Salute Mentale come Diritto Umano

Salute Mentale come Diritto Umano

«Conoscere la storia di una persona significa poter capire perché ad un certo punto si è ammalata. Era ed è ancora fondamentale». L’importanza del diritto alla salute mentale, le sfide, i progressi e la necessità di politiche inclusive e rispettose dei pazienti. Perché la psichiatria non è solo medicina. L’intervista alla psichiatra “basagliana” Carla Ferrari Aggradi

Carla Ferrari Aggradi è psichiatra e psicoterapeuta. La sua vita professionale è stata segnata dall’esperienza “basagliana”. Dopo aver concluso gli studi, nel 1972, inizia a lavorare al manicomio di Ferrara, ispirandosi alle idee del noto neurologo e psichiatra Franco Basaglia. Successivamente si trasferì a Brescia dove collaborò alla chiusura del manicomio e alla creazione dei primi servizi psichiatrici territoriali. È stata didatta della scuola di specializzazione “Mara Selvini Palazzoli” di Milano e fondatrice e coordinatrice della sede di Brescia. In occasione del lockdown ha costruito e coordinato il servizio di SOS psicologico voluto dall’Amministrazione Comunale di Brescia. Attualmente continua la sua attività clinica presso lo studio associato “La Tartaruga”. Nel volontariato è presidente dell’associazione “Forum Salute Mentale Na­zio­nale” mentre, a livello locale, è presidente dell’associazione “Marco Cavallo”.

 

Qualche anno fa si presentò nel mio studio un adolescente – che chiameremo Ivano – accompagnato dal padre di un suo compagno di scuola. Da qualche tempo Ivano era ospitato a casa dell’amico e i genitori di quest’ultimo si accorsero che aveva un problema: si addormentava ovunque: mentre aspettava l’autobus, a scuola, non appena si fermava da qualche parte. Questo gli stava rendendo la vita impossibile. Iniziammo un dialogo conoscitivo e Ivano mi raccontò della sua famiglia. La madre era una malata psichiatrica, il padre un lavoratore precario e con la sorella non andava d’accordo. Intuii presto che il suo problema era legato alla situazione familiare: nessuno si era mai occupato di lui. Parlare con la madre e la sorella non fu possibile, accettò di venire a colloquio il padre: nonostante i suoi problemi, si dimostrò disponibile a fare qualcosa per il figlio. Iniziai una terapia con Ivano, coinvolgendo la famiglia ospitante e, per quanto possibile, il padre. Il percorso durò un paio d’anni, fino alla fine della scuola.
Ora Ivano lavora, ha una casa, una ragazza e una vita normale. Se non avessi parlato con il padre, con la famiglia ospitante e non avessi cercato di costruire attorno a lui  una rete di persone che gli volevano bene, coinvolgendo anche l’amministrazione comunale di residenza per verificare la situazione famigliare e dare dei sussidi per vivere e per permettergli di continuare a studiare, non si sarebbe riusciti a fare niente, con un altissimo rischio per Ivano di cadere in una malattia psichiatrica cronica. A Ivano non serviva solo un supporto specialistico, ma anche quello della comunità, e questo ha fatto la differenza. (C.F. Aggradi)
Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Franco Basaglia, psichiatra ispiratore della più grande rivoluzione sul diritto alla salute mentale conosciuta, che portò nel 1978 alla Legge 180 e alla chiusura dei manicomi.
Eravamo alla fine degli anni Sessanta e l’aria che si respirava era di cambiamento in ogni settore. C’erano però dei luoghi innominati e immutati: i manicomi. Non luoghi di cura, ma di segregazione, sofferenza, dove le persone una volta entrate perdevano ogni dignità e diritto, dimenticate e allontanate dal resto del mondo (quando le persone entravano nel manicomio, perdevano ogni diritto civile e politico). Questo non significava curare: non ci può essere cura dove c’è violenza e mancanza di libertà. Si dovevano aprire i luoghi chiusi e ridare dignità alle persone, riconoscendole come portatrici di diritti, e il primo diritto è quello di una buona cura. Le idee di Basaglia corsero veloci tra tutte le regioni d’Italia e nel resto del……

di Vanessa Fieschi

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