Tornare tra le stelle
La premessa
Lo ammetto sono un divoratore di film di fantascienza. Di conseguenza vivo poco il “qui ed ora” ma vivo il futuro. La mia vita è impostata sul futuro, sull’investire per esso, non dimenticando le lezioni della storia, che mi fanno vivere il presente come un momento orientato verso il domani.
Star Trek come ricerca del futuro
Se c’è una cosa che mi insegnano le serie fantascientifiche come “Star Trek” (dal “vecchio” capitano Kirk della serie originale, alla nuova Michael Burnham della “Discovery”, passando per il capitano Archer di “Enterprise” e Picard di “Next generation”) è che l’uomo è fatto per esplorare. Esplorare territori e mari sconosciuti sulla terra o territori e cieli sconosciuti nello spazio. Siamo fatti delle stessa sostanza dei sogni e i sogni sono polvere di stelle. Il problema è che se qualcosa non cambia, rischiamo di non arrivarci alle stelle e di rimanere impantanati sulla terra, fino al momento in cui ci finiremo sotto.
Investiamo poco nella scienza, nella sperimentazione, nella scoperta e quando c’è qualcosa di importante all’orizzonte, imponiamo freni “etici” o “economici”. I nostri figli non sognano di fare gli astronauti, preferiscono fare i “tronisti” o –quando va bene – i cuochi. Tutto intorno un tourbillon di mediocrità travestita da dubbio, figlia di un’istruzione malata che invece di dare costrutto culturale e scientifico, fornisce pezzi di carta. Il premio nobel per la fisica –Giorgio Parisi – si fa la terza dose di vaccino e viene insultato sui social da gente che ha preso un diploma a stento che ha dei “dubbi” sul “siero genico sperimentale” ma non sa risolvere il quadrato di un binomio (roba di 3^ media). Parisi ovviamente non è un nobel per la medicina, ma anche David Julius e Ardem Patapoutian si sono vaccinati. Non è questione di settore: la scienza non va di moda attualmente.
Futuro vs mediocrità
Per questo motivo adoro le serie di Star Trek, che uniscono etica e scienza ma soprattutto umanità e crescita. Nessuno pone “dubbi” basati sul nulla a Zefram Cochrane, l’inventore del motore “a curvatura”, un motore stellare che piegando lo spazio riesce a far viaggiare le astronavi più veloci della luce. Immagino già le critiche che riceverebbe un simile progetto al giorno d’oggi: “ci guadagna big booster”, “inquina troppo”, “non conosciamo gli effetti a lungo termine”, “costa troppo”, “ci sono cose più utili”, “meglio la mongolfiera”. Ecologisti e sostenitori della “decrescita felice” insorgerebbero, posticipando così il contatto con altre culture e l’apertura verso nuove conoscenze.
Il motore a curvatura (se mai sarà inventato) è un esempio, processi sociali simili accadono tutti i giorni. In Italia:
- abbiamo rinunciato al nucleare seguendo l’onda emotiva (e non la scienza) dell’incidente di Chernobyl;
- interriamo i rifiuti, perché bruciarli e ricavarne energia provoca le rivolte dei cittadini dove dovrebbero nascere gli impianti;
- favoleggiamo sulla rivoluzione “green” ma immettiamo nella rete energia (mal sopportata) che dovrebbe invece essere usata per l’autoproduzione e autoconsumo (certo che poi si perderebbero un sacco di quattrini).
Nel mondo:
- mezzo secolo fa abbiamo mandato uomini sulla luna, oggi dovremmo avere una base laggiù ed invece guardiamo quattro ricconi che si fanno i giretti di 10 minuti nello spazio;
- mettiamo (quasi) al bando il carbone (giustissimo) ma dimentichiamo che Cina e India che sono i paesi mondiali che inquinano di più degli accordi internazionali se ne fregano;
- con un virus che ha fatto oltre 5.000.000 di morti le proteste non sono per accedere maggiormente ai vaccini o per spronare la ricerca a fare di più ma perché i pub invece di chiudere alle 22, chiudono alle 21.
Pensare… in grande
Abbiamo bisogno di archeologi, di chimici, di fisici, perché no – di sognatori, di inventori, di artisti e di poeti, formiamo laureati in comunicazione, in psicologia e sociologia (me compreso) e altri professionisti, così inflazionati da essere così inutili che poi finiscono a fare i percettori di reddito di cittadinanza.
C’è la necessità di sognare in grande, abbiamo bisogno che le mamme tornino ad essere orgogliose perché il figlio “vuole fare il medico, il collaudatore o l’astrofisico” e non perché “è a Londra a fare il commis di sala ma presto sarà «de rang»”.
Leandro Abeille