Cambiamento climatico
A qualcuno piace caldo
Da qualche decennio, non appena le temperature estive iniziano a salire, comincia il solito accanimento mediatico sulle possibili catastrofi apocalittiche che affliggerebbero il nostro pianeta.
Una cosa è certa: sull’origine antropica del riscaldamento globale, non è assolutamente vero che ci sia consenso scientifico. Importanti scienziati, accademici – addirittura un premio Nobel per la fisica – da anni lanciano petizioni e tentano un confronto scientifico con chi, dall’altra parte della barricata li liquida come “negazionisti”. La quasi totalità dei media li ignora e se gli fornisce spazio è solo per “sbugiardarli”. La nostra intervista al prof. Franco Battaglia, docente di chimica fisica all’Università di Modena, vuole essere l’altra faccia della medaglia, un contributo ad uno dei pochi e veri confronti necessari non solo in Italia, ma a livello internazionale.
Fino a qualche anno fa sentivamo parlare di “Riscaldamento globale” (RG), oggi, invece, si parla solo di “Cambiamento climatico” (CC). Che differenza c’è tra due le diciture?
“Cambiamento climatico” è stata la dicitura intermedia. Perché oggi si parla di “crisi climatica”. Si passò dal “Riscaldamento globale” al “Cambiamento climatico” quando ci si rese conto (dal 1998 in poi e per 14 anni) che quel riscaldamento si stava arrestando. Poi, quando si faceva osservare che il pianeta ha sempre vissuto nel “Cambiamento climatico” e che questo era una cosa del tutto naturale, si cambiò di nuovo nome e ora si chiama crisi climatica, che non vuol dire niente.
Che cos’è l’effetto serra? A cosa è dovuto e qual è il gas che influisce maggiormente?
Per farla breve: il sole scalda la terra, questa emette radiazione infrarossa, parte della quale viene restituita nello spazio. La differenza è assorbita dai gas-serra (vapor d’acqua per il 90% e CO2 per il 10%) che, grazie a complessi meccanismi che non importa specificare, tengono il pianeta di 33 Celsius più caldi che in assenza di gas-serra. L’effetto serra può misurarsi come la detta differenza, che vale circa 160 watt/metro-quadro. Di questi, il contributo della CO2 (anidride carbonica n.d.r.) naturale contribuisce con 30 watt/metro-quadro. Se la CO2 naturale raddoppia, il contributo complessivo della CO2 sale a meno di 34 watt/metro-quadro e l’effetto serra diventa inferiore a 164 watt/metro-quadro e la temperatura del pianeta aumenta di meno di 1 Celsius.
I gas serra antropici sono la causa dei cambiamenti climatici?
Certo che no. Le variazioni dette sopra sono ben nascoste dalle variazioni naturali: negli ultimi 500.000 anni la temperatura del pianeta è variata entro un intervallo di una dozzina di Celsius e le differenze di temperatura fra i Poli e l’Equatore è di ben 100° Celsius (unità di misura della temperatura n.d.r.). Viviamo in un optimum climatico con un clima più freddo che negli Optimum climatici precedenti.
La CO2 di per sé è un agente inquinante?
Certo che no. La CO2 è, assieme ad H2O (acqua n.d.r.), la molecola della vita. CO2, H2O e radiazione solare sono gli ingredienti per far crescere le piante, senza le quali noi non ci saremmo. Noi innaffiamo con acqua le piante in ambienti chiusi o, all’aperto, se v’è siccità: non lo facciamo con la CO2 perché le piante la prendono direttamente dall’atmosfera.
È quantificabile la sensibilità climatica alla CO2?
Se per sensibilità intende l’aumento di temperatura in conseguenza del raddoppio di CO2 in atmosfera, la risposta è sì: alle attuali concentrazioni di CO2 il suo raddoppio comporta un aumento di Temperatura di circa 1 Celsius. Ma, attenzione: un ulteriore raddoppio di CO2 comporta un aumento di Temperatura inferiore a 1 Celsius.
È vero che ad un certo punto del secolo scorso si paventava una nuova era glaciale?
Sì. Gli anni 1940-80 sono stati anni di global cooling (raffreddamento globale n.d.r.), e negli anni Settanta del secolo scorso si paventava l’arrivo di un’era glaciale. Poi dal 1980 in poi le Temperature han ripreso a salire.
Quali erano gli obiettivi di Kyoto? Sono stati raggiunti?
Si voleva che, entro il 2012, almeno la metà degli emettitori globali riducessero le emissioni del 6% rispetto a quelle del 1990. Nel 2012 le emissioni globali erano il 40% in più e ora sono il 60% in più di quelle del 1990.
I cambiamenti climatici (o riscaldamento globale che dir si voglia) sono responsabili di eventi meteorologici estremi?
Beh, sì. Un clima in media più caldo riduce i fenomeni estremi e un clima più freddo li aumenta.
Le previsioni catastrofiste che si paventano continuamente quanto sono realistiche?
Prevedere una catastrofe è facile e che una catastrofe avvenga è sempre possibile. Il punto è che non v’è alcuna giustificazione per far prevedere una catastrofe come conseguenza delle emissioni antropiche di CO2.
Solare, eolico, idroelettrico, nucleare: quali sarebbero le energie alternative su cui puntare?
Se per alternative intende a carbone, petrolio e gas, la risposta è: idroelettrico e nucleare. Eolico e fotovoltaico non sono né efficienti né efficaci. L’energia da queste tecnologie è erogata in modo intermittente e imprevedibile, cioè l’opposto del nostro modo di usare energia. Inoltre sono impianti costosissimi. Impegnarsi con essi significa inevitabilmente aumentare le nostre bollette energetiche. Una cosa, questa, che può essere fatale.
In conclusione, noi che cosa dovremmo fare?
Cercare di fornire energia abbondante e a buon mercato a tutti, soprattutto ai paesi più poveri, la cui povertà è determinata proprio dalla mancanza di energia abbondante e a buon mercato. Allo scopo, dovremmo usare tutte le fonti disponibili ed efficienti ed efficaci, e cioè: carbone, gas, petrolio, nucleare e idrico. Riservando alla produzione elettrica l’idrico, il nucleare e il carbone, principalmente. Il gas va riservato per l’autotrazione e il petrolio per la petrolchimica.
a cura di Michela Di Gaspare