Salario minimo, tra pro e contro
Da mesi si è acceso il dibattito intorno all’introduzione del salario minimo garantito, proposta di legge firmata da tutte le forze parlamentari di opposizione all’attuale governo Meloni. Un’analisi su una sua eventuale adozione e un confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea e degli stati americani che, ormai da diversi anni, lo hanno introdotto nei rispetti sistemi normativi
Lo scorso 11 luglio si è avviato l’iter dell’esame parlamentare in Commissione alla Camera della proposta di legge sul salario minimo firmato da parlamentari del PD, M5S, Alleanza Sinistra italiana – Verdi, +Europa e Azione!.Si tratta di un tema che ha già incentivato un vivace dibattito con posizioni favorevoli e contrarie abbastanza trasversali tra maggioranza e opposizione, ma anche tra parti sociali e corpi intermedi della società italiana.
Cosa prevede il testo
La proposta di legge depositata alla Camera prevede che tutti i rapporti di lavoro abbiano diritto ad un trattamento economico di retribuzione proporzionata e sufficiente, che non sia inferiore al trattamento previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative.
Contemporaneamente, il testo introduce anche una soglia minima di retribuzione salariale inderogabile, pari a 9 euro l’ora. Tale soglia, ovviamente, si applicherebbe soltanto alle clausole relative ai cosiddetti “minimi”, lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive.
Il testo prevede inoltre il recepimento di una direttiva europea approvata definitivamente nell’ottobre scorso, ossia la Direttiva (UE) 2022/2041 che garantisce l’ultrattività dei contratti scaduti o disdettati secondo cui …..
di Adriano Manna
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