“Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione
con Dio, sono scomunicati". Lo ha detto il Papa nella omelia della messa che ha celebrato nella Piana di Sibari.
“La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no". Un imperativo pronunciato e ripetuto con tono accorato: “Convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio”. Papa Francesco ha rivolto un
appello diretto “ai grandi assenti, agli uomini e alle donne mafiosi”, presiedendo nella parrocchia di San Gregorio VII la Veglia di preghiera per i familiari delle vittime innocenti delle mafie. L’incontro si è svolto alla vigilia della XIX “Giornata della memoria e dell’impegno” in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promosso dall’associazione Libera, fondata da don Ciotti.
In fondo alla chiesa i rappresentanti delle istituzioni, per lasciare i primi posti ai familiari delle vittime delle mafie. “Fermatevi di fare il male. Per favore, cambiate vita!”, ha proseguito il Santo Padre, durante il suo discorso a braccio seguito alla proclamazione delle Beatitudini
evangeliche, osservando: “Il potere, il denaro che avete adesso, tanti affari sporchi, tanti crimini mafiosi… Il potere sterminato non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, per non finire nell’inferno! È quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete avuto un padre e una madre, pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi. Preghiamo insieme la nostra mamma
Maria, perché ci aiuti”.
Erano duecentomila le persone raccolte davanti al Pontefice nella Piana di Sibari."La Chiesa - ha detto il Papa dopo aver chiesto di combattere la 'ndrangheta - che so bene quanto sia impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa
prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza, Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. I giovani anche in Calabria sapranno opporsi “al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”.
Il Papa ha parlato dopo aver incoraggiato il progetto Policoro, “un segno concreto di speranza”, ha
detto, “per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri”. "Voi, cari giovani, - ha raccomandato - non lasciatevi rubare la speranza!”. Momenti di commozione durante la visita di Papa Francesco in Calabria, che a Castrovillari ha incontrato il padre ed altri familiari di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato e ucciso a Cassano allo
Jonio.
Durante l'incontro ha detto: "Mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze". "Prego
continuamente per lui, non disperate", ha detto Francesco ai familiari di Cocò Campolongo nel corso dell'incontro avvenuto nel carcere di Castrovillari. "I familiari del bambino - ha detto vescovo di Cassano, mons. Nunzio Galantino - hanno pianto incontrando il Papa. E' stato un momento davvero commovente". "Rispettare diritti umani e favorire reinserimento detenuti" "Il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e l'esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena" "è essenziale e l'attenzione in proposito deve rimanere sempre alta". Lo ha detto il Papa incontrando i detenuti del carcere di Castrovillari in Calabria, "primo gesto - ha sottolineato - della mia visita pastorale" in
Calabria. Ma ciò "non è sufficiente se non accompagnato da un impegno concreto delle istituzioni in vista
di un effettivo reinserimento nella società". La folla ad accoglierlo L'elicottero con Papa Francesco è atterrato nell'area antistante il carcere di Castrovillari, prima tappa della sua visita in Calabria. Il pontefice è stato accolto da centinaia di persone e da un lungo applauso.
Successivamente ha attraversato due ali di folla ed è entrato nel carcere dove è stato accolto dal direttore Fedele Rizzo. "Sono emozionato e felice", ha detto mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio e segretario Cei. Tra i detenuti il padre di Cocò e il killer di un sacerdote
Oltre a Nicola Campolongo, il padre di Cocò, nel carcere di Castrovillari è detenuto anche Dudu Nelus, il romeno di 27 anni accusato di essere il responsabile dell'omicidio di don Lazzaro, il sacerdote ucciso sempre a Cassano nei mesi scorsi. Proprio in merito a questa vicenda
il Papa dovrebbe avere un fuori programma fermandosi a pregare nella chiesa di Sibari di Cassano allo Jonio, all'esterno della quale è stato ucciso il sacerdote e dove, da ieri, è stata installata una stele in suo ricordo.
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