Scienza e tecnologia ci hanno portato così lontano da darci a volte persino un’illusione di onnipotenza. Ma a ricordarci bruscamente che non è così e a ricalarci di colpo nella fragilità della nostra condizione umana, bastano quei fenomeni violenti con i quali di tanto in tanto la natura sembra volere ribadire la sua supremazia. I terremoti, per esempio.
Nonostante i continui progressi, sono ancora molti i limiti davanti ai quali la scienza deve fermarsi. Il tempo e il luogo esatti nei quali avverrà un terremoto, per cominciare, purtroppo non si riecono a prevedere. Anni e anni di studio, però, ci hanno portato a fare dei passi avanti, consentendo di classificare i territori in base alla pericolosità simica, ovvero di valutare con notevole precisione almeno la probabilità che in una data area e in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una determinata soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco. Non è cosa da poco. Conoscere il proprio territorio - rischi di fenomeni naturali pericolosi inclusi - può aiutare molto nella prevenzione del pericolo e quindi nella sua gestione, nel caso si verifichi davvero. Nel caso della pericolosità sismica, per esempio, dirette sono le ricadute su pianificazione e leggi per le costruzioni (la legislazione antisismica prescrive norme tecniche in base alle quali un edificio debba sopportare senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti). E la questione, tutt’altro che burocratica, può facilmente tradursi in salvataggio di vite. È proprio a partire da questa consapevolezza che per il terzo anno consecutivo viene lanciata la campagna di comunicazione nazionale per la riduzione del rischio sismico "Terremoto - Io non rischio", promossa e realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile e dall’Anpas-Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, in collaborazione con l’Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia e con ReLuis-Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica e in accordo con i territori interessati.
Nel fine settimana del 28 e 29 settembre la Protezione civile ha coinvolto 215 piazze di 202 comuni italiani su tutto il territorio nazionale, per un totale di 18 Regioni e 79 Province. Oltre 3.200 volontari di 14 associazioni nazionali di protezione civile saranno impegnati in piazza a sensibilizzare i propri concittadini sul rischio sismico (sul sito ufficiale della campagna – www.iononrischio.it – è disponibile la cartina con tutti i comuni coinvolti nell’iniziativa).
L’obiettivo della campagna è promuovere una cultura della prevenzione, formare un volontario più consapevole e specializzato ed avviare un processo che porti il cittadino ad acquisire un ruolo attivo nella riduzione del rischio sismico. Nelle due giornate i volontari saranno impegnati a distribuire materiale informativo e a rispondere alle domande dei cittadini sulle possibili azioni da fare per ridurre il rischio sismico.
Un’azione tanto più utile in un Paese come l’Italia che, spiega il sito della Protezione civile, è uno di quelli a maggiore rischio sismico in tutto il Mediterraneo per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia), in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale. La Sardegna è l’unica regione italiana a non risentire particolarmente di eventi sismici. Tutto lo Stivale più isole è stato classificato in zone: ciascun comune rientra in una delle quattro zone stabilite, a pericolosità decrescente (zona 1: la più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti; zona 2: territori nei quali possono verificarsi terremoti abbastanza forti; zona 3: comuni nei quali possono verificarsi scuotimenti modesti; zona 4: la meno pericolosa).
Negli ultimi 2500 anni, fa sapere sempre la Protezione civile, l’Italia ha contato più di 30mila
eventi sismici di media e forte intensità (superiore al IV-V grado della scala Mercalli), dei quali circa 560 di intensità uguale o superiore all’VIII grado,ovvero mediamente uno ogni 4 anni e mezzo. Solo nel XX secolo, ben 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5, con effetti classificabili tra il X e XI grado Mercalli. Un Dna territoriale, insomma, che, pur senza inutili allarmismi, invita però a prendere precauzioni.
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