Il Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, non usa mezzi termini di fronte al cinico silenzio di chi ha in Europa pesanti responsabilità, mentre dovrebbe invece urlare per l’infame violenza, sia psicologica che fisica, perpetrata contro chi fugge con tutta la famiglia da morte certa in casa propria.
Sui media abbiamo visto approdare madri sofferenti con figli, bambini piccoli in braccio, o ancora in fasce, altre addirittura partorienti. Dopo avere affrontato un mare crudele, conquistandosi (o meglio pagando con vile e dolente denaro) uno sprazzo di speranza per trovare posto su barconi fatiscenti organizzati da trafficanti di vite umane, da criminali che spazzano le coste africane dall’est all’ovest, questa umanità ignorata affronta un’interminabile traversata nel buio pesto di un Mediterraneo che ancora non sappiamo bene quante vittime innocenti abbia già inghiottito. E quante altre, voracemente, ne prenderà ancora.
Chi riesce a imbarcarsi, parte, ma non sa mai se arriverà vivo sulle nostre coste, o quanti amati ‘pezzi’ della sua vita perderà strada facendo. Rimarrà vivo? Non solo lui che ha il carico del suo disperato fardello o, in caso contrario, che sarà dei suoi affetti? Arriveranno mai, salvi, sulle nostre coste di speranza? E quale patibolo dovranno successivamente subire, in terra ferma?
Tutto ciò nell’ipocrito silenzio di tanti Paesi opulenti che dovrebbero invece agire coralmente per accogliere, dare sistemazione, fare almeno corridoi umanitari per un esodo che non ha precedenti nella storia. E tralasciamo la genesi di questo esodo, ma chi dei grandi imperi mondiali non ne è almeno in parte responsabile? Chi è andato - in tutti i tempi - a bombardare quelle lande creando morte e sfacelo in terre ricche di petrolio o di tanto altro ambito dalle nobiltà, dalle economie o dalle furie imperiali del vecchio, grande Continente?
Gli occhi e gli intelletti dei grandi potenti rimangono ostinatamente serrati, idem le orecchie che sono tappate, nessuno parla, urla per indignazione e sconforto: la favola africana delle tre scimmiette con le mani su occhi, bocca orecchie è sempre attuale... nulla scuote i Grandi, ma poi, proprio loro, le tre scimmiette, non sono anch’esse africane? Suvvia, affari loro... sono gli africani stessi che hanno voluto progredire... ma non ne sono stati capaci... e quelli del Medio Oriente? Suvvia, non scherziamo, i grandi equilibri mondiali non sono affar nostro...
Cinismo e ipocrisia pura. Nelle pieghe di una tenue, vergognosa e grigia speranza che, alla fin fine, sempre ci saranno migliaia di volontari che sembrano poter mettere ‘una pezza... !’ su tutto.
Tutti sanno, o fingono di non sapere, che vi sono - solo - migliaia di uomini e donne di Croce Rossa che si prodigano nello strenuo soccorso umanitario, naviganti che si improvvisano soccorritori, le pompose e altisonanti organizzazioni Mare nostrum o Triton, preziose nella loro abnegazione ma troppo poco di fronte alla dimensione della tragedia, utili solo per chi se ne serve per le periodiche enunciazioni di rito) e poi, fondamentali, la nostra Marina Militare, le Capitanerie di porto, il Corpo Militare CRI, i Vigili del Fuoco, medici, infermieri volontari e tanti, tanti altri che, in silenzio, senza a loro volta strepitare, si applicano h 24 nel tentare di salvare vite umane o almeno di alleviarne le sofferenze. Ma ciò non basta. I numeri di chi fugge sono infiniti, le capacità di accoglierli dignitosamente in Italia sono microscopiche.
Il Presidente della CRI Rocca, che è anche Vicepresidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa, sono anni che tenta di farsi ascoltare in Europa. Intervistato recentemente dall’Agenzia Global Press in merito alla situazione dei migranti in attese interminabili nelle stazioni di Milano, Roma Tiburtina, Ventimiglia (tutti in attesa di poter partire verso il nord Europa) ha commentato con questa frase: “Chi in Europa ignora l’emergenza, fa il gioco dei razzisti”.
Ha quindi aggiunto che “creiamo l’emergenza, lasciamo che parchi, stazioni e luoghi attraversati da migliaia di persone ogni giorno diventino bivacchi e, non solo diamo un ulteriore schiaffo alla dignità umana, ma facciamo anche il gioco dell’intolleranza e del razzismo. Perché quell’asticella, seppur fragile, che porta tanti italiani ancora in strada come in queste ore, a consegnare generi di prima necessità per aiutare donne, bambini e uomini accampati sulle nostre strade, rischia di spezzarsi definitivamente”.
“Con quale faccia riusciamo a chiedere ancora una volta agli uomini e donne del nostro paese - ha aggiunto il Presidente della CRI- di farsi carico di questa situazione? L’Europa è il carnefice quando, nel suo immobilismo più totale, perde tempo a discutere su numeri infinitesimali. Ventiquattro mila persone. Ci si mette più a scrivere il numero che a ridistribuirli. L’Europa è il carnefice quando decide di chiudere le frontiere schierando la Gendarmerie a Ventimiglia, salendo sui treni al confine con l’Austria e facendo scendere chi non ha i documenti. L’Europa è il carnefice quando lascia l’Italia sola a sopportare quella spinta inarrestabile dall’Africa e dal Medio Oriente. Quella è l’Europa dei Governi silenziosi e complici, pronti a versare lacrime di fronte all’ennesimo naufragio e così smemorati poi appena bisogna prendere una decisione nell’interesse della vita umana. Poi c’è l’altra Europa, prosegue Rocca, quella delle persone, che è vittima di questa situazione”. “Che vede sfumare davanti ai suoi occhi quell’idea di fratellanza che è ormai solo nelle iscrizioni su alcuni palazzi storici”. La Croce Rossa è nata nel motto “Siamo tutti fratelli”, ha aggiunto, ricordando quella storica frase che fu gridata dai volontari che accorsero il 24 giugno 1859 sulla battaglia di Solferino e San Martino che venne combattuta fra l'esercito austriaco e quello franco-sardo, ponendo fine alla seconda guerra di indipendenza italiana. Una battaglia tra le più feroci della nostra storia.
“A pochi giorni dalla nostra fiaccolata tradizionale del 20 giugno rimbomba dentro di me quel motto che oggi è incarnato nelle gambe e nelle braccia di centinaia di volontari e operatori che stanno soccorrendo migliaia di migranti in arrivo sulle nostre coste. Sento “siamo tutti fratelli” nei gesti umani di chi nelle stesse ore concitate e confuse sta assistendo contemporaneamente centinaia di profughi a Roma, a Milano e a Ventimiglia”.
“Sono orgoglioso di rappresentare la Croce Rossa Italiana così prodiga verso il prossimo senza distinzione alcuna e che, contro alcuni che hanno complicato ulteriormente la percezione della parola e del valore solidale, continua a lavorare in silenzio nonostante ci sia sempre qualcuno che tenta di gettare fango sul suo operato e che vorrebbe vederla scomparire. Be’- conclude Rocca - anche io vorrei che la Croce Rossa non esistesse più, perché vorrebbe dire aver eliminato ogni problema che la spinge a intervenire. Ma questa è utopia e, a noi, purtroppo resta il compito di essere invece pronti e preparati a ogni nuova emergenza”. mani che scappano dalle guerre e dalla fame, che hanno diritto ad un approdo sicuro e alla protezione umanitaria della comunità internazionale?”
“Riteniamo che ci sia bisogno di rimettere al centro l’azione umanitaria - ha ancora una volta ribadito - che si debba uscire da logiche che guardino soltanto al tema della sicurezza, che pure è un tema importante – ovviamente va fatto un contrasto forte alla criminalità - però l’azione di contrasto ai barchini senza un’azione umanitaria importante sul territorio libico, significa voltare la testa dall’altra parte e far finta che non vi siano persone che stanno scappando da guerre e conflitti e che comunque cercheranno un’altra rotta. Possiamo chiudere questa rotta, ma come dimostra la tragedia di Rodi con 800 dispersi, ci sono altre rotte aperte che queste persone disperate cercheranno”.
“Non possiamo esporre cartelli con la scritta ‘Bring back our girls’ di fronte a fenomeni persecutori come quelli in atto in Nigeria, e poi far finta che una madre non abbia il diritto di scappare da una situazione del genere e cercare una soluzione migliore per i propri figli. Non possiamo pensare che il flusso dal Corno d’Africa si interrompa magicamente soltanto perché abbiamo abbattuto e affondato i barchini e impedito di partire ai trafficanti, ai quali se ne sostituiranno degli altri. Se vogliamo un palliativo, ben venga, ma certamente per la Croce Rossa non è sicuramente una soluzione. Se non sapremo dare risposte concrete a chi scappa da guerre e conflitti, significa che insieme a 800 persone l’altro ieri sono affondate le nostre coscienze come cittadini europei. Smettiamola di chiamare clandestini degli esseri umani, di chiamarli illegali. Si torni a mettere al centro dell’azione dei nostri governi, dell’Unione Europea, della comunità internazionale, l’essere umano. A me sembra che stiano prevalendo altri temi e questo non giova alla dignità della vita di queste persone. Dobbiamo mettere al centro l’essere umano. Perché questo significa rispettarlo e rispettare il suo diritto per un futuro migliore”.
Rocca ha poi ricordato il grande lavoro della Croce Rossa Italiana “che vede oltre 1000 volontari coinvolti nella risposta agli arrivi e, solo nel 2015, abbiamo dato assistenza a oltre 62 sbarchi”.
“La Sicilia - ha aggiunto - sta offrendo una capacità e una dimensione solidale fuori da ogni immaginazione. Ha espresso il meglio dell’Italia di questi anni sotto questo aspetto. Sicuramente l’Isola è la porta d'Europa: vogliamo chiudere questo canale, oppure controllare questi flussi sotto il profilo umanitario? Bene, facciamolo, ma non voltiamo la testa dall' altra parte facendo finta che se muoiono in Libia non è come se morissero in mare, a poche miglia da casa nostra”.
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