La nevicata del 1956 e la relativa ondata di freddo hanno rappresentato un evento meteorologico di particolare rilevanza ed eccezionalità storica per dimensioni del fenomeno che colpì il continente europeo e l'Italia nell'inverno di quell'anno quando un'ondata eccezionale di freddo investì buona parte dell'Europa e dell'Italia, coprendola di neve e gelo con un'intensità tale da essere definita la "nevicata del secolo": costituì infatti l'evento nevoso più marcato e pesante dai tempi dell'inverno 1929 per tutta la penisola, ed i successivi fenomeni del gennaio 1986, non meno rilevanti, non ne eguagliarono comunque l'estensione temporale e geografica. Le cause e la durata del fenomeno Le principali variabili climatiche responsabili dell'evento consistettero nella discesa di un forte impulso gelido dalle alte latitudini (che determinò il raffreddamento iniziale in Europa settentrionale), nella formazione di un'intensa alta pressione termico siberiana sull'Europa centro orientale, in continue e decise espansioni dell'alta pressione delle Azzorre sul Circolo polare artico (che determinò continui afflussi freddi, i quali alimentarono il nocciolo freddo in Europa) e nella formazione di una depressione mediterranea chiusa, continuamente alimentata da aria artica proveniente dal nocciolo freddo europeo. Questo insieme di fenomeni creò una situazione difficilmente ripetibile, in quanto è molto rara la coincidenza di tutte le variabili. Interessante anche notare come tutto avvenne senza episodi di riscaldamento stratosferico (stratwarming), di solito principali responsabili di repentini quanto intensi raffreddamenti dell'Europa centrale (1985, 1963). Tale fenomeno ebbe anche una durata molto significativa, quasi tre settimane essendo iniziato il 27 gennaio 1956 (quando un potente ammasso di aria fredda in quota e al suolo si staccò dalle alte latitudini per scendere verso la Scandinavia) raggiungense in capo a due giorni la Svezia, la Finlandia, e poi vaste zone d'Europa, compresa l'Italia, che non uscì dalla morsa del gelo fino al 20 febbraio. La fase critica in Italia iniziò il 1º febbraio 1956 e già il 2 febbraio nella Pianura Padana il termometro toccò i -15° C mentre la -20° C abbracciò interamente le Alpi e bufere di neve interessarono tutto il nord con particolare violenza in Toscana e in Emilia-Romagna. Il freddo fu intenso non solo al suolo ma anche in quota, con punte di -35° C che raggiunsero Roma che subì una nevicata divenuta storica. Già il 4 febbraio tutte le precipitazioni, in atto su buona parte dell'Italia, erano oramai nevose, e nuovi impulsi gelidi sulle regioni adriatiche (-40° C) raggiunsero il loro massimo il 7 febbraio, quando un potente nucleo gelido in quota colpì le regioni meridionali. Bufere e temperature gelide, gelo e neve flagellarono queste regioni anche il giorno successivo, quando un nuovo minimo depressionario fra la Corsica e la Toscana provocò ancora intense nevicate a Roma e su tutto il centrosud. In quei giorni diverse nevicate con accumuli si spinsero fin sulle coste siciliane. A Palermo le temperature minime scesero fino a 0 °C e la città venne imbiancata diverse volte da alcuni cm di neve. Altre nevicate interessarono anche le coste meridionali della Sicilia e la stessa isola di Lampedusa. Il 13 febbraio giunsero nuove correnti gelide dalla valle del Rodano determinando temperature rigidissime in quota che avvolsero tutto il nord e determinarono altre intense nevicate che colpirono particolarmente le Marche, l'Umbria e la Toscana, spostandosi il giorno successivo verso il sud, mentre il gelo dominava sulle regioni centro settentrionali. Gelo e precipitazioni rimasero ancora nei giorni successivi e nuove nevicate si ripeterono in particolare il 18 febbraio su tutto il centronord e, nuovamente, anche a Roma dove la neve continuò a permanere fino al 20 febbraio.
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