Sono ormai una quarantina le persone
che si sono tolte la vita nei primi mesi dell’anno
Crescono i suicidi in Italia, anche per la crisi economica: e sono ormai una quarantina le vittime da inizio anno. Questa escalation sembra inarrestabile e tanti di questi drammi è certo che sono legati alle difficoltà economiche. Un bollettino di guerra, quasi all’ordine del giorno. Con gli ultimi tre casi, due nel salernitano e uno nel milanese arriva 38 il bilancio delle cosiddette vittime della crisi dall’inizio del 2012, quasi un terzo delle quali in Veneto. Tanto da spingere il segretario dell’ Associazione artigiani piccole imprese (Cgia) di Mestre, Giuseppe Bortolussi, a lanciare un appello al presidente Giorgio Napolitano perché intervenga. La politica cavalca l’onda funesta, con qualche leader che accusa più o meno direttamente il governo a causa delle misure di rigore adottate per affrontare la crisi mondiale che ci sata travolgendo. Ma davvero la crisi sarebbe la causa di questa strage? Il 2012 sarà ricordato come l’anno dei suicidi o forse ce lo stanno dipingendo così? I dati, se si reputano affidabili le 38 morti dichiarate, parlano chiaro: nel 2012, ogni giorno ci sono 0,29 suicidi per motivi economici, contro lo 0,51 del 2010 e lo 0,54 del 2009. Nessuna epidemia suicida in corso, almeno finora. Per valutare davvero la situazione, si dovrà però aspettare. “ Ogni anno in Italia si verificano circa tremila casi di suicidio, con punte di quasi quattromila casi nei primi anni Novanta”, osserva Stefano Marchetti, responsabile dell’ultima, recentissima, indagine dell’ Istituto nazionale di statistica (Istat) su suicidi e tentativi di suicidio in Italia, relativa all’anno 2010: “ Ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare, a oggi, che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica. Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche”. Può sembrare cinico snocciolare numeri e percentuali, ma è l’unico modo per separare i fatti dalle impressioni. Dicevamo: 38 suicidi per motivi economici dal 1 gennaio all’8 maggio 2012. Purtroppo sono la punta dell’iceberg rispetto al fenomeno generale. Nel 2010, per esempio, l’Istat ha contato 3.048 suicidi, di cui 187 per motivi economici, “ in base a quello – specifica Marchetti – che viene indicato dalle forze dell’ordine come il presunto movente”. Se si escludono i suicidi per motivi d’onore (18 in tutto), quello economico è, per assurdo, il movente meno preoccupante di tutti. Quasi una persona su due (1.412) ha deciso di farla finita a causa di una malattia (per 4 su 5 di origine psichica). La seconda causa di suicidio è affettiva: 324 persone si sono tolte la vita per questioni di cuore, quasi il doppio rispetto a chi l’ha fatto per il conto in banca. E quasi in un caso su tre non è stato possibile individuare il movente del gesto. Pozzuoli, Martellago e Troina sono solo gli ultimi comuni oggetto di un fenomeno che, dall’inizio del 2012, si è aggravato raggiungendo picchi impensabili fino a pochi mesi fa. La crisi economica si fa sentire in tutta la sua durezza e, molte volte, diventa impossibile da superare soprattutto dal punto di vista psicologico. La soluzione, in 34 casi da inizio 2012, è stata solo una: il suicidio. Ma cosa c’è dietro il fenomeno? Lo si può paragonare a quanto accaduto in France Telecom tra il 2008 ed il 2009? E c’è un rischio emulazione? I dati della CGIA di Mestre Solo pochi giorni fa, la Cgia di Mestre aveva rilasciato l’ultimo bollettino: “Dopo l’ennesima tragedia verificatasi nei giorni scorsi in provincia di Treviso, dall’inizio dell’anno ad oggi sono 32 i suicidi che hanno colpito altrettanti imprenditori a livello nazionale”. - La Regione italiana più colpita è il Veneto che, a inizio mese, registrava 10 suicidi di piccoli imprenditori. Di seguito la tabella completa: Nel Veneto 10, Puglia 4, Sicilia 4, Toscana 3, Sardegna 2, Lazio 2, Campania 1, Lombardia 1, Friuli Venezia-Giulia 1, Emilia Romagna 1, Marche 1, Abruzzo 1, Liguria 1 Gli ultimi aggiornamenti Fra le ultime segnalazioni, la notizia che un 70enne di Pozzuoli (Napoli) si è sparato alla testa con la sua pistola dopo aver ricevuto, poco tempo prima, una cartella esattoriale da 15mila euro. Ai suoi cari ha lasciato un biglietto per motivare il gesto estremo: “La dignità vale più della vita”. L’uomo versa in condizioni disperate all’ospedale di Napoli. - G. T., 47enne residente a Troina (Enna), si è impiccato dopo aver ricevuto la comunicazione di una riduzione del proprio orario di lavoro dalla ditta nella quale lavorava. - F. P., artigiano 40enne nel Veneto, si è tolto la vita a causa delle continue difficoltà nel pagamento del mutuo. L’uomo, prima di compiere il gesto estremo, ha mandato un sms alla ragazza che, dopo averlo letto, ha messo in moto la macchina dei soccorsi. Ormai non c’era più nulla da fare. Lo studio ‘made in Usa’ Non solo la Cgia di Mestre. Il monito su questo fenomeno viene lanciato anche dal Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa. - Il tasso di suicidio, come viene confermato dalla ricerca, “sale e scende in connessione con l’economia. E il record negativo negli Usa si è registrato, non a caso, con la Grande Depressione: +22,8% in quattro anni”. Sono queste le parole di Maurizio Pompili, responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma. - E qui viene, d’obbligo, il parallelismo tra la situazione attuale e quella del 1929: “Il problema è che i fallimenti ci sono sempre stati, ma ultimamente le notizie delle morti hanno una cadenza allarmante. Emerge una particolare fragilità”. Uno studio americano pubblicato sul Journal of Public Health indaga l’impatto che i cicli economici hanno sul tasso dei suicidi dal 1928 al 2007 in Usa. “Sapere che i suicidi aumentano in fase di recessione e crollano in periodi di espansione economica evidenzia la necessità di ulteriori misure di prevenzione di questo gesto proprio quando l’economia si indebolisce”, afferma Mercy James, direttore ad interim del Cdc’s Injury Center’s Division of Violence Prevention. - Lo stesso trend lo si ritrova in Italia; tra il 2008 ed il 2010, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono saliti del 24,6%. Ma quali sono le cause? Come sottolinea la stessa Cgia di Mestre “difficile dare una risposta esaustiva tuttavia, la mancanza di liquidità è il denominatore comune che si riscontra in quasi tutti questi drammi: senza contare che molti imprenditori, a seguito del mancato pagamento da parte dei committenti, sono sprofondati nella crisi più profonda senza riuscire a risollevarsi”. - Gli esperti americani della ricerca presentata sopra sostengono che “I problemi economici possono avere un impatto su come le persone guardano a se stesse e al loro futuro, ma anche sui rapporti con famiglia e amici. Insomma, le recessioni possono anche alterare intere comunità”. Il caso France Telecom Sono stati 23 suicidi in 18 mesi. E’ questo il bollettino di guerra fatto registrare non da una intera nazione, ma da un’azienda. Stiamo parlando del biennio 2008-2009 e di France Telecom. - L’operatore storico delle telecomunicazioni transalpine venne messo sotto accusa per i suoi metodi di direzione, per la sua gestione del personale, per una disinvoltura nel ricorso alla mobilità ed ai licenziamenti in blocco. - In realtà il fenomeno dei suicidi non fu una novità e, secondo il management aziendale, era addirittura più numeroso gli anni addietro: nel 2002, per esempio, furono ben 29 i dipendenti uccisisi. - Le cause toccano ancora una volta il lato psicologico del lavoro; un’azienda pubblica e monopolista sino alla fine degli anni ’90 che, improvvisamente, si è trovata ad affrontare una concorrenza aperta ed accesa nel settore delle telecomunicazioni. - I duri metodi di gestione hanno fatto il resto: i tagli verticali e la paura di perdere il posto di lavoro hanno fatto cedere psicologicamente una importante fetta di dipendenti. Ed ecco i risultati. Un sociologo, David Phillips, ha parlato di Effetto Werther con riferimento al romanzo “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang Goethe (1774). In questo racconto, il protagonista si suicida perché innamorato di una ragazza legata a un altro. Negli anni successivi alla pubblicazione di tale romanzo si notò un incremento dei suicidi di tutti coloro che avevano letto il libro. - L’effetto Werther, quindi, fa riferimento al fenomeno di emulazione per cui la notizia di un suicidio, pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa, provoca all’interno della società una catena di altri suicidi. - Anche in Italia, dopo la pubblicazione nel 1802 del romanzo “Ultime lettere di Jacopo Ortis” da parte di Ugo Foscolo, si registrò un fenomeno analogo a quello de “I dolori del giovane Werther”. - Tale teoria è supportata anche da fatti più recenti: all’indomani del suicidio di Marilyn Monroe, a Los Angeles, si verificò un incremento del 40% dei suicidi.
Crescono i suicidi in Italia, anche per la crisi economica: e sono ormai una quarantina le vittime da inizio anno. Questa escalation sembra inarrestabile e tanti di questi drammi è certo che sono legati alle difficoltà economiche. Un bollettino di guerra, quasi all’ordine del giorno. Con gli ultimi tre casi, due nel salernitano e uno nel milanese arriva 38 il bilancio delle cosiddette vittime della crisi dall’inizio del 2012, quasi un terzo delle quali in Veneto. Tanto da spingere il segretario dell’ Associazione artigiani piccole imprese (Cgia) di Mestre, Giuseppe Bortolussi, a lanciare un appello al presidente Giorgio Napolitano perché intervenga. La politica cavalca l’onda funesta, con qualche leader che accusa più o meno direttamente il governo a causa delle misure di rigore adottate per affrontare la crisi mondiale che ci sata travolgendo. Ma davvero la crisi sarebbe la causa di questa strage? Il 2012 sarà ricordato come l’anno dei suicidi o forse ce lo stanno dipingendo così? I dati, se si reputano affidabili le 38 morti dichiarate, parlano chiaro: nel 2012, ogni giorno ci sono 0,29 suicidi per motivi economici, contro lo 0,51 del 2010 e lo 0,54 del 2009. Nessuna epidemia suicida in corso, almeno finora. Per valutare davvero la situazione, si dovrà però aspettare. “ Ogni anno in Italia si verificano circa tremila casi di suicidio, con punte di quasi quattromila casi nei primi anni Novanta”, osserva Stefano Marchetti, responsabile dell’ultima, recentissima, indagine dell’ Istituto nazionale di statistica (Istat) su suicidi e tentativi di suicidio in Italia, relativa all’anno 2010: “ Ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare, a oggi, che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica. Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche”. Può sembrare cinico snocciolare numeri e percentuali, ma è l’unico modo per separare i fatti dalle impressioni. Dicevamo: 38 suicidi per motivi economici dal 1 gennaio all’8 maggio 2012. Purtroppo sono la punta dell’iceberg rispetto al fenomeno generale. Nel 2010, per esempio, l’Istat ha contato 3.048 suicidi, di cui 187 per motivi economici, “ in base a quello – specifica Marchetti – che viene indicato dalle forze dell’ordine come il presunto movente”. Se si escludono i suicidi per motivi d’onore (18 in tutto), quello economico è, per assurdo, il movente meno preoccupante di tutti. Quasi una persona su due (1.412) ha deciso di farla finita a causa di una malattia (per 4 su 5 di origine psichica). La seconda causa di suicidio è affettiva: 324 persone si sono tolte la vita per questioni di cuore, quasi il doppio rispetto a chi l’ha fatto per il conto in banca. E quasi in un caso su tre non è stato possibile individuare il movente del gesto. Pozzuoli, Martellago e Troina sono solo gli ultimi comuni oggetto di un fenomeno che, dall’inizio del 2012, si è aggravato raggiungendo picchi impensabili fino a pochi mesi fa. La crisi economica si fa sentire in tutta la sua durezza e, molte volte, diventa impossibile da superare soprattutto dal punto di vista psicologico. La soluzione, in 34 casi da inizio 2012, è stata solo una: il suicidio. Ma cosa c’è dietro il fenomeno? Lo si può paragonare a quanto accaduto in France Telecom tra il 2008 ed il 2009? E c’è un rischio emulazione? I dati della CGIA di Mestre Solo pochi giorni fa, la Cgia di Mestre aveva rilasciato l’ultimo bollettino: “Dopo l’ennesima tragedia verificatasi nei giorni scorsi in provincia di Treviso, dall’inizio dell’anno ad oggi sono 32 i suicidi che hanno colpito altrettanti imprenditori a livello nazionale”. - La Regione italiana più colpita è il Veneto che, a inizio mese, registrava 10 suicidi di piccoli imprenditori. Di seguito la tabella completa: Nel Veneto 10, Puglia 4, Sicilia 4, Toscana 3, Sardegna 2, Lazio 2, Campania 1, Lombardia 1, Friuli Venezia-Giulia 1, Emilia Romagna 1, Marche 1, Abruzzo 1, Liguria 1 Gli ultimi aggiornamenti Fra le ultime segnalazioni, la notizia che un 70enne di Pozzuoli (Napoli) si è sparato alla testa con la sua pistola dopo aver ricevuto, poco tempo prima, una cartella esattoriale da 15mila euro. Ai suoi cari ha lasciato un biglietto per motivare il gesto estremo: “La dignità vale più della vita”. L’uomo versa in condizioni disperate all’ospedale di Napoli. - G. T., 47enne residente a Troina (Enna), si è impiccato dopo aver ricevuto la comunicazione di una riduzione del proprio orario di lavoro dalla ditta nella quale lavorava. - F. P., artigiano 40enne nel Veneto, si è tolto la vita a causa delle continue difficoltà nel pagamento del mutuo. L’uomo, prima di compiere il gesto estremo, ha mandato un sms alla ragazza che, dopo averlo letto, ha messo in moto la macchina dei soccorsi. Ormai non c’era più nulla da fare. Lo studio ‘made in Usa’ Non solo la Cgia di Mestre. Il monito su questo fenomeno viene lanciato anche dal Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa. - Il tasso di suicidio, come viene confermato dalla ricerca, “sale e scende in connessione con l’economia. E il record negativo negli Usa si è registrato, non a caso, con la Grande Depressione: +22,8% in quattro anni”. Sono queste le parole di Maurizio Pompili, responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma. - E qui viene, d’obbligo, il parallelismo tra la situazione attuale e quella del 1929: “Il problema è che i fallimenti ci sono sempre stati, ma ultimamente le notizie delle morti hanno una cadenza allarmante. Emerge una particolare fragilità”. Uno studio americano pubblicato sul Journal of Public Health indaga l’impatto che i cicli economici hanno sul tasso dei suicidi dal 1928 al 2007 in Usa. “Sapere che i suicidi aumentano in fase di recessione e crollano in periodi di espansione economica evidenzia la necessità di ulteriori misure di prevenzione di questo gesto proprio quando l’economia si indebolisce”, afferma Mercy James, direttore ad interim del Cdc’s Injury Center’s Division of Violence Prevention. - Lo stesso trend lo si ritrova in Italia; tra il 2008 ed il 2010, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono saliti del 24,6%. Ma quali sono le cause? Come sottolinea la stessa Cgia di Mestre “difficile dare una risposta esaustiva tuttavia, la mancanza di liquidità è il denominatore comune che si riscontra in quasi tutti questi drammi: senza contare che molti imprenditori, a seguito del mancato pagamento da parte dei committenti, sono sprofondati nella crisi più profonda senza riuscire a risollevarsi”. - Gli esperti americani della ricerca presentata sopra sostengono che “I problemi economici possono avere un impatto su come le persone guardano a se stesse e al loro futuro, ma anche sui rapporti con famiglia e amici. Insomma, le recessioni possono anche alterare intere comunità”. Il caso France Telecom Sono stati 23 suicidi in 18 mesi. E’ questo il bollettino di guerra fatto registrare non da una intera nazione, ma da un’azienda. Stiamo parlando del biennio 2008-2009 e di France Telecom. - L’operatore storico delle telecomunicazioni transalpine venne messo sotto accusa per i suoi metodi di direzione, per la sua gestione del personale, per una disinvoltura nel ricorso alla mobilità ed ai licenziamenti in blocco. - In realtà il fenomeno dei suicidi non fu una novità e, secondo il management aziendale, era addirittura più numeroso gli anni addietro: nel 2002, per esempio, furono ben 29 i dipendenti uccisisi. - Le cause toccano ancora una volta il lato psicologico del lavoro; un’azienda pubblica e monopolista sino alla fine degli anni ’90 che, improvvisamente, si è trovata ad affrontare una concorrenza aperta ed accesa nel settore delle telecomunicazioni. - I duri metodi di gestione hanno fatto il resto: i tagli verticali e la paura di perdere il posto di lavoro hanno fatto cedere psicologicamente una importante fetta di dipendenti. Ed ecco i risultati. Un sociologo, David Phillips, ha parlato di Effetto Werther con riferimento al romanzo “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang Goethe (1774). In questo racconto, il protagonista si suicida perché innamorato di una ragazza legata a un altro. Negli anni successivi alla pubblicazione di tale romanzo si notò un incremento dei suicidi di tutti coloro che avevano letto il libro. - L’effetto Werther, quindi, fa riferimento al fenomeno di emulazione per cui la notizia di un suicidio, pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa, provoca all’interno della società una catena di altri suicidi. - Anche in Italia, dopo la pubblicazione nel 1802 del romanzo “Ultime lettere di Jacopo Ortis” da parte di Ugo Foscolo, si registrò un fenomeno analogo a quello de “I dolori del giovane Werther”. - Tale teoria è supportata anche da fatti più recenti: all’indomani del suicidio di Marilyn Monroe, a Los Angeles, si verificò un incremento del 40% dei suicidi.
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