Del Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua parla tutta l’informazione italiana. Sia di lui che della ventina di incarichi che ricopre, tra i quali le tre vicepresidenze di Equitalia Nord, Centro e Sud. Anzi, per meglio dire, delle sue “poltrone”. Non ultima, quella di direttore dell’Ospedale Israelitico di Roma.
E proprio da qui sarebbe partita l’inchiesta che lo ha investito. Si parla di migliaia di schede sanitarie non proprio cristalline, di milioni di rimborsi non dovuti e di tanto altro.
La confusione nelle notizie sui capi di accusa che il manager (è un grande commercialista) avrebbe raccolto è tanta e, qua e là, un certo imbarazzo forse traspare pure. Ma come, al di là della sua eccellente professionalità, avrebbe mai potuto collezionare questi sì meravigliosi incarichi? Al momento non si sa bene su quali elementi siano basate le eventuali prove contro di lui, ma, a proposito dell’Ospedale, una riflessione emerge all’istante: in tanta malasanità italiana (organizzativa e amministrativa, non certo nei medici) dispiace sinceramente sentire, o leggere, che è stato messo in piazza il nome di una struttura sanitaria considerata d’eccellenza nel suo rigore professionale e scientifico.
Per giudicare aspettiamo quindi che la magistratura faccia il suo corso, perché, a meno di autentici colpi di scena, forse, potrebbe anche non essere facile arrivare a una chiarezza, cui potrebbero seguire le conseguenze del caso.
Nel ginepraio della giustizia italiana, nelle lungaggini dei dibattiti, nelle straordinarie abilità dei collegi difensori, potrebbe infatti risultare difficile scovare contro di lui prove di responsabilità dirette e schiaccianti. Per adesso, comunque, la presunzione di innocenza è d’obbligo.
Un mega manager preparato e navigato come lui potrebbe - solo a titolo di esempio - anche appellarsi alla complessa eterogenità dei suoi incarichi per sostenere paradossalmente (a parte eventuali reponsabilità precise e oggettive) che davvero avrebbe mai potuto seguire meticolosamente (e assumersene le responsabilità) la miriade di pratiche che avrebbe dovuto ogni giorno valutare, schizzando da una poltrona all’altra, da una riunione all’altra... Neanche un superman dai poteri bionici riuscirebbe a tanto.
Considerati tutti i suoi impegni quotidiani, il mega dirigente potrebbe quindi obiettivamente invocare anche una certa e calibrata distanza da tanti dei suoi impegni, fino a ignorarne tanti particolari, magari di quelli più scottanti.
Ottimo direttore generale, quindi, autorevole presidente o efficientissimo consigliere, ogni giorno si dibatte h24 fra appuntamenti, riunioni, sopralluoghi, collegi sindacali: tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Chi si fosse avventurato in qualche conto forse non è neanche arrivato a un chiaro totale, ma da più parti si sente, o si legge, che le sue poltrone potrebbero aver toccato quota 25, con un introito lordo di oltre un milione euro l’anno. Ma c’è chi ipotizza anche molto di più.
Il problema, però, non è davvero questo: vorremmo solo capire, in questo paese parcellizzato dai partiti, chi mai con tanta magnanimità gli ha assegnato la strepitosa serie di incarichi? Se li è conquistati, o glieli hanno imposti?
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