E’ (quasi) finita

La pandemia sta esalando l’ultimo respiro, l’estate sta arrivando ed i vaccini stanno facendo numeri da record. Sono stati quasi due anni durissimi, in cui si è visto il meglio ed il peggio degli italiani: al lavoro paziente dei medici si è contrapposta l’arroganza ignorante degli antivaccinisti e dei complottisti, i volontari di protezione civile hanno gettato il cuore oltre all’ostacolo, gratuitamente, mentre i profittatori del guadagno facile da emergenza hanno lucrato su tutto ciò che era possibile. Il governo ha fatto scelte pessime e scelte ottime, si è visto che chi è responsabile delle decisioni importanti non può essere un pisquano qualsiasi ma deve essere una persona capace, preparata, al di là dell’onestà che è conditio sine qua non.
Adesso è il caso di pensare alle difficoltà del paese, senza farci distrarre da “distrazioni di massa”, falsi problemi che hanno già delle soluzioni. Usciamo da una guerra, serve una ricostruzione vera, altrimenti faremo la fine dei signorotti di epoche passate, non si lavavano con acqua e sapone ma si spruzzavano ogni genere di acqua di Colonia. Ci serve realtà, ci serve un’economia che tiri e con essa, lavoro, investimenti, opportunità per i giovani e garanzie per gli anziani. Non abbiamo bisogno dell’ennesima commissione sugli “hate speech”, abbiamo bisogno di giovani preparati che possano iniziare a lavorare e a mettere su famiglia. Altrimenti spariremo. Dobbiamo mettere cibo sui piatti, riscaldare le case, vedere genitori tranquilli di bambini festosi che celebrano il Natale, invece, ci avviamo ad essere poveri, senza figli, con quei pochi rimasti che vogliono emigrare, talmente politically correct da non festeggiare il Natale, per non discriminare l’Id al Fitr.
I figli del dopoguerra hanno ricostruito edifici, fabbriche ed infrastrutture, permesso un boom economico, fatto battaglie sociali, sui salari e sulla qualità del lavoro, ora – ormai vecchi – rischiano di non arrivare a fine mese. I figli del post covid-19 rischiano di non ritrovarsi più la loro nazione, se non rimetteremo in marcia l’Italia. Per farlo, abbiamo bisogno di leader preparati e credibili, modelli da seguire e non di influencers da quattro soldi che si arricchiscono sul superfluo, quando i giovani sono disoccupati e sfiduciati, mentre gli anziani raccattano verdure tra gli scarti dei mercati.

Leandro Abeille

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