Rifugiati: per l’UE non sono tutti uguali
La crisi umanitaria in Ucraina ha messo in luce le politiche contraddittorie dell’Unione Europea nei confronti di chi cerca rifugio nel Vecchio Continente. Cosa distingue i rifugiati ucraini dagli altri rifugiati “non europei”? Perché non hanno gli stessi diritti? Ecco come decide l’Europa, tra “regime dei confini” e “gerarchizzazione umanitaria”
In seguito all’attacco russo al territorio ucraino, i governi europei avevano immediatamente preso provvedimenti e si sono resi disponibili ad accogliere i rifugiati ucraini. Da cittadino europeo, ero felice. Finalmente, come una vera Unione di Stati, stavamo rispondendo insieme e in modo concreto a una crisi umanitaria che richiede azioni urgenti di aiuto e cura.
Il discorso pubblico, quello politico in primis, è stato mirato congiuntamente all’attuazione di azioni di accoglienza e integrazione. I cittadini ucraini sono stati attaccati, sono esseri umani come noi, hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno di un rifugio e l’Europa non può stare a guardare. Sembrava che l’Unione degli Stati europei avesse compiuto un grande passo avanti, superando le dispute interminabili riguardo al suo ruolo e alle sue funzioni.
La frase di Giddens risuonava come un boato nelle mie orecchie: «Nonostante i suoi molti successi, l’Unione non ha radici emotive tra i suoi cittadini… Il senso di “patriottismo allargato e cittadinanza comune” di cui parlava Churchill semplicemente non è arrivato… l’UE deve avvicinarsi ai suoi cittadini… o non sopravviverà in una forma riconoscibile».
Nel giorno in cui l’UE decideva di accogliere i rifugiati ucraini, il desiderio di trovare una risposta comune alla crisi umanitaria in atto ……
di Riccardo Sacchi
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