La verità, vi prego, sul Covid. “Intervista a Massimo Bonucci, medico in prima linea”

a cura di Michela Di Gaspare

Cos’è il Covid, quanto è pericoloso e cosa possiamo fare per scongiurarlo nell’attesa di un vaccino: distanziamento sociale, mascherine, una sana alimentazione – che ci aiuta a vivere meglio, a prescindere dal Covid – e le nuove sostanze che sui social prometterebbero miracoli. Ne abbiamo parlato con il dott. Massimo Bonucci, oncologo e presidente Artoi (Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate), forte di una importante esperienza a Brescia durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria e che ha posto l’accento – tra le altre cose – su un aspetto fondamentale della malattia: il rapporto umano tra medico e paziente.

Come è stata la sua esperienza a Brescia?
Sono stato a Brescia in qualità di medico volontario della Protezione Civile. Sono stato inviato in aiuto ai colleghi medici nelle RSA della provincia e che richiedevano un sostegno. Insieme ad altri tre colleghi ne abbiamo visitate ben 12, e di queste sono state scelte in particolare 4 che rispettavano tutti i requisiti normativi oltre ad essere in carenza di organico. Le altre strutture non presentavano tutti i caratteri normativo-strutturali per poter contenere pazienti Covid, e non ci davano tutte le garanzie di sicurezza. Sono stato per 12 giorni in una RSA molto attenta ai residenti e molto capace nel contenere l’infezione virale da Covid. Ho contribuito con la mia esperienza a ricercare una modalità medica di tentativo di risoluzione per i pazienti Covid asintomatici.

Cos’è il Covid?
Il Covid-19 è una infezione virale che colpisce principalmente tutti gli organi ed ha come via di entrata le vie respiratorie. Da questa “porta” si propaga nelle vie respiratorie profonde, per poi diffondersi nell’organismo. I danni principali che si vengono a creare sono legati all’azione del virus sulle cellule infettate e che poi rispondono con una serie di fenomeni a cascata, portando una risposta infiammatoria anche marcata che porta il paziente ad avere disturbi più o meno gravi generalizzati.

 

Quanto è pericoloso?
Il Virus Sars-Cov19 è un virus ad alta infettività ma a bassa mortalità, ma dato che non si conosce molto e non sappiamo con esattezza cosa potrebbe fare, il nostro atteggiamento dovrebbe vertere sulla attenzione alla diffusione. Sappiamo che le manifestazioni sintomatiche avvengono principalmente in soggetti con pluripatologie, ovvero pazienti che sono più compromessi.

Quanto uccide il Coronavirus?
Si muore di molte patologie e quindi anche di Covid-19, ma la percentuale di casi associati al solo virus è estremamente bassa.

Secondo Lei, il nostro Paese come ha affrontato la pandemia nei primi mesi dell’anno e come dovrebbe affrontare gli ultimi?
Uno degli errori che ha portato ad un alto numero di decessi nel primo periodo è stata la mancanza di conoscenza dei danni che stava creando la presenza del virus. Questa poteva essere accertata se fossero state fatte in tempo le autopsie dei pazienti deceduti. Si sarebbe visto il danno trombotico vascolare, la stimolazione infiammatoria ingravescente a cascata, le plurime affezioni e danni multiorgano. Una attenta valutazione dei parametri ematologici (infiammatori, epatici, coagulativi) avrebbe dato l’idea di come poter correggere questi parametri, senza arrivare al punto del non ritorno. Bisognava trattare i pazienti in maniera precoce, preventiva e tempestiva e capire che il vero aiuto nel ridurre la diffusione del virus è il distanziamento sociale e la ricerca dei positivi asintomatici.

Per noi che non siamo “addetti ai lavori” la mascherina è una scocciatura, diciamoci la verità. Però è fondamentale…
Le mascherine servono per non diffondere agli altri il proprio problema, non sono una difesa propria. Non dico che non servono, ci mancherebbe, ma l’uso all’aria aperta non ha grosso valore. Lo ha invece in condizioni di affollamento e non rispetto del distanziamento, vero fulcro per evitare la diffusione.

Senza voler fare pronostici azzardati, quando arriverà e cosa accadrà con il vaccino?
Il vaccino arriverà probabilmente in primavera, non prima, e servirà soprattutto in quei soggetti che riteniamo ad alto rischio nello sviluppare gravi sintomatologie (per intenderci, i pazienti con problematiche cardio e respiratorie, metaboliche, anziani e disabili). Una vaccinazione di massa probabilmente servirà a ridurre la diffusione, ma non la mortalità in soggetti a rischio.

Qualche consiglio su come affrontare con serenità – e in sicurezza – il prossimo inverno?
Per il periodo odierno dobbiamo comportarci come abbiamo sempre fatto ed attenerci a standard di vita quotidiana sempre in collegamento agli eventi. Seguire le regole in atto, il distanziamento sociale in primis e se si vuole stare ancora meglio usare tutte quelle sostanze naturali che abbiamo a disposizione: frutta, verdura, erbe aromatiche, buon cibo.

La lattoferrina e la quercetina possono davvero proteggerci dal Covid?
Di tutte le “nuove sostanze” nessuna ha dimostrato scientificamente di essere in grado di debellare il virus. Molte di loro sono di uso comune in Cina e sono state oggetto di utilizzo nei reparti Covid del Paese, in pazienti paucisintomatici. L’Astragalo, il Thè verde, la polidatina, la quercetina hanno fatto parte di questi rimedi. In particolare la Polidatina (il precursore del Resveratrolo) ha dimostrato dare un vantaggio nel non far evolvere la malattia o di rispristinare più velocemente lo stato di benessere dei pazienti Covid che sono guariti.

Esistono altri ritrovati naturali, oltre quelli già citati?
Molte sostanze naturali hanno dato un buon vantaggio nei casi di persone positive asintomatiche o con sintomi molto lievi. Esistono però anche farmaci che se usati correttamente hanno dato dei vantaggi: idrossiclorochina, azitromicina, eparina, anche se gli studi messi in campo su questi prodotti non sempre hanno dato risultati convincenti. Mi permetto però di dissentire su alcuni di questi, soprattutto per quanto riguarda l’idrossiclorochina. In una delle RSA in cui ho collaborato, abbiamo intrapreso un piccolo protocollo in pazienti asintomatici, ma con parametri ematologici alterati, o con sintomi lievi. Premetto che questi pazienti, una ventina circa, avevano una età media di 80 anni. A tutti è stata somministrata idrossiclorochina a basso dosaggio (200/400 mg/die), azitromicina 500 mg/die ed eparina 2000/4.000 U.I./die. Il risultato è stato un ritorno alla normalità dei parametri e una scomparsa dei sintomi in circa 7-10 giorni. Non sono state riscontrate anomalie di nessun genere. Gli studi che hanno dimostrato danni cardiaci con l’uso della idrossiclorochina riportavano dosaggi di 1.200 mg/die.

Quanto è importante l’aspetto umano, la corretta comunicazione tra medico e paziente nella prevenzione, nella cura e nella riabilitazione dal Covid?
È importante il rapporto medico/paziente perché si basa sulla reciproca stima e fiducia. Dobbiamo riportare il “medico di famiglia” ad essere il faro per tutti i cittadini, non solo un passacarte. E dobbiamo riportarlo sul territorio, metterlo nelle condizioni di visitare i pazienti, incitarlo a lavorare con dedizione e non ridurlo a mezzo per spendere meno soldi in sanità. La prevenzione vera passa attraverso la figura del medico.

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