Direttore Responsabile Leandro Abeille


 
home
sommario
noi
pubblicità
abbonamenti
mailinglist
archivio
utilità
lavora con noi
contatti
ARCHIVIO

Del seguente articolo:

Marzo - Giugno/2015 -
Esperimenti nello spazioe un record mondiale
Touchdown della Soyuz, Samantha è tornata sulla Terra dopo 199 giorni nello spazio: un record
Marco Serri

La Soyuz con a bordo Samantha Cristoforetti, Anton Shkaplerov e Terry Virts, è atterrata in Kazakistan.
Un viaggio da manuale dalla stazione spaziale internazionale, da dove la navetta russa si era sganciata per immergersi nello spazio. La giovane astronauta italiana ha così concluso la sua missione in orbita dopo 199 giorni, un record, la più lunga per una donna (ha superato di cinque giorni Sunita Williams che ne aveva fatti 194).
Dopo una ‘passeggiata’ di quasi 200 giorni nello Spazio, l’astronauta dei record è finalmente a casa. Samantha Cristoforetti è stata infatti la prima donna italiana nello Spazio e che ha trascorso il periodo più lungo lontano dall’atmosfera terrestre. Con le sue foto e i racconti sui social media, si è trasformata con il passare dei mesi in un personaggio pubblico senza precedenti, autentico modello per moltissimi giovani aspiranti astronauti.
Dopo tre giorni dal suo ritorno a Terra, il Capitano Cristoforetti, in collegamento da Houston e con L'ASI di Roma, ha raccontato ai giornalisti l'emozionante esperienza nello spazio e alcune delle impressioni che hanno accompagnato il rientro, quali ricordi ha portato con sé e i progetti che ha in serbo per il suo futuro. Per prima cosa, Samantha ha parlato dell’importanza scientifica della missione “Futura”. I risultati dei tanti esperimenti svolti sulla Stazione Spaziale Internazionale, i cui dati sono ora in mano agli scienziati, si vedranno solo tra qualche tempo perché, come ha ricordato l’astronauta, richiedono mesi di lavoro per essere analizzati correttamente.
Svolgere ricerche nello spazio, ha ricordato Sam, è fondamentale comunque in moltissimi campi, come sulla scienza dei materiali, perché permette di isolare determinati fenomeni che si vogliono studiare, eliminando una variabile onnipresente sulla Terra: la gravità.
Ancor più importante forse è studiare il comportamento delle forme di vita in ambiente spaziale, perché permetterà di prepararci a trascorrere periodi sempre più lunghi lontano dal pianeta (fondamentali ad esempio per raggiungere destinazioni distanti come Marte), ma ha ricadute dirette anche per la salute qui sulla Terra, perché scoprire i meccanismi che controllano questo adattamento (come i geni) aiuta ad approfondire le conoscenze che abbiamo sul funzionamento degli organismi viventi. In un’ultima analisi, comprendere il funzionamento del corpo a livello delle cellule. Si tratta di esperimenti in cui gli astronauti sono allo stesso tempo sperimentatori e cavie, perché i loro organismi vengono sempre monitorati in tempo reale, costantemente nel corso della missione, e gli esami continuano anche a Terra, visto che sono necessari confronti dei dati pre e post missione.
Altro punto che Sam ha dovuto toccare necessariamente è la fama che ha riscosso negli scorsi mesi grazie alla sua attività sui social media. Un impatto mediatico di cui lei non era del tutto consapevole prima di tornare a casa. “Me ne sto rendendo conto piano piano”, ha spiegato ai giornalisti. “Perché dalla Stazione Spaziale anche mandare un tweet è complicato, e quale sia stato il mio impatto a Terra lo sto scoprendo solo adesso. Così come nella scienza anche nella comunicazione è una questione di lavoro di squadra. Io ho cercato di condividere quello che vivevo e vedevo, ma questa è solo la punta dall’iceberg: dietro c’è il lavoro di tutto il team di comunicazione dell’Asi e dell’Esa”.
Cosa farà in futuro l’astronauta, ora che è tornata sulla Terra? “Sono appena arrivata e cosa farò non lo so ancora, e non sta del tutto a me deciderlo”, ha spiegato. “Continuerò ovviamente la mia attività di comunicazione nei limiti di quello che si può fare. Quando sei nello spazio d’altronde hai un‘avventura incredibile da raccontare, sulla terra meno. Decideremo con l’Agenzia nel limite del ragionevole, ma prima o poi questa attività avrà termine”. Anche perché, come ha ricordato Samantha: “Un astronauta non fa la celebrità di professione”.
Di ricordi importanti Samantha ne ha portati tanti con sé al ritorno dal suo viaggio. Uno su tutti, quello della vita sulla stazione spaziale. “Fluttuare, volare in libertà, è forse la leggerezza che mi mancherà di più ha raccontato. “E inoltre riuscire a dare il proprio contributo, perché per quei sei mesi fai parte della grande avventura degli esseri umani nello spazio, fai parte di un team, vedi i risultati del lavoro”.
A livello di intensità fisica sono però la partenza e il rientro le esperienze più indimenticabili. Il rientro in particolare lo ricorda bene, perché è fresco di pochi giorni. “È stata un’esperienza davvero eccezionale – ha spiegato – il viaggio inizia 6 ore prima dell’impatto con il terreno, sei ore trascorse ad aspettare in una posizione scomoda, fetale. Si ha il tempo di pensare, e anche di riposare”. Ore, ricorda oggi, in cui non succede poi molto, e in cui si attendono una serie di eventi che devono accadere, per avere al certezza di tornare in sicurezza.
Il viaggio Sam lo racconta così: “Aspetti i motori che si accendano al momento giusto e per il tempo giusto. Poi c’è la separazione della navetta: abbiamo visto dal finestrino e andava tutto bene, eravamo orientati bene con la terra. Ho visto quindi l’ultima alba, l’ultimo passaggio dalla notte verso la luce. Poi si accendono i motori c’è la separazione della navetta, e di colpo eravamo in una piccola capsula che ci avrebbe riportato a terra. Poi attendi l’atmosfera, il segnale che sei entrato nel momento giusto. La fase in cui attraversi gli strati dell’atmosfera: vedi le fiamme, il plasma, che avvolgono la capsula. Quindi senti l’accelerazione, e anche un ‘G’ che dopo 6 mesi sembrano tonnellate. Diventi sempre più pesante. E poi ovviamente l’apertura del paracadute. Quando si apre il primo arriva una grande botta, e la capsula gira su se stessa, e sembra di stare dentro una lavatrice impazzita. Poi si apre il secondo, e dopo quello sai che stai arrivando a casa sano e salvo. È stato bello alla fine vedere il Kazakistan vestito di verde che ci aspettava. Infine l’impatto con il terreno, ti metti in posizione, poi ti prepari all’impatto e’boom’ sei a terra”.
L’ astronauta non fa la celebrità di mestiere
Così l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti, nel corso della sua prima videoconferenza da Houston, ha risposto ad una domanda in merito al suo ruolo pubblico. "A missione finita farò attività di comunicazione per raccontare ma sono sicura che questa esperienza mediatica finirà - Io modello per le bambine? Credo che avere dei modelli sia importante, se dovessi servire a questo anche solo per cinque di loro a me fa piacere"
Il mio ritorno e l'ultima alba nello spazio
"Per molte ore si aspetta per attendere gli eventi fondamentali per poter entrare in sicurezza, come i motori che si devono accendere nel momento giusto, l'orientamento della capsula e poi l'impatto con l'atmosfera".

Mi manca la leggerezza dello spazio, fluttuare in libertà
"Sulla Iss fai parte di un grande progetto, al quale puoi dare il tuo contributo. Mi manca volare in libertà e leggerezza. Ma la vita extraterrestre comincia già a sembrarmi un sogno".
Un primo sguardo a Iss? Momento bellissimo, sembrava andare a fuoco
Tra i tanti ricordi che Samantha Cristoforetti si è portata dalla sua missione nello spazio spicca la prima volta che ha posato i suoi occhi sulla Iss. "Quando finalmente arrivi hai questo benvenuto davvero speciale. C'è un momento di transizione all'alba e al tramonto di pochi secondi in cui la stazione si accende di questo colore arancione che sembra prenda fuoco - ha raccontato Cristoforetti - io l'ho vista proprio in quel momento, è stato veramente bello"
Cosa vorrei fare nel futuro
"A missione finita farò attività di comunicazione per raccontare ma sono sicura che questa esperienza mediatica finirà - Io modello per le bambine? Credo che avere dei modelli sia importante, se dovessi servire a questo anche solo per cinque di loro a me fa piacere"

Il mio ritorno e l'ultima alba nello spazio
"Per molte ore si aspetta per attendere gli eventi fondamentali per poter entrare in sicurezza, come i motori che si devono accendere nel momento giusto, l'orientamento della capsula e poi fluttuare o a camminare"

Rientro in Soyuz? Non è stato così terribile come me lo aspettavo
"Sono anni che sento dire di come questo rientro sia violento e traumatico. Mentalmente mi ero preparata a ben peggio". Così l'astronauta italiana racconta il suo rientro dalla ISS a bordo della capsula spaziale russa. "Ci siamo sentiti sbattuti di qua e di là per alcuni secondi ma poi la capsula è rimasta in piedi - ha spiegato l'astronauta - ad altri equipaggi è successo di rovesciarsi, noi abbiamo avuto fortuna"
Abituata ad assenza gravità, stavo per lanciare un telefono nel vuoto
"Fluttuare diventa la normalità, per passare qualcosa a qualcuno bastava una piccola spinta. L'altro giorno stavo per mollare il cellulare per darlo al mio medico, che però era a tre metri da me. Il fatto è che ci si abitua alla Stazione Spaziale e all'assenza di gravità...”


<<precedente sommario successivo>>
 
<< indietro
ricerca articoli
accesso utente
login

password

LOGIN>>

Se vuoi
accedere a tutti
gli articoli completi
REGISTRATI

Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!

Le parole di una vita

Cittadino Lex

gg