinata sarebbe avvenuto? È stato mai richiesto, o anche bisbigliato, o magari autorizzato? Oppure, è stata forse una bravata del comandante o questo ‘inchino’ gli è stato imposto per esigenze di rappresentatività? O peggio pubblicitarie? E nel caso sia stato tutto deciso alla luce del sole, questa pratica dell’inchino (che da quanto sui legge qua e là, non sembra davvero sia solo un caso isolato), da chi viene tecnicamente autorizzato o semplicemente tollerato? E in base a quale principio? A tanti amanti del mare è ben noto quando, al timone di una qualsiasi barchetta, se ci si allontana dalla riva più del rigore stabilito, quali e quante dotazioni d’obbligo si debbono avere a bordo. E quanti di noi non sono mai incappati nel rigore dell’inflessibilità dei controlli a mare? E come ha fatto questo comandante a incunearsi con quel mastodonte in un mare nel quale divrebbe vigere il rispetto dell’ambiente? Uno scoglio non segnalato, avrebbe detto…, ma suvvia, è credibile che fra carte nautiche di ogni grado, particolareggiate e non, tecnologie d’avanguardia a bordo, strumenti da terra e da mare, satelliti, possa esistere, in uno spazio di mare solcato da rotte continue un qualcosa di non evidenziato? Sono domande che si pone non tanto l’uomo ‘della strada’, queste, ma proprio quello ‘del mare’ nella sua più ampia estensione del termine… Una risposta chiara e cristallina dovrà pur arrivare. E inoltre, assistendo allo show, oseremmo anche chiederci, sempre per risposte chiare e cristalline, quanta parte della vicenda sia nella responsabilità del comandante, o quanta in quella dell’armatore che potrebbe avere subito o no la scellerata manovra. I lettori, gli spettatori, seguono avvinti lo show ma, per ora, si assiste solo a tutto un discolparsi reciproco. Per adesso, comunque, valgono tutte le dichiarazioni forse contro l’armatore, come valgono quelle contrapposte. La Magistratura avrà il suo duro impegno e ogni giornata che trascorre apre immancabilmente alla successiva. E chi guarda o legge ne rimane avvinto. The show must go on… Se si trattasse di teatro - o quindi anche di politica - sembrerebbe di assistere a una trita commedia delle parti ma qui, purtroppo c’è la tragedia di un naufragio apparentemente assurdo. Un domani la magistratura farà sapere. Tornando invece alla copiosa, ridondante, diffusione di notizie certe, non certe, contrapposte, misteriose o anche fuorvianti, è questa purtroppo una realtà del nostro sistema di fare un’informazione che spesso travalica le righe della cronaca (quella, per così dire, definita ‘anglosassone’), per svilirsi poi, invece, nei capziosi talk show che tanto affascinano quei lettori o spettatori, dotati di una morbosa capacità voyeuristica ormai ampiamente radicata. La tragedia si è snodata in una tempistica ancora tutta da decifrare con precisione, di tentativi disperati del comandante che era stato trascinato (oppure, forse, si era esibito?) in una manovra scellerata per un colosso come la Concordia in acque che sembrerebbero inavvicinabili per la stazza della nave, una velocità che se fosse confermata poco sarebbe definire ‘folle’, che si è poi conclusa in quella manovra forse disperata per tentare di riportare la nave in una rotta di sicurezza… Nel frattempo, nei suoi saloni delle feste, i passeggeri prima brindavano e poi, d’un colpo, si sono visto volare davanti piatti, bicchieri, tavoli, sedie… Nell’immediato che ne è seguito, lo show ha presentato immagini, recuperate dai telefonini dei protagonisti stessi, urla di passeggeri terrorizzati, urla al buio di un black out che avviluppava esseri umani e cose, e la nave si è poi trasformata un pavimento instabile che veniva a mancare sotto ai piedi (fino a diventare esso stesso una parete, una parete che a sua volta era pavimento, il cupo tonfo – o il salto – contro un indecifrabile massiccio esterno, oscuro certo per i passeggeri, ma non impossibile a delinearsi nella ricca strumentazione di bordo. Un silenzio plumbeo, quello successivo, condito però solo da bugie suadenti dagli altoparlanti all’insegna del ‘state calmi… tutto è sotto controllo….” Una frase, questa, già tristemente udita,e nota, pronunciata in diverse altre circostanze... Tempi apparentemente lunghi e caotici nei turisti a bordo, ma tempi che sembravano sempre pochi per sperare nella salvezza perché cadenzati dalla inesorabile inclinazione dei ponti sui quali, poco a poco, diveniva impossibile rimanere diritti. Nessuno lo diceva, ma la Concordia, una vera ‘città galleggiante’ con le sue oltre 4.000 persone a bordo, stava letteralmente ‘imbarcando acqua’. E non è frase fatta questa, ma una buona parte della nave, al buio pesto, si ‘inchinava’, questo sì, per davvero, inesorabilmente, per infilarsi sghimbescia dentro un mare gelido. Forse proprio spinta sugli scogli a mare del Giglio, spinta forse dalla forza della disperazione - o anche dalla pronta determinazione – del Comandante che, ben conscio della falla, potrebbe aver freddamente calcolato un naufragio in acque pur perigliose, ma basse, piuttosto che in mare aperto con fondali irrecuperabili. Una sagoma della nave totalmente coricata su un fianco (dalle struggenti immagini all’infrarosso delle telecamere del primo elicottero di soccorritori della Guardia Costiera, mai viste prima di questo tragico evento). Una sagoma pur incerta, ma comunque relativamente stabile e provvidenziale per i tempestivi tempi di soccorso alle migliaia dei passeggeri. Tanti dei quali ben visibili nel bn dell’infrarosso, appollaiati sulla fiancata ormai divenuta quasi una passerella di fuga, tante ‘formichine’ ordinate in fila sulle scalette di corda in attesa dei battelli o delle scialuppe di soccorso. Una nave nel buio pesto, qua e là rischiarata dai fari dei tanti soccorritori chiamati dalle Capitanerie sulla tragedia: imbarcazioni ed elicotteri fra Guardia Costiera, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia e anche tanti volontari. Una ‘avvincente’ scena da film, un film certo sgradito, avvincente ‘omaggio’ per i media di tutto il mondo. Un vero show, dunque, (visto dall’esterno o dall’alto) sempre in continua, inflessibile, evoluzione per tutto un trascorrere di minuti che si snoda nel reale, e soprattutto in tempo reale, fra le news dei tg, nelle molteplici edizioni straordinarie, sui quotidiani in rete e quanto altro. Non solo in Italia ma, come detto, sempre in tempo reale, in tutto il mondo. Nei tempi lunghi dello snodarsi della tragedia, forse troppo lunghi, anche nei messaggi di richiesta d’aiuto ma la notizia e l’ora precisa dei classici SOS o dei mayday è stata mai diffusa?, e lo ‘spettacolo’ continuava ed è ancora più grande della tragedia che stavano vivendo migliaia di disperati. Nel caos generale che si percepiva a bordo, un angoscioso pensiero nella mente di tutti i passeggeri: “ma ce la faremo mai ad arrivare a terra?”. In quelle paurose condizioni di stabilità (nessuna poteva giurare che in quel frangente la nave non potesse scivolare dal bordo roccioso sul quale era rimasta magicamente in bilico e repentinamente inabissarsi in un oscuro fondale). Nonostante le angosce, comunque, sono stati oltre quattromila i passeggeri che, sembra in maniera ordinata, sono stati instradati dall’equipaggio per imbarcarsi nelle scialuppe della nave, in maniera autonoma, senza ausilio dei mezzi di soccorso. I passeggeri solo stati quindi via via portati salvi a terra al Giglio anche da questi ultimi che, per la grave emergenza in mare, erano stati prontamente inviati, o dirottati dai porti circostanti sul luogo del naufragio. Ai passeggeri sarebbe comunque arrivato un formidabile aiuto da tanti uomini dell’equipaggio e ancora non si può affermare con certezza quanto caotico sia stato o, al contrario, quanto ragionato e con tanti loro episodi di abnegazione, nel salvataggio di migliaia di persone. Pezzo forte dello ‘spettacolo’, il terrore nei passeggeri cadenzato dai soccorsi a bordo inizialmente non immediati, complicato da tante frasi rassicuranti ma anche da silenzi poco comprensibili, seguito da messaggi allarmati, battute angoscianti, cose dette e non dette mentre il mastodonte virava in un forse disperato e arrancato tentativo di recupero per rimanere stabile in una rotta ormai diventata impossibile. Quasi un film sul Titanic, verrebbe da dire. Questo lo show - per dirla nel gergo teatrale –che si è sviluppato sui media dal giorno sin dal giorno successivo a quel tragico ‘inchino’ seguito poi dalla splendida ammiraglia mestamente coricata nelle acque di quel meraviglioso mare del Giglio, un vero fiore all’occhiello delle nostre oasi marittime naturali. Un film molto simile a quella tragedia paurosa tragedia del lontano 1912, spesso ripresa nelle fantasiose ricostruzioni del cinema sul naufragio del Titanic, oggi rivissuto in quella del Concordia in un altro film, ma totalmente inedito, che percorre istantaneamente gli schermi di tutto il mondo. Proprio in tempo reale. I media, dal canto loro, hanno centellinato la disperazione dei passeggeri, e ciò è stato corretto per le news su giornali, radio e tv… Ma che dire, invece di questo show che, al di là delle necessarie, indispensabili notizie, si è immediatamente trasformato in un triste spettacolo divorato, come una sorta di famelica preda, dei talk show più disparati, anche nei più autorevoli salotti televisivi con tanto di modellini in scala centimetrica, sui quali, con grande sussiego veniva fatto strusciare il dito indagatore o esplicativo di presentatori, commentatori, psicologi psichiatri, testimoni dal vero, eroi veri ed eroi mancati? O delle tante interviste di arricchimento a preti, parroci, sindaci, forze dell’ordine ecc ecc. Non vuole essere questo un commento sarcastico o un disprezzo di questi show ed è doveroso salvare ovviamente in questo commento la grande e giusta professionalità di tutti i commentatori, giornalisti e non, che sono stati chiamati per contribuire in video ad arricchire il dibattito. Il discorso parte naturalmente da molto lontano, ma questa è solo una reale esemplificazione di come lo show sappia cavalcare in tempo reale la sofferenza, l’angoscia , il dolore, la morte. Non tanto e solo per informare con il massimo contributo di correttezza, ma anche e soprattutto per fare galoppare lo share. E che dire poi del penoso spettacolo offerto da assurde frotte di turisti della domenica armati di binocoli e ‘macchinette’, ribattezzati dai media come turisti ‘della morte’, che hanno voluto immortalare per parenti e amici la vista postuma di tanta sofferenza umana? Certo non per loro irrispettosa responsabilità, ma anch’essi parte di un tacito e vergognoso saccheggio di immagini a sensazione per lo spettacolo del disastro offerto in pasto all’opinione pubblica. E, dispiace dirlo, la colpa di questo scempio di privacy, di rispetto partecipato per il dolore, ricade anche su tanta stampa che lavora sotto la copertura del sacrosanto dovere di ‘dare notizia’ e di ‘raccontare i fatti così come sono’, ma poi non di rado, pur nel principio di ‘non andare contro la verità’, scivola e si immerge un uno show che ha le sue regole e sembrerebbe dare una ‘giusta’ copertura professionale per allestire qualsiasi spettacolo sul dolore… Purché faccia audience, sia ben chiaro! Non esiste fatto eclatante di cronaca, meglio se intrisa di sangue, o peggio, che non abbia sui piccoli schermi il suo giusto modellino (di nave o di villetta, di pozzo, garage, cantina o altro) e la sua rappresentazione in reale cattura l’attenzione di chi vede o legge. Lo avvince, un’attenzione che è ancora più intensa se nell’evento disastroso ci sia anche un lontano risvolto di sesso. O, quanto meno, di ammiccanti possibilità (nelle opportune pause, invece, uno show ben diverso, quello della pubblicità, ed ecco altra linfa vitale nella produzione delle news dei talk show). E anche in questo naufragio, purtroppo, un malcelato tentativo di infilarci dentro, (a torto o a ragione, ancora non si è capito) una qualche maliarda, ha avuto un suo giusto spazio di ‘pruderie’ nelle cronache di tante pagine o copertine, stampate o televisive. Non pochi hanno anche consumato qualche ammiccante insinuazione, ma c’era forse a bordo una sorta di Mata Hari? Fantasia e realtà, si sono frammentate e mischiate, tante le insinuazioni precoci che hanno per fortuna avuto vita brevissima, ma intanto, però, hanno comunque ‘tenuto scena’ per alcuni giorni. Ma lo show, per le successive fasi dell’inchiesta, promette certo bene, molto bene. Qualche istant book, anche autorevole nelle firme, è stato già diffuso, e a un costo davvero minimale…
Tutto ciò mentre sommozzatori della Marina, dei Vigili del Fuoco e di altre forze di sicurezza stavano mettendo continuamente a rischio la vita per la ricerca di miseri resti affogati- O imprese internazionali, tenterebbero di recuperare il micidiale carburante – un vero agghiacciante pericolo per l’ambiente se dovesse defluire in mare – del quale sono tuttora pieni e serbatoi della nave E a proposito del Comandante, che è pur sempre un uomo di mare ancora non giudicato da un tribunale, anche se errori potrebbe averli fatti, prima di essere acriticamente colpevolisti contro di lui, in un ginepraio di notizie di questo genere, si dovrebbe rimanere solo alle notizie concrete, e si dovrebbe attendere che la Magistratura faccia il suo corso. Una Magistratura che lo ha immediatamente fermato, ma poi, esaminando attentamente il problema, lo ha semplicemente isolato, mettendolo ai domiciliari. Ponendosi così contro un certo furore popolare che lo invocava ‘in arresto’! Nessuno riflette, invece, che, prima di mettere al palo colui che per ora sembrerebbe essere uno dei maggiori responsabili del maldestro disastro, per fortuna da noi esistono ancore le garanzie personali ed è quindi opportuno attendere il prosieguo delle indagini. Poi, si vedrà. E a proposito di misteri, la magica scatola nera, immediatamente invocata a chiare lettere dall’armatore per una prima fase chiarezza, quando non era stata ancora recuperata, qualcuno sui giornali la diede anche per rotta, o almeno non funzionante. Ora è stata trovata e messa al sicuro e quindi, marcia indietro, la ‘nera’ sarebbe a posto nelle sue registrazioni. Nelle ultimissime news, difettosa forse, ma pare che da essa sicuramente poche notizie, ma comunque ben chiare e decifrabili, scaturiranno. Ma chi ci capisce oggi quale sia la realtà? A fronte di tante e contrastanti illazioni? Meglio non sarebbe stato attendere chiarezza? Nulla di ciò è avvenuto: le leggi dei media non cambiano mai, sono sempre le stesse, e quindi… the show must go on…
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