La minaccia nucleare
Il 24 febbraio scorso, l’entrata delle forze armate russe in Ucraina ha gelato il sangue degli Europei, che in memoria del secolo scorso, sanno bene cosa sia l’orrore della guerra. Come se non bastasse la paura di bombardamenti e assalti militari, il vero terrore viene dalla continua minaccia dell’uso di armamenti nucleari.
La paura dell’uso di WMD non spaventa solo i principali obiettivi ma anche i paesi vicini che del fall-out nucleare sarebbero inermi usufruitori. Sarebbe molto peggio della ricaduta di Chernobyl.
Dove andare in caso di attacco nucleare
Sicuramente il primo essenziale passo da fare è “essere preparati”, ossia essere informati e sapere a cosa si va incontro: sapere dove rifugiarsi, cosa bisogna avere a disposizione, come reagire in determinate situazioni, conoscere gli effetti che un attacco nucleare potrebbe avere è di fondamentale importanza.
Partendo proprio da “quale rifugio scegliere”, sicuramente sappiamo dai postumi della Guerra Fredda, che in alcune città o paesi esistono bunker preparati proprio per rifugiarsi da una probabile catastrofe nucleare (minaccia principale di quel periodo), è ovvio che un posto del genere sia il più adatto, ma non tutti possono avvalersi di tale riparo così bisogna adattarsi e utilizzare luoghi come seminterrati, tunnel, cantine sotterranee (per chi ancora ne detiene) e se si vive in città o in luoghi dove un riparo del genere non è contemplato, andrebbe bene anche la metropolitana.
E’ tuttavia importante che il rifugio abbia pareti in mattoni o cemento, materiali che hanno una buona capacità di schermare le radiazioni che dopo l’esplosione investiranno l’aria circostante e oltre.
Inoltre, proprio per quest’ultimo motivo, è vitale che in questo rifugio non vi siano ricicli dell’aria dall’esterno.
Cosa portare
Altro fattore importantissimo da tenere in considerazione sono le scorte di cibo e le scorte mediche.
Per quanto riguarda il cibo, è fortemente consigliato avvalersi di cibo non deperibile e soprattutto ricco di carboidrati, in modo da fornire un nutrimento soddisfacente a basso costo e conservabile in un luogo fresco e asciutto. La preferenza va sicuramente a cibi come riso, pasta, fagioli, miele, cereali ma anche latte condensato. Verdura e frutta fresca possono essere consumate i primi due, tre giorni ma poi è meglio avere scorta di verdura in scatola o frutta disidratata.
I cibi in scatola già pronti o disidratati sono indispensabili. Il top sono le razioni di cibo pronte al consumo come le Razioni K dell’esercito.
L’acqua di cui ne serviranno scorte importanti se recuperata dopo la contaminazione è importante dovrà essere purificata con candeggina (ipoclorito di sodio) e idruro di potassio, per poi essere filtrata negli appositi contenitori.
La scorta di medicine, in uno scenario post-apocalittico è vitale (in ogni senso), per questo è importante essere provvisti del kit di primo soccorso composto da garze sterili e bende, pomate antibiotiche, guanti in latex, termometri e coperte.
Potrebbe essere di aiuto anche un kit per la sopravvivenza (non per mettere panico, ma sono già vendibili online gli zaini con i kit completi, dal bendaggio al filtro dell’acqua, fino agli utensili a lama, come accette e coltelli), utili in fase di primo soccorso e di “esplorazione” quando il fallout radioattivo sarà passato.
Ultimo ma non ultimo, fornirsi di un libretto di istruzioni del primo soccorso (scaricabile anche online) e avere una cospicua scorta di farmaci (antibiotici a largo spettro, antipiretici), soprattutto quelli specifici per chi ne necessita (come ad esempio l’insulina per i diabetici) aumenterà di molto la sopravvivenza in questo ipotetico mondo così poco ospitale
Non è scontato ricordare che avere utensili, torce, batterie, nastro adesivo, maschere facciali (tipo quelle per le verniciature), tute per rischio biologico e outfit adeguato (sono esclusi abiti eleganti).
Cosa succede
Dopo essersi occupati della prevenzione, parliamo ora del momento fatidico: l’esplosione.
Come ci insegnano quei terrificanti 6 e 8 Agosto del 1945, date storiche della devastazione prima della città di Hiroshima e poi della città di Nagasaki in Giappone, un’esplosione di questo genere, che sia dovuto al lancio di una bomba o ad una catastrofe nucleare, ha un raggio d’azione di moltissimi chilometri.
Lo spostamento d’aria dell’esplosione raggiunge velocità di 960 Km/h, non lasciando scampo a niente e nessuno. E’ inutile cercare troppi tecnicismi, se si ci trova nell’area dell’esplosione è sicuramente game over. Tenendo sempre bene l’orecchio sulle notizie e sugli avvisi che le autorità daranno alla popolazione in un momento del genere, una volta raccolte le informazioni di un possibile attacco, allontanarsi il più possibile da centri abitati, basi militari, strutture governative è senz’altro una scelta sensata.
Nel caso non si sia riusciti a raggiungere un posto sicuro o un rifugio, anche trovandosi il più lontano possibile, sdraiarsi a terra coprendosi con essa oppure con un panno umido o bagnato ci proteggerà dal vento e dal calore generato e soprattutto, in un caso del genere, dovremmo evitare di guardare verso l’esplosione: la luce generata può accecare irreversibilmente.
L’apparato respiratorio va protetto in primis, come successe durante la catastrofe di Fukushima nell’11 marzo del 2011 dove alla popolazione limitrofa fu suggerito di coprire con un panno bagnato le vie respiratorie, così deve essere anche in questo caso. Il panno bagnato vi impedirà di respirare le particelle radioattive che invaderanno da lì a poco ogni cosa intorno a voi, soprattutto l’aria che respirate. La maschera facciale (anche una semplice FFP2 o 3) sarebbe il top.
Una volta sopravvissuti all’impatto e raggiunto un rifugio bisognerà gettare e sigillare tutti i vestiti che avete addosso, per non rischiare che dopo tutto questa fatica vi portiate con voi elementi radioattivi che di sicuro ridurranno di molto la vostra longevità in questa epopea post-apocalittica.
Continuando a parlare di radioattività, dopo l’esplosione entreremo nella fase che viene tecnicamente definita “fallout radioattivo”, in questo momento si raggiungerà la parte acuta di questo fenomeno dove, letteralmente, avremo una vera e propria pioggia di materiale radioattivo che renderà il nostro cielo azzurro nero come la pece. La fase critica dura all’incirca 48 ore, dopodiché passate due settimane, statisticamente il fallout radioattivo dovrebbe ridursi del 99%. E’ ovvio che in questo periodo si possa parlare solo di lockdown, uscire o anche solo affacciarsi da una finestra può essere letale. Stavolta farsi venire voglia di jogging o portare a spasso il cane non sarà affatto una buona idea.
La Radiottività
Apriamo una piccola parentesi per definire la radioattività e cosa comporta: gli atomi radioattivi sono fortemente instabili e col passare del tempo decadono in nuclei sempre più stabili emettendo però in questo processo chimico-fisico radiazioni ionizzanti. L’impatto biologico di queste radiazioni porta alla rottura di legami molecolari che a loro volta porta alla formazione di radicali liberi e alla successiva distruzione cellulare. Questo processo produrrà un’alterazione delle macromolecole come DNA e RNA, e ad evidenti danni genetici e somatici (le deformità degli abitanti delle città giapponesi colpite dalle bombe atomiche sono dovute proprio a questa catena di effetti).
E’ facile intuire come il fallout radioattivo sia una vera e proprio piaga e anche se dopo due settimane questa “pioggia” si riduce del tutto, le contaminazioni e i danni cellulari all’ambiente purtroppo permangono.
Raccogliere acqua o andare a caccia dopo questa fase necessita più attenzioni di quanto si possa immaginare. La purificazione (e successiva filtrazione) di acqua con candeggina e idruro di potassio è essenziale. Gli animali possono essere cacciati ma bisognerà sempre spellarli completamente e scartare cuore, fegato, polmoni ed evitare la carne vicino alle ossa poiché anche il midollo osseo trattiene le radiazioni. La raccolta di piante necessita anch’essa molto attenzione, sarebbe sempre meglio puntare alle radici o a piante che crescono sottoterra.
Inoltre, anche dopo mesi dall’esplosione, bisognerà uscire all’esterno completamenti coperti, senza lasciare la cute esposta all’aria perché anche una minima bruciatura potrebbe nel tempo diventare un tumore. Viene consigliato anche di assumere ioduro di potassio per proteggere la tiroide dallo iodio radioattivo, ma è una misura di prevenzione minima e quantitativamente inefficace. Proteggere a priori le vie respiratorie sarà sempre molto più utile.
Quando la fase emergenziale della catastrofe sarà finita l’obbligo sarà quello di sopravvivere. Da evitare uno scenario in pieno stile Ken il guerriero dove vige la legge del più forte, dobbiamo sperare che le autorità e la politica andranno pian piano a riportare la normalità anche se nei primi momenti: homo homini lupus.
di Daniele Garritano