Farine proteiche: quale futuro

Farine proteiche: quale futuro

Da un lato una “resistenza culturale” della popolazione occidentale verso alimenti estranei alla dieta tradizionale, dall’altro il lungo processo di validazione da parte della comunità scientifica. Eppure il consumo su vasta scala dei prodotti entomoderivati rappresenta un futuro più che certo, nonché una valida alternativa sia sul piano economico che, soprattutto, sul piano eco ambientale

È trascorso pochissimo tempo da quando è stata approvata l’immissione in commercio degli insetti per uso alimentare da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). In particolare la Comunità europea ha autorizzato la circolazione di prodotti surgelati ed essiccati di adulti di cavallette (Locusta migratoria) e grilli domestici (Acheta domesticus), nonché formulazioni surgelate o liofilizzate di larve di Alphibiotus diaperinus, nonché di farine trattate con raggi ultravioletti di larve di Tenebrio molitor. Molti sono gli interrogativi emersi nell’opinione pubblica e numerose le perplessità che proveremo a dipanare con questo contributo.

Motivazione giuridico-salutistica

Alcuni hanno voluto vedere nei provvedimenti europei una sorta di “menomazione” della tradizione gastronomica italiana, secondo la quale la ricchezza e la biodiversità delle risorse alimentari nazionali non avevano alcuna necessità di aggiungere all’elenco degli alimenti, già di per sé nutrito… e nutriente… altri alimenti del tutto estranei addirittura all’Europa stessa, come la cavalletta.
A tal riguardo occorre meglio focalizzare il provvedimento che in Tabella 1 viene riportato con il n. 2283 del 2015. Tale provvedimento aveva regolamentato il commercio e l’utilizzo di nuovi alimenti per i quali, dopo il 1997, sarebbe stata chiesta l’introduzione nella Comunità europea.
La richiesta di riconoscimento degli insetti quali nuovi alimenti era stata avanzata da alcune società (Fair Insects BV, Proti Farm Holding NV, Nutri Earth) operanti sul mercato mondiale e che chiedevano di poter commercializzare i loro alimenti all’interno della Comunità, la quale, a sua volta, aveva tutto l’interesse a tutelare la salute dei cittadini mediante le necessarie verifiche. I nuovi ingredienti, o le nuove formulazioni, potevano essere immesse in commercio se, per esse, fosse stata verificata l’assoluta….

di Giuseppe Nocca LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO: ABBONATI A DOSSIER SICUREZZA. Per informazioni clicca qui

 

 

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