L’emergenza migranti ha interessato a lungo l’Italia con i continui sbarchi a Lampedusa, aumentati a seguito anche del conflitto con la Libia. I problemi derivati dalla gestione di tale emergenza, in particolare per quanto riguarda i migranti minorenni non accompagnati, ha portato la CRI a dichiarare lo stato di mobilitazione con una propria Ordinanza Commissariale n. 0096-11 del 19 febbraio 2011 per mettere a disposizione le risorse dell’Associazione. Ciò ha portato all’elaborazione di un progetto sperimentale che individuava le strutture idonee per tali interventi, tra le quali il C.O.D.A.M. - T.E. di Marina di Massa (Ms) per attuare la convenzione stipulata fra la Croce Rossa Italiana e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dal giorno 17 luglio 2011 è iniziata presso questa struttura l’attività di assistenza ai minori non accompagnati nel quadro dell’Emergenza Umanitaria ai migranti nel territorio nazionale a seguito dell’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi dell’Africa. Il C.O.D.A.M. è una struttura dell’Ispettorato Nazionale del Corpo Militare C.R.I. utilizzata con funzione di Centro di formazione ed addestramento per il personale del Corpo, sia in servizio che in congedo, nonché per tutte le altre componenti dell’Associazione. Nella struttura è stata allestita l’accoglienza di questi migranti; sono stati realizzati ulteriori spazi coperti per svolgere attività finalizzate al progetto di ospitalità di questi minori. Tutto questo si è potuto realizzare grazie all’impegno iniziale del personale in congedo del Corpo e delle altre componenti CRI, per poi passare all’affidamento a una cooperativa di servizi. Per meglio illustrare come si è svolto il progetto nella sua completezza, si possono individuare i seguenti capitoli che saranno trattati come specifici argomenti per una migliore approfondimento: Preparazione logistico e sanitaria, Accoglienza: logistica e sanitaria, Inizio attività del Centro, Attivita’ giornaliere, Attività successive, Conclusione, Problematiche e riflessioni 1. Preparazione: logistica e sanitaria A seguito della firma della Convenzione, si è andata subito a individuare una Responsabilità amministrativa nella figura del Direttore Regionale CRI della Toscana e una Responsabilità del Centro che è stata attribuita al Comandante del CODAM; è stata istituita una “cabina di regia CRI denominata “Gruppo di lavoro accoglienza” composta dai vertici regionali di tutte le componenti volontaristiche, coordinate dal Direttore Regionale e dal Responsabile del costituendo Centro Accoglienza Minori (CAM), per l’attuazione degli interventi con la partecipazione dei volontari alle attività di accoglienza. Contemporaneamente si è iniziato ad approntare la struttura per le esigenze del caso, come richiesto dal Ministero competente durante un sopralluogo preliminare, aumentando i posti letto, comprensivi degli alloggi del personale CRI di supporto, da 56 a 100, adeguando i servizi esistenti alla nuova realtà: attivazione ditta lavanderia (lenzuoli e coperte), ditta mensa, ditta pulizie locali, allestimento locali per magazzino (modulo abitativo) e rifornimento dei materiali (generi prima necessità, vestiario, scarpe, igiene personale), attivazione infermeria, ricerca interpreti (inglese, francese, arabo, dialetti locali dell’Africa sub sahariana), contatti con gli enti del territorio (Prefettura, Questura, Forze dell’Ordine, Tribunale, Comune, Provincia, Regione, Asl, Ospedale, Distretto Sanitario Locale, Servizio Sanitario Regionale), contatti con la Stampa locale, reperimento automezzi per le varie esigenze (1 autovettura, 1 pulmino, 1 pullman, 1 autoambulanza), Inoltre, per il corretto controllo gestionale della struttura è stata prevista la presenza del personale militare in servizio al CODAM nell’arco delle 12 ore diurne, per provvedere all’assistenza logistica e alla manutenzione degli impianti. Teniamo presente che il CAM doveva essere una struttura di transito – ponte, dove i minori soggiornano per un lasso di tempo (intorno ai 45/60 giorni) per poi essere trasferiti nelle strutture di seconda accoglienza dove continuare il percorso predisposto dal Ministero. 2. Accoglienza: logistica e sanitaria Gli ospiti, (erano 80 ragazzi nell’età compresa dai 14 ai 17 anni) sono arrivati da Taranto nel Luglio del 2011, scortati dalle Forze dell’Ordine, con pullman messi a disposizione dalla Regione Toscana intorno alle ore 2 di notte e, dopo essere stati rifocillati, sono stati sistemati nelle camere, divisi per età e Stati di provenienza, oltre che per gruppi etnici, anche se successivamente sono state fatte alcune variazioni per legami che avevano instaurato fra di loro. Come dotazione personale avevano con sé solo un sacchetto di plastica con alcuni indumenti. Per ognuno ci è stato consegnato un foglio sanitario e copia dei documenti rilasciati a Lampedusa dalla Questura di Agrigento, come prima identificazione. Il giorno successivo è iniziata la prima distribuzione di materiale per l’igiene personale e indumenti. In questa prima fase il personale volontario della CRI è stato impiegato in tutti i servizi messi in piedi per l’accoglienza (dalla mensa, all’infermeria, al magazzino, alla vigilanza, ecc) e poi, dal 26 luglio, è stata inserita gradualmente una Cooperativa dei servizi per coprire le attività specifiche di assistenza ai minori. 3. Inizio attività del Centro Uno dei primi atti è stato quello di aprire una segretaria di coordinamento del CAM (attività, turni, registrazione personale, certificazione, l’invio di un report CRI (quotidiano) e quant’altro si presentasse da risolvere. Dal punto di vista logistico si è provveduto all’allestimento di aule sotto le tende, dato il periodo estivo per procedere poi a degli incontri informativi con i minori (incontro per illustrare ambiente, orari, comportamenti di massima). Si è poi proceduto all’apertura dell’ambulatorio con personale medico ed infermieristico (volontario) per diverse attività quali: Predisposizione schede sanitarie, Visite mediche, Prelievi, Accertamenti sanitari specifici presso ASL e Ospedale (Rx), Supporto psicologico. Con l’inserimento nella struttura delle figure di Mediatore culturale, è stato possibile iniziare a svolgere l’identificazione preliminare da parte della Questura e successivamente la predisposizione di tessere identificative CRI per gli ospiti del Centro. Per dare regolarità ai servizi di h 24 c’è stato poi l’inserimento di personale della Cooperativa servizi per la vigilanza, il centralino ed altro. Fra le altre cose sono stati presi contatti con le strutture religiose (Diocesi e Comunità islamica) dato che la maggior parte degli ospiti è di fede musulmana e si è allestita una tenda-moschea per il Ramadan che si approssimava (prima una tenda della struttura del Centro e poi un’altra più idonea): adattamento del vitto agli orari di preghiera, acquisto tappetini, festa di fine ramadan e successivamente trasporto presso la moschea locale per la preghiera del Venerdì. Inoltre è stato installato un telefono pubblico per dare la possibilità ai minori di contattare le famiglie. Per una migliore gestione del Centro si è Costituito un gruppo di lavoro con 6 rappresentanti del gruppo dei minori per la loro responsabilizzazione e collaborazione nel mantenimento del decoro e dell’ordine. Era stata definita una diaria giornaliera (pochet money) di Euro 1.30 al giorno per l’acquisto delle tessere telefoniche, sigarette e altro, ma i primi tempi abbiamo noi stessi provveduto all’acquisto e consegna di quanto previsto. E’ stato necessario predisporre anche una serie di comunicazioni di servizio, avvisi scritti nelle varie lingue per il rispetto delle norme di pulizia personale e aree comuni, per il lavaggio indumenti personali (stendi biancheria, sapone, lavatoi) e per gli orari concernenti le varie attività. Tanti sono stati i contatti con le Autorità Locali. 4. Attività giornaliere Dopo i primi giorni di adattamento nella struttura si è proceduto a Esami di approfondimento dal punto di vista sanitario e colloqui in Questura per il rilascio di documenti di riconoscimento. Inoltre si è attivata l’alfabetizzazione con la formazione di 4 gruppi: 2 francofoni, 1 anglofono, 1 arabo e con la successiva divisione in base al livello di apprendimento; nel programma era prevista l’illustrazione del nostro Paese (cultura italiana), la creazione di laboratori di attività sportive (calcio, pallavolo con il relativo materiale), di giochi per il tempo libero, di lettura quotidiani anche in lingua straniera. La sistemazione di una parabola per i canali televisivi stranieri ha permesso loro sia di mantenere i contatti con il proprio mondo di provenienza e sia di essere aggiornati sui fatti quotidiani. Un aspetto importante è stato quello dell’organizzazione delle USCITE dalla struttura. 5. Attività successive Ulteriore lavoro è stato quello di cercare di predisporre anche percorsi di inserimento presso case famiglia, piccole comunità, problema non da poco, visto che presupponeva la disponibilità degli Enti Locali, Comune e Regionee quella del Ministero. 6. Conclusione L’8 marzo u.s. l’ultimo gruppo di minori non accompagnati ha lasciato il Centro per essere accolti in strutture di secondo livello. Sono passati circa 8 mesi dall’arrivo di questi 80 ragazzi nella nostra struttura dove abbiamo portato avanti questo progetto che ha comportato impegno, costanza e qualche volta anche una certa fantasia per la sua realizzazione. Non senza difficoltà e incomprensioni ma alla fine ci siamo riusciti applicando i Principi Fondamentali del nostro Movimento di Croce Rossa. Non ci siamo infatti limitati solo a una classica assistenza ma abbiamo realizzato diversi progetti che hanno occupato e impegnato questi minori, suscitando in loro interesse e principalmente coinvolgendoli, con l’intenzione di far capire il nostro obiettivo nei loro confronti e anche le nostre problematiche nel realizzare questo progetto per aiutarli. 7. Problematiche e riflessioni Sin dai primi approfondimenti per l’approntamento della struttura del CAM, fino alla gestione quotidiana, ci siamo scontrati con realtà esterne che ci hanno reso faticoso il già pesante cammino: basti pensare alla difficoltà per ottenere un telefono pubblico a schede per gli ospiti e l’aumento della potenza dell’energia elettrica, come ancora l’ispezione svolta dal Giudice Tutelare accompagnato dai Vigili del Fuoco, dalla ASL e dal Comune per verificare o meno l’idoneità della Struttura in tutti i suoi aspetti, nel contesto di attività già iniziate con gli ospiti già sistemati. Anche la nomina del Tutore da parte del Tribunale è arrivata solo dopo due mesi. Ma anche all’interno della nostra organizzazione, e questo ci dispiace ancora di più, non abbiamo trovato la collaborazione che ci asaremmo aspettati. Faccio presente che siamo stati l’unica struttura CRI ad avere un numero di minori così alto, e l’unica dislocata nell’Italia centrale ma, nonostante questo nostro pesante impegno di dedizione e di qualità dell’accoglienza, ci è parso di essere quasi una struttura di emergenza secondaria in quanto ai volontari non sono stati riconosciuti benefici di legge e, per il personale dipendente, non erano stati previsti gli emolumenti di legge per le emergenze. Abbiamo comunque potuto risolvere, almeno in parte, questi problemi, solo successivamente. Per non parlare poi della scarsa attenzione che, a nostro giudizio, abbiamo rilevato sul sito nazionale della CRI nei nostri confronti. Poco male, comunque, anche se ci dispiace e pensiamo che ci possono essere stati dei giusti motivi ma, al contempo, un buon riscontro lo abbiamo trovato sulla a stampa e i mass media locali che hanno dato rilievo all’attività del CODAM. Dopo una brillante partenza nella quale sembrava che tutti volessero essere concreti e attivi, alle parole non sempre sono seguiti fatti concreti. Vedo la necessità di meglio organizzarci per il futuro perché, in emergenze di questo tipo c’è l’esigenza di preparare il personale a queste nuove ed incombenti realtà e soprattutto occorre la volontà di realizzare progetti molto mirati, dando garanzie ai volontari con i benefici previsti dalla legge, o riconoscendo i diritti al personale dipendente CRI. Anche all’interno del Corpo Militare è necessario capire come indirizzarsi verso queste nuove esigenze, salvaguardando la nostra appartenenza in qualità di ausiliari delle FFAA ma anche di operatori CRI, e pertanto, partecipando attivamente a queste attività nelle vesti e con i compiti previsti dallo Statuto e dalla nostra attuale legge. Vogliamo capire se questa è la strada che dobbiamo percorrere, e se per questa lavoriamo tutti insieme, mettendo in chiaro che proprio questa è la nostra missione, definendo ruoli e compiti, sia per il personale in servizio che per quello in congedo. Dobbiamo tenere conto anche dell’atteggiamento della CRI nei confronti di chi ha prestato la sua opera al CAM, dato che non gli viene riconosciuta l’attività prestata, come è invece è avvenuto, per esempio, nell’emergenza a Lampedusa! Come se non fossero due aspetti dello stesso problema. Anche l’impiego del personale militare è avvenuto su esclusivo titolo volontaristico (ex art. 12 del vigente Statuto della CRI) non essendo stata prevista l’applicazione dei benefici di legge. Il personale impiegato ha usufruito di vitto/alloggio presso la struttura, ma, trattandosi di attività non ausiliaria delle FF.AA. priva di richiamo in servizio e, pertanto, della qualifica di militare, questo personale non è stato autorizzato a indossare l’uniforme. Per concludere, l’attività del CAM di Marina di Massa costituisce una grande esperienza per il futuro, per non commettere errori e per migliorare il servizio che la CRI, Associazione umanitaria, può e deve offrire nelle situazioni di emergenza per alleviare le sofferenze dei più deboli. * Colonnello com. C.R.I. in congedo
*(già Comandante del C.O.D.A.M.- T.E. e Responsabile del C.A.M.)
FOTO: La visita al Codam Cri di Marina di Massa del Vice Prefetto Vicario della Provincia, Valerio Massimo Romeo, durante la campagna di alfabetizzazione per i ragazzi nordafricani minorenni provenienti dal Centro Accoglienza di Lampedusa
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