Le analisi sulla produzione industriale italiana, apparentemente in ripresa nel coro delle twittate saggiamente amplificate da certa stampa plaudente, è semplicemente tragico. Secondo l'Istat siamo su una diminuzione dello 0,7 per cento su base mensile e del 2,2 per cento su base annua. Stando alle attese, i due dati avrebbero dovuto essere marginalmente positivi, con un dato mensile di 0,2 per cento e di 0,1 per cento su base tendenziale.
La sorpresa negativa dovrebbe essere stata pesante, ma i tweet si sono moltiplicati su altri temi, primo fra tutti quello delle riforme costituzionali, nella speranza (fondata) di distrarre giornali e opinione pubblica da una notizia oggettivamente pessima: si prega di non disturbare un luminoso arcobaleno nel cielo azzurro che ci si vorrebbe presentare.
Una certa spiegazione dello sconcertante dato negativo sarebbe stato attribuito al cosiddetto “effetto ponte” per il quale le nostre aziende sono rimaste chiuse a causa delle festività natalizie e poco hanno prodotto.
Questa spiegazione è però abbastanza nebulosa perché si tenta di non far capire la realtà: se le aziende hanno deciso di abbassare le serrande significa che non si aspettavano una richiesta per i loro prodotti, e quindi avrebbero tenuto aperto (spendendo denaro per manodopera e tutto il resto) per nulla. In altre parole, i consumi degli italiani, nonostante gli 80 euro elargiti e tutti gli altri annunci pieni di ottimismo, procedono al rallentatore
Peccato che i dati positivi di dicembre furono salutati con fanfare, nonostante fossero anche allora soggetti agli stessi problemi di rallentamento. Infatti il dato di dicembre (superiore alle attese) è stato comunque valutato al ribasso. Stesso discorso anche per il dato di gennaio ma, nelle prossime revisioni potrebbe essere rivisto leggermente al rialzo.
Passiamo ad altro argomento che rimane sempre oscuro: nella lotta alla corruzione è un succedersi di rinvii, ultimo dei quali nelle due Camere per il falso in bilancio e per la prescrizione. La maggioranza litiga, l'accordo non c'è, ci si appiglia a strategiche occasioni per rimandare oltre. La lentezza del governo nel varare le tanto propagandate norme anti-corruzione sta diventando grottesca. È diventato perfino difficile trovare nuove parole per mettere in evidenza, e poi criticare aspramente, un simile comportamento. Doveva essere la priorità essenziale del governo e pare sia diventata l'ultima. La lotta alla corruzione è stata appaltata al presidente dell'Authority Raffaele Cantone, che gira l'Italia in lungo e in largo, e oltre le sue stesse forze, per controllare ormai ogni appalto.
Ma questo non basta. Servono le nuove norme, chieste da anni. Qui si innestano le contraddizioni nella maggioranza e le divisioni dentro allo stesso Pd. Il risultato è scandaloso. Siamo appena al primo passaggio parlamentare sia per la prescrizione che per il falso in bilancio e le altre norme contro i corrotti. Servirà almeno un anno per venirne fuori. Che dire? Evidentemente nessuno sembra rendersi conto del limite della capacità di sopportazione degli uomini onesti.
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