Delusione Cop29:  accordi a ribasso

Delusione Cop29: accordi a ribasso

La 29° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi a Baku dall’11 al 22 novembre, ha visto come protagonisti assoluti i Paesi produttori di combustibili fossili, che hanno condizionato in maniera fondamentale gli esiti dei lavori, segnando un significativo passo indietro nell’ottica di una presa di responsabilità dei Paesi principalmente responsabili delle emissioni di gas serra

Si è conclusa nell’ultima domenica di novembre a Baku la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima che ha avuto una durata complessiva di undici giorni. L’Accordo di Parigi sul clima del 2015 stabilisce che i Paesi industrializzati debbano mobilitare 100 miliardi di dollari in sostegno finanziario ogni anno entro il 2025. Il denaro è destinato alla protezione del clima, all’adattamento alle nuove condizioni climatiche e alla gestione dei danni. Nella capitale dell’Azerbaigian si è discusso sostanzialmente di come i finanziamenti dovrebbero essere ridefiniti ed estesi.
L’obiettivo era quello di prendere una decisione concreta su chi pagherà, quanto ed entro quando. Quasi 200 Paesi hanno concordato un compromesso raggiunto solo nelle ultime ore. Si tratterebbe di sostenere finanziariamente i Paesi più poveri affinché diventino neutrali dal punto di vista climatico e si proteggano dalle conseguenze distruttive del cambiamento climatico. Finora i fondi ammontano a 100 miliardi di dollari all’anno e decisioni adottate sono state le seguenti:
Entro il 2035 al più tardi, i Paesi in via di sviluppo dovrebbero avere almeno 300 miliardi di dollari disponibili ogni anno.
I costi saranno sostenuti dai Paesi industrializzati, cioè quelli che già nel 1992, anno di fondazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, erano considerati Paesi sviluppati e che hanno in gran parte causato il cambiamento climatico.
Anche i Paesi in via di sviluppo – sempre secondo la convenzione del 1992, tra cui Cina, Arabia Saudita e Singapore – sono “incoraggiati” a partecipare ai finanziamenti per il clima, anche se su base volontaria.
Ai fini finanziari vengono conteggiati anche i contributi delle banche multilaterali di sviluppo e quindi i prestiti e non solo i finanziamenti e le sovvenzioni, come avevano chiesto i Paesi in via di sviluppo.
Inoltre, è stato raggiunto un accordo per l’attuazione dell’Articolo 6.4 del Trattato di Parigi che stabilisce un….

di Adriano Manna

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